URBANIA
Storia e cultura
Urbania dall'età romana ha cambiato nome ben 4 volte: forse Urbinum Metaurense municipio romano, poi Castel delle Ripe fino al XIII secolo; Casteldurante dal 1284, ricostruita dalla chiesa in funzione antighibellina; infine Urbania nel 1636. Quando, nel 1636, Casteldurante fu elevata al rango di diocesi da Urbano VIII (in onore del quale diventò Urbania), la bolla pontificia usò quattro sostantivi per connotare il borgo: "...humanitate civium, amoenitate loci..." per la civiltà degli abitanti, per la bellezza del luogo. Ancora oggi, dopo più di tre secoli, quelle parole non hanno perso nulla della loro valenza: il paesaggio e la luminosa bellezza delle sue colline, non stravolte dalla mano dell'uomo, fanno da corona ai tesori custoditi in città. Situata nella valle ricca di querce del fiume Metauro, i duchi Montefeltro-Della Rovere fecero costruire un’apposita strada che permetteva di raggiungerla da Urbino in tre ore di lettiga.
MUSEO DI STORIA DELL’AGRICOLTURA E DELL’ARTIGIANATO
E’ allestito nelle storiche cantine del cinquecentesco Palazzo Ducale dove, in distinte sezioni, sono esposti da un lato gli strumenti di lavoro più significativi dei cicli del grano, della vite e del vino, e dall’altro lato sono stati allestiti alcuni ambienti della quotidianità della vita rurale, la fonte, la cucina, la stalla, corredati da oggetti d’uso in terracotta provenienti dalla Raccolta Maurri Poggi del Museo Civico di Urbania, posta in alcuni ambienti contigui alle sale di esposizione. Questi materiali sono accompagnati da immagini fotografiche scattate nel corso del Novecento nelle campagne della provincia di Pesaro e Urbino. Chiude il percorso una sommaria documentazione sulla manifattura per la produzione di terraglie sistemata nel 1820 dal cardinale Giuseppe Albani all’interno del Palazzo Ducale e portata, alla fine del XIX secolo, dalla famiglia Castelbarco, erede del patrimonio Albani, alla dimensione di attività industriale di livello nazionale.
Il BARCO
Il Barco di Casteldurante e il palazzo ducale di Casteldurante (Urbania dal 1636) erano parte di un vasto sistema di residenze dei Duchi di Urbino. Il Barco era infatti collegato al palazzo ducale di Casteldurante da una “bellissima strada tutta ornata d’arbori” e da un tratto del Metauro reso appositamente navigabile. Costruito secondo i dettami di Francesco di Giorgio Martini era uno dei luoghi preferiti di residenza e di caccia dei Montefeltro-Della Rovere. Fu iniziato da Federico da Montefeltro nel 1465 e vi fu compreso, sin da principio, un piccolo convento di proprietà dei Francescani Minori dedicato a San Giovanni Battista. Il Barco Ducale ebbe una nuova vita con Francesco Maria II Della Rovere, ultimo Duca di Urbino, che - sulla fine del XVI secolo- fece ampliare il convento; arricchì l’area con nuovi interventi e impiantò una preziosa biblioteca in alcune stanze costruite espressamente per i suoi soggiorni di studio. Fu anche residenza di ospiti illustri che vi dimorarono, nel Rinascimento, contribuendo a rendere celebre questo sito tra cui il Cardinal Pietro Bembo che vi scrisse parte del suo celebre canzoniere e Torquato Tasso che trasse ispirazione dalla natura avvincente e arcadica del luogo. L’ultimo Duca Francesco Maria II indulgeva nei soggiorni al Barco sia per il ristoro spirituale che per lo svago fisico e venatorio. La struttura, a causa della eccessiva vicinanza al fiume e alla costruzione di una chiusa a poca distanza, cominciò a presentare problemi strutturali molto gravi, tanto che nel 1719 una parte del convento crollò. Si decise così, di abbandonare la struttura antica che venne totalmente demolita e il materiale riutilizzato per il nuovo edificio, il cui modellino in legno, probabilmente opera di P. Soratini, è esposto all’interno del Museo Civico di Urbania. L’imponente complesso architettonico che ora possiamo ammirare è un convento settecentesco in stile vanvitelliano, la cui chiesa dedicata a San Giovanni Battista venne consacrata nel 1771. Durante i recenti lavori di restauro sono stati riportati alla luce nella stanza del refettorio dei frati francescani, affreschi risalenti al '700, tra cui una "Ultima cena" del pergolese Gianfrancesco Ferri. Il Barco si presenta costituito da due ordini di livello di circa 1200 mq per piano, oltre un piano interrato adibito a cantina; è inserito all’interno di un Parco che confina su due lati con il fiume Metauro e sull’altro delimitato dal Barco stesso e dal recinto delle mura storiche. L’area, che nel recente passato è stata oggetto di un progetto di architettura del paesaggio con la ripiantumazione di essenze autoctone e di un percorso ciclopedonale, separato dagli autoveicoli, che collegano la struttura alla città, è dotato di strutture per lo sport ed il tempo libero (piscina, tennis, bar e ristoro, percorsi vita e sentieri). Il numero di posti letto (25) sommati a quelli di un edificio privato, una ex Casa colonica di notevole qualità architettonica riadattata a Country House collocata a poche decine di metri dal Barco, rappresentano un complesso unitario e inscindibile che possono rispondere alle esigenze di ospitalità di eventuali attività da svolgere all’interno della struttura. Al centro dell’immobile, una Chiesa, che potrà essere destinata ad una funzione polivalente nel rispetto della natura stessa per cui è stata creata. Su una struttura quadrilatera che si svolge attorno alla chiesa, lasciando aperti anche minuscoli cortili con pozzi, si susseguono 52 stanze, che fungevano da celle conventuali e altri ambienti destinati agli usi logistici del convento. Sono presenti due sale più grandi che rappresentavano refettorio al piano terra e la biblioteca adidita successivamente a dormitorio al piano primo. I lunghi corridoi con le celle che vi si affacciano conducono a scale di collegamento tra i due piani tra cui un monumentale scalone attorno al quale era progettata una suggestiva e aerea biblioteca monastica. Il restauro principale è stato avviato nel 2004, con la finalità di restituire la struttura nelle sue funzioni essenziali. Pertanto tutte le strutture portanti, il tetto e le murature sono state riprese, secondo i moderni criteri del restauro antisismico. Sono stati recuperati affreschi e pitture ornamentali, di cui si era persa completamente la memoria, non solo nel refettorio ma anche nei corridoi interni e nelle celle conventuali. Sono poi da segnalare altri due interventi. Presso gli ex magazzini è attualmente collocata una scuola di musica e nell’ex orto è stato ricostruito un forno per la ceramica che riproduce fedelmente il modello rinascimentale secondo i disegni e le indicazioni di Cipriano Piccolpasso, autore del primo, unico e preziosissimo manuale sulla tecnica ceramica attualmente ospitato nel Victoria and Albert Museum di Londra.
IL PALAZZO DUCALE
Originariamente, esisteva una rocca eretta dai Brancaleone e ubicata lungo l'ansa settentrionale del fiume Metauro. Oggi, invece, a ridosso del greto fluviale, rimane la monumentale residenza ducale dei Montefeltro, con il suo lungo fronte scarpato a strapiombo. Quest'ultimo é stretto fra i volumi di due caratteristici torrioni: semicilindrico quello di sinistra e cilindrico l'altro che racchiude al suo interno una bella scala elicoidale in cui si é giustamente voluta vedere la mano di Francesco di Giorgio Martini, che collega le suggestive cantine, sede del Museo di Storia dell’Agricoltura e dell’Artigianato. Integrato dalla caratteristica galleria pensile che sovrasta la fascia dei beccatelli, tale fronte si raccorda agli altri lati del palazzo, organizzati attorno a due cortili, il più grande dei quali presenta un impianto porticato proto-rinascimentale a snelle colonne, dagli eleganti capitelli compositi, attribuiti a Giorgio Orsini da Sebenico. L'edificio subì comunque anche successivi interventi ad opera di Gerolamo Genga e fu la sede prediletta dell'ultimo duca d'Urbino, Francesco Maria II Della Rovere, che ivi morì nel 1631. Attualmente le sue belle sale e saloni (sala di lettura, sala del trono, sala dei cavalieri, sala delle geografia, ecc.) ospitano le raccolte librarie e d'arte della Biblioteca Comunale, della Pinacoteca e del Museo Civico di cui fanno parte due preziosi globi geografici (sfera terrestre del 1541 e sfera celeste del 1551) del fiammingo Gerhard Kremer detto Mercatore, inventore del sistema moderno delle carte nautiche, rare pergamene, circa duemila incisioni e ben 746 disegni dei secoli XV-XVII già facenti parte delle raccolte ducali, tra cui la meravigliosa stampa del Trionfo di Carlo V e disegni di artisti quali Raffaellino del Conte e Federico Barocci. Si può inoltre ammirare una Commedia di Dante Alighieri edita nel 1491; un volume del 1528 del Cortegiano di Baldassar Castiglione; i Sonetti di Torquato Tasso del 1583 e il Testamento dell’ultimo Duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere.
IL MUSEO DIOCESANO
Il museo ha sede nell’ex Palazzo vescovile, solenne edificio che trova origine nell’abbazia benedettina di San Cristoforo del Ponte. Qui è conservata una rara e documentata raccolta di ceramiche che, grazie alle donazioni del compianto ceramologo don Corrado Leonardi, comprende numerosi esemplari della tradizione durantina-urbaniese dal Medioevo alle epoche recenti. Nel ‘500 Casteldurante insieme a Urbino e Pesaro, produsse tra le più belle maioliche del Rinascimento. Nella cittadina metaurense ardevano all’epoca oltre 40 forni per una committenza italiana ed europea e spesso i maestri durantini lasciavano la patria per diffondere la loro arte. Il durantino Cipriano Piccolpasso scrive nel 1548 “Li tre libri dell’arte del vasaio” dettando le regole e i segreti del far ceramica. Non mancano nel percorso museale importanti testimonianze della storia della città, dai reperti archeologici a partire dall’epoca romana, alle argenterie, ai parati sacri, ai dipinti, agli affreschi. Il Museo ospita le sezioni di archeologia, argenteria, pinacoteca, circa 1000 pezzi di ceramica di Castel delle Ripe, Casteldurante e Urbania. La sezione ceramica illustra tecniche e stili locali dal ‘200 al ‘900, esemplificati da vasi, piatti da pompa, brocche e catini, manufatti destinati al decoro architettonico, anfore, acquasantiere e altre opere d’arte.