PROVINCIA DI FERMO

CITTA’ D’ARTE
FERMO
Storia e cultura

La storia di Fermo copre un arco temporale plurimillenario le cui origini si perdono nella protostoria e sono difficili da rintracciare con precisione. Reperti archeologici documentano l'esistenza dell'insediamento fin dall'età del bronzo nel contesto della civiltà picena. Fermo comincia a svilupparsi sulla sommità del colle Sabulo, ad un'altezza di 320 m s.l.m. e a 6 km di distanza dal mare, in un'area che - per posizione fisica, visuale ed opere di fortificazione, ancora in parte visibili, - ha tutte le caratteristiche di un'acropoli. La presenza di alcuni tratti di mura megalitiche, costituite da possenti blocchi tuttora esistenti in alcune zone della città, documenta la presenza di un insediamento umano in epoca anche precedente alla conquista da parte di Roma (264 a.C.), anche se è oggetto di discussione l'origine di tali mura, in particolare se esse siano pre-romane, come dimostrerebbe anche la sopravvenuta scoperta (anni cinquanta del Novecento) della diffusa presenza di necropoli proto-etrusche/villanoviane (VIII-IV secolo a.C.); oppure se esse siano da collegare alla primissima fondazione romana, al momento della deduzione della colonia latina (264 a.C.). Il rinvenimento di almeno tre grandi necropoli villanoviane, a Fermo, e di altre nei territori immediatamente circostanti (Grottazzolina, Porto Sant'Elpidio, Belmonte Piceno), con ricchi corredi funerari tra cui una notevole quantità di "elmi crestati" in bronzo, consente di qualificare Fermo come una enclave o "isola culturale villanoviana", di cui poi la civiltà etrusca ebbe a perdere in una seconda fase il controllo per sconfitta militare, per la difficoltà di mantenere i legami o per assimilazione con le popolazioni locali. Oggi la città è capoluogo dell’omonima provincia, istituita nel 2004 e attuata nel 2009 e comprende 40 comuni.

PIAZZA DEL POPOLO
Si apre con la sua configurazione architettonica quatrocentesca, accurata e lineare nelle strutture, lunga 135 metri e larga 34. Si mostra chiusa sui lati lunghi da due file di logge dai portici in cotto e sui lati corti da palazzi storici fra i più significativi della storia cittadina, quali: il palazzo dei Priori o Palazzo comunale, sede della pinacoteca civica; il Palazzo apostolico, iniziato nell'anno 1502 da Oliverotto Euffreducci e terminato nel 1532 per ordine del papa Clemente VII; il loggiato a 9 arcate su snelle colonne della chiesa di San Rocco, costruito nel 1528 ospitante la chiesina di san Martino, eretta nel 1505, quale voto della città contro la peste.

IL PALAZZO DEI PRIORI
La costruzione è il risultato ottenuto dall'unione di due edifici, un palazzo nobiliare del XIII secolo, che occupava la parte nord dell'attuale palazzo, appartenuto a Rinaldo di Giorgio e la chiesa di San Martino, che occupava la parte sud. Quest'ultima antichissima chiesa dava anche il nome alla piazza già dal 500-700 d.C., anche se la prima notizia certa risale all'anno 1154 quando risultava appartenente al Monastero di San Savino. La storia delle modernizzazioni del palazzo avvenute nel corso dei secoli comincia nel 1296, quando il comune di Fermo decide di costruirvi il palazzo del Capitano del Popolo. Dal 1396, un secolo dopo, il palazzo ospiterà il Collegio dei Priori che esercitava già potere esecutivo dal 1297, ed ivi il Collegio resterà per quattrocento anni, fino a quando, dopo la rivoluzione francese, cadranno tutte le vecchie istituzioni compreso il Collegio. L'attuale aspetto del Palazzo prospiciente la piazza, rialzato di circa tre metri sul livello stradale rispetto agli edifici originali, è dovuto al progetto risalente alla prima metà del Seicento, che gli ha dato la particolare apertura a ventaglio. L'unica loggia centrale ospita la statua in bronzo di papa Sisto V, realizzata da Accursio Baldi, detto il Sansovino, nel 1588. Il palazzo era anche dotato di una torre campanaria, oggi demolita, di cui non si hanno notizie certe tranne che era probabilmente ancora esistente nel XVII secolo. L'edificio si articola su tre piani ed ospita dal 1986 la Pinacoteca Civica ed il Museo Archeologico, nonché le sale di rappresentanza quali il Gabinetto del Sindaco, sala rossa, sala degli stemmi, sala dei costumi, sala del consiglio, sala dei ritratti. Il piano terra dell'edificio ospita oggi gli uffici della Polizia Municipale, l'ufficio turistico e la Biglietteria dei Musei Civici.

PINACOTECA CIVICA
Nel percorso museale della pinacoteca in Palazzo dei Priori è compresa anche la visita alla sala del mappamondo, che costituisce il nucleo più antico della Biblioteca Spezioli; è questa l'antica Sala delle Commedie, risalente al 1688, voluta dal cardinale Decio Azzolini juniore (1623-1689), per sistemare i libri della sua biblioteca personale e quelli di Paolo Ruffo
, nobile fermano. La sala,  progettata e costruita da Adamo Sacripante, è rivestita interamente in legno con una scaffalatura in noce e un soffitto a cassettoni in legno di abete. Oltre ai libri appartenenti alla biblioteca, circa sedicimila volumi, prevalentemente del XVI secolo, provenienti in gran parte dalla donazione Romolo Spezioli (1750), medico fermano di fiducia della regina Cristina di Svezia a Roma, è collocato anche il mappamondo disegnato dal cosmografo della Serenissima, l’abate Amanzio Morocelli di Fabriano, nel 1713. La struttura interna del globo, opera di Filippantonio Morrone (1652-1725), dottore in legge e arciprete di Fermo, è lignea, con un asse in ferro, mentre all’esterno il rivestimento è in carta reale di Fabriano. Il mappamondo era in origine collocato nell’abitazione dei Conti Morrone che, successivamente, lo donarono al comune di Fermo.  Il primo piano accoglie il visitatore nelle sale di rappresentanza e nel Museo Archeologico che ospita la collezione permanente "Dai Villanoviani ai Piceni", oltre alla Sala dei Ritratti adibita a sala congressi e concerti. La Sala dei ritratti fu utilizzata fino alla fine del Settecento per allestimenti teatrali e chiamata la Sala delle commedie. Attualmente ospita le effigi di nove cardinali fermani tra cui Decio Azzolini juniore, e quelle di ventuno uomini illustri donate dall'arcivescovo di Fermo Domenico Pinelli e facenti parte un tempo della raccolta di Leone XI. Altre sale comprendono una ricca collezione di opere realizzate dal secolo XIV al secolo XV, tra cui le Storie di Santa Lucia di Jacobello del Fiore (1394-1439), l’Adorazione dei pastori del Rubens, un polittico di Andrea da Bologna, una raccolta di arazzi fiamminghi e produzioni artistiche comprese fra i secoli XV e XVI.

CISTERNE ROMANE
Passeggiando lungo via degli Aceti, in cui si susseguono palazzi dall’aspetto solenne e botteghe di artigiani, si incontra l’ingresso tardo-medievale per le grandi cisterne romane che sono considerate un autentico patrimonio dell’arte idraulica di età augustea, nonché ingegnosa idea di Vitruvio. Quasi certamente si decise di realizzare quelle che comunemente vengono chiamate piscine epuratorie o limarie per rispondere a un’esigenza idrica altrimenti non esaudibile. Il sistema sotterraneo di ricezione e inalveazione dell’acqua piovana, simile all’apparato idrico di Chieti, permetteva di ridistribuirla in maniera efficiente alle diverse zone della città. Per l’immagazzinamento e la successiva erogazione furono edificati tre serbatoi, disposti sul Girfalco, nell’attuale largo Temistocle Calzecchi Onesti e in via degli Aceti che ovviamente erano a diverse altezze. Il primo attualmente non è visitabile perché del tutto interrato, ma gli scavi del 1927 delinearono quattro ambienti non comunicanti in laterizio, voltati a botte e molto simili alle grandi cisterne. Il secondo è noto con il nome di piccole cisterne, in quanto la sua portata è minore rispetto a quella del serbatoio ubicato in via degli Aceti, il quale però da un punto di vista propriamente strutturale non presenta difformità significative rispetto al più piccolo. Le grandi cisterne si estendono lungo un’area piuttosto vasta che racchiude via Paccarone, via di Vicolo Chiuso, via degli Aceti, largo Maranesi e ha una portata massima di circa 15.000 mc. L’interno è costituito da trenta camere ripartite in tre file, ognuna delle quali ha una muratura rivestita con opus signinum o cocciopesto che, come scrive Vitruvio, veniva impiegato soprattutto nella fabbricazione di cisterne, acquedotti, piscine termali perché consono all’impermeabilizzazione della malta di calce. La visita alle cisterne è incredibilmente emozionante, in quanto vertono in un perfetto stato di conservazione e riescono a rendere vividamente la magnificenza di un progetto tanto efficiente che alcune camere sono state utilizzate fino agli anni Ottanta del XX secolo. E’ molto suggestivo incontrare scritte grossolane come “Calma, uscita”, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando gli ambienti furono utilizzati come rifugio contro i bombardamenti.

TORRE MATTEUCCI
Nel centro storico di Fermo si erge maestosa e severa la torre della famiglia Matteucci, l’unica dimora turrita sopravvissuta alle stoccate inferte dai secoli e dall’uomo. La torre, edificata quasi certamente nel XIII secolo, è appartenuta alla Confraternita di Santa Maria della Carità intorno al Quattrocento, mentre è divenuta proprietà della famiglia Matteucci soltanto un secolo dopo. Lo stemma che campeggia sul prospetto principale, attesta proprio l’appartenenza a una delle famiglie più eminenti della Fermo cinquecentesca, valorosamente capeggiata da Soporoso Matteucci, audace condottiero e abile ingegnere militare cui è stato dedicato un monumento nell’atrio della cattedrale. Secondo la tradizione nella dimora turrita fu segregata la moglie di Rostano pascià, rapita a Corfù nel 1542 e liberata solo in cambio del rilascio di diversi prigionieri originari del territorio marchigiano. La torre, oggi appartenente alla Cassa di Risparmio di Fermo, ha subito nel corso degli anni un numero consistente di interventi, ma quello che gli ha conferito l’aspetto attuale risale all’attività restaurativa condotta negli anni Quaranta del XX secolo su progetto dell’architetto Alfredo Energici. La torre, priva di merlatura e con due piccole porte romaniche, è costituita da travertino e laterizio rosso. Esibisce elementi ornamentali come l’altorilievo bronzeo di Ugo Nicolai inserito nel 1940, ma presenta soprattutto componenti tipici dell’architettura militare. Sono visibili le feritoie che prima dell’avvento delle armi da fuoco venivano impiegate per colpire il nemico mediante armi da lancio come archi, balestre, fionde e scorpioni. E’ possibile osservare anche due ordini di beccatelli che sorreggevano un apparato a sporgere, quasi certamente delle bertesche che servivano per controllare la situazione e nell’eventualità attaccare l’assalitore senza essere visti.

TEATRO DELL’AQUILA
Il teatro dell’Aquila con una capienza di circa 1000 posti e con 124 palchi ripartiti in 5 ordini a cornice della platea, si colloca tra i più imponenti teatri del Settecento nell'Italia centrale: il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e la sua acustica ne fanno una delle sale storiche più prestigiose d'Italia. Progettato dall'architetto camerale Cosimo Morelli di Imola (1729-1812), con sala ovale e scena "a tre bocche", il teatro venne inaugurato il 26 settembre 1790. Il triplo arcoscenico fu però subito sostituito da uno più canonico ad opera del pittore-architetto Giuseppe Lucatelli. Una nuova riforma della sala di spettacolo venne operata nel 1830 dall'architetto Pietro Ghinelli, autore del tetro delle Muse di Ancona. Riprende il nome della Sala dell'Aquila, individuabile nella sala consiliare del Comune di Fermo posta all'interno di Palazzo dei Priori. Il soffitto del teatro, dipinto a tempera, è opera di Luigi Cochetti (Roma, 1802-1884), allievo del Minardi, e raffigura i Numi dell'Olimpio, con Giove, Giunone, le tre Grazie e le sei Ore notturne danzanti, intenti ad ascoltare il canto di Apollo. Lo stesso Cochetti ha realizzato anche il sipario, raffigurante Armonia che consegna la centra al genio fermano. Al centro splende un grande lampadario a 56 bracci in ferro dorato e foglie lignee, alimentato originariamente a carburo, ordinato a Parigi nel 1830. Nel 1830 Alessandro Sanquirico, il maggiore scenografo del tempo, dipinse per il Teatro alcuni fondali, di cui quattro ancora conservati.


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IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

Imprese partecipanti al contratto di rete E-ITALY:
1. IN ITALIA SOCIETA’ COOPERATIVA
2. EMMECI SOFTWARE SNC
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4. FI.DE.A.S. SRL
5. OPHISERVICE SOCIETA’ COOPERATIVA