PROVINCIA DI MACERATA

CITTA’ D’ARTE
MACERATA
Storia e cultura

Una delle prime ipotesi espresse sull'origine del nome della città si rifà alla cultura epico-romantica: ad esempio Pompeo Compagnoni, riportando l'opinione corrente del suo tempo, imputava le origini del nome e della città ad un tale Maccio Macro, annoverato nientemeno tra i nipoti di Noè, ovvero ad un immaginario Macareo. Sempre nella stessa ottica, si avanzò l'idea che il nome derivasse dal fatto che, per elevare le prime costruzioni della nuova città, fossero state utilizzate le macerie della vicina città romana di Helvia Ricina. Altre ipotesi più pragmatiste farebbero derivare il toponimo Macerata dal sostantivo «macèra»: tale termine poteva identificare un luogo caratterizzato dall'esistenza di maceratoi dove veniva posta a macerare la canapa. Infatti in quel tempo la coltivazione della canapa era molto diffusa. Lo stesso sostantivo «macèra» poteva significare anche l'esistenza di muri a secco utilizzati per la delimitazione delle terre. Secondo quest'ultima ipotesi (quella che attualmente è più accreditata), il nome Macerata deriverebbe dal fatto che nel luogo esistevano maceriae - pietre e mattoni di costruzioni precedenti -, utilizzate per l'edificazione di rudimentali fortificazioni. Comunque tali asserzioni non possono che restare solamente delle ipotesi, pur credibili, in quanto esse non ci danno le necessarie certezze sulle origini del nome della città di Macerata, stante la carenza di documenti. Gli storici maceratesi del passato amarono credere che Macerata fosse "figlia" della città romana di Helvia Ricina, sorta in pianura, sulle sponde del fiume Potenza, lungo l'arteria stradale romana Noceriae - Septempeda - Trea - Ricina - Auximum - Ancona. Viceversa Macerata sorse nel Medioevo, infatti nei secoli XI e XII cominciarono a insediarsi nel territorio maceratese aggregazioni abitative, definite nei documenti come terre, castra, podia, montes. Si nominò per la prima volta la terra de Maceriatinis, nel 967, in un diploma di Ottone I, il quale riconfermava il possesso di tale territorio ai benedettini di Santa Vittoria in Matenano (dipendente dall'Abbazia di Farfa). Attorno al secolo XI i benedettini persero il potere sui territori maceratesi che passarono ai vescovi di Fermo. I primi nuclei abitativi della futura città si insediarono nel Podium Sancti Juliani (oggi area del Duomo) e nel Castrum Maceratae (nell'area delle attuali poste centrali). Gli abitanti di quest'ultimo per tentare di limitare la potenza del vescovo-Signore di Fermo, entro la cui giurisdizione cadeva il territorio di Macerata, si allearono con gli abitanti del Podium. La città conobbe un grande sviluppo economico ed edilizio soprattutto durante il XVI secolo. Infatti, tra le altre cose, Macerata, nel 1540, ottenne l'istituzione della tanto sospirata sede universitaria da parte di papa Paolo III, già Legato della Marca d'Ancona e, nel 1588, l'insediamento del tribunale della Rota, per far fronte alle disfunzioni della giustizia nella Marca. La città ebbe un discreto sviluppo economico, nonostante le ricorrenti terribili epidemie che imperversarono durante tutto il secolo e le scorrerie dei soldati dei Della Rovere, dei lanzichenecchi e delle truppe francesi. L'urbanistica della città vide notevoli trasformazioni con la costruzione di numerose abitazioni nobili, con grandi opere pubbliche: come l'apertura di nuove vie e la correzione di altre, nonché delle piazze ed il completamento della cinta muraria.

TEATRO LAURO ROSSI
Il teatro, concepito da Antonio Galli, detto il Bibiena, tra il 1769 e il 1772, ma revisionato per motivi tecnici dall'architetto imolese Cosimo Morelli, che lo adattò alle caratteristiche del sito e ne diresse i lavori, occupa l’area del precedente ispirato ai modelli veneziani, progettato dal maceratese Giambattista Franceschini, inaugurato nel 1663 ed ampliato solo qualche anno dopo su disegno dello scenotecnico Giacomo Torelli. Successivamente nel 1833 si decise di rifare la scala e l’atrio affidando i lavori all’architetto senigalliese Pietro Ghinelli, nel 1855 su progetto di Agostino Benedettelli fu trasformato il quarto ordine in loggione a galleria, modificando l’attacco dei piastrini alle unghiature delle lunette e il parapetto del loggione in stile neoclassico. Nel 1870 fu eseguito un rispettoso restauro della struttura e dei dipinti ad opera dell’ingegnere Mario Monti e del decoratore bolognese Luigi Samoggia. La caratteristica pianta a campana si definisce in alzato con un triplice ordine di palchi centinati e inquadrati da pilastri, un quarto ordine trasformato in loggione a galleria e gli otto palchi del proscenio a colonne giganti con capitello corinzio. I parapetti dei palchi, dipinti a finto marmo, sono decorati da balaustri a rilievo, una decorazione preziosa di gusto neorococò in cui dominano le cromie del bianco nel finto marmo di Carrara, del dorato nel finto marmo di Siena e negli ornati a rilievo sopra gli archi e i pilastrini; le tinte tenui del pastello risaltano nelle decorazioni pittoriche all’interno dei singoli palchetti, ove sono stati riportati in luce dopo i recenti restauri anche le riquadrature pittoriche settecentesche. L'elegante sala a tre ordini di palchi è stata riportata da un recente restauro alle originarie fattezze settecentesche. Stucchi, finti marmi policromi nei toni argento-azzurro, verde e oro fanno del "Lauro Rossi" un gioiello dell'arte del '700, unico in Italia.

PIAZZA DELLA LIBERTA’
Collocata al centro della città, Piazza della Libertà è un interessante spazio artistico e architettonico per il numero e la pregevolezza degli edifici monumentali che vi si affacciano. Accanto al Palazzo del Comune (XVII sec.), si trova la bella Loggia dei Mercanti, con il suo portico a tre archi e l’alta loggia, costruita tra il 1504 e il 1505 per ordine di Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III. Sovrasta la piazza la Torre dell’Orologio, alta 64 m, iniziata nel 1482 su progetto di Matteo da Ancona, proseguita dal Maestro Galassio Alghisi da Carpi e terminata verso la metà del Seicento. Nel 1568 venne abbellita da un orologio meccanico con movimento di automi realizzato dai fratelli Ranieri di Reggio. Rimosso nel 1882, al’interno delle torre rimane oggi l’antico meccanismo mentre al suo posto campeggia la lapide in memoria di Vittorio Emanuele II. Dalla sommità della Torre si può contemplare un panorama sui tetti della città e sul paesaggio circostante. Sul lato nord si erge l’austero Palazzo della Prefettura con un maestoso portale in marmo del 1509. Sul versante orientale si affaccia la chiesa barocca di San Paolo che risale alla metà del Seicento: offre un prospetto in cotto e oggi al suo interno accoglie mostre d’arte. A destra si scorge l’ingresso del Palazzo dell’Università, costruzione del Seicento che fu dimora del collegio Barnabiti.

TEATRO SFERISTERIO
L'edificio è stato progettato dal poliedrico architetto neoclassico Ireneo Aleandri, che disegnò un’originale struttura perimetrale con i palchi inseriti nel muro, un’arena centrale e una parete destinata alla battitura della palla, in quanto la destinazione d'uso originaria era per il gioco del pallone a bracciale,  costruzione finanziata tra il 1820 e il 1829 da cento ricchi maceratesi. Grazie all’eccellente acustica, lo Sferisterio è diventato oggi un grande teatro all’aperto con una capienza massima di circa 2800 posti ed è noto dal 1921 per la stagione lirica estiva chiamata prima "Macerata Opera" e, dal 2006, trasformato in "Sferisterio Opera Festival" dall'allora direttore artistico Pier Luigi Pizzi. Dal 2012 il Festival, diretto da Francesco Micheli, si chiama "Macerata Opera Festival". Inaugurato nel 1829 con una grande festa, durante 91 anni ospitò eventi sportivi di vario genere e spettacoli circensi. Per i tornei di pallone a bracciale, la squadra locale era molto seguita quindi, nei primi anni del secolo scorso, aggiungendo tribune mobili l'impianto ospitava circa 10.000 tifosi che incitavano gli atleti durante le gare. Nel 1920, dopo che per un paio d'anni era diventato il campo da gioco della locale squadra di calcio, fu oggetto di restauro e sistemazione, che trasformarono l'edificio in struttura adatta ad accogliere rappresentazioni liriche.

MUSEO DI STORIA  NATURALE
Il museo è ospitato, dal giugno del 1993, presso i sotterranei del Palazzo Rossini Lucangeli, un edificio storico la cui costruzione fu iniziata nel 1570 per volere del Capitano Felice Rossini. L'attività dell'istituto risale al 1973 anno in cui Romano e Rita Dezi, curatori del museo, univano la loro appassionata attività di ricerca paleontologica ad una serie di mostre e di interventi presso le scuole del capoluogo. Dal 1993 i reperti raccolti, acquistati o ricevuti in dono durante i 35 anni d'attività dei curatori, vengono presentati nei 200 mq di esposizione. Ricchissima è la serie di reperti fossili provenienti dal territorio maceratese, dal resto d'Italia e dai più famosi giacimenti di 5 continenti. Nella sezione dei Vertebrati esemplari di notevole bellezza di Pesci e Rettili, e suggestiva la raccolta di minerali, cristalli e pietre dure, provenienti sia dall'Italia che dall'Estero. La raccolta zoologica presenta un discreto numero di animali impagliati, soprattutto uccelli, oltre a mammiferi, parti di scheletri e corna di vari animali, preparati a secco di Pesci e Rettili. Notevole la presenza di conchiglie provenienti da mari ed oceani di tutto il mondo. Un posto speciale è riservato ad una parte di collezione entomologica, rappresentata da numerosi esemplari di Coleotteri, oltre a Lepidotteri di varia provenienza.

MUSEO PALAZZO RICCI
Il Palazzo venne realizzato nel Cinquecento e l'aspetto attuale deriva da un restauro settecentesco. L'edificio nel Seicento fu di proprietà del cardinale Gregorio Petrocchini, il quale lo lasciò alla nipote in occasione delle nozze con un esponente della famiglia Ricci. La struttura è composta dalle grotte, in cui si trovano resti di precedenti edifici, il piano terra, il piano nobile, il piano della residenza vera e propria, un piano per la servitù e la cappella, tutti collegati dal grande scalone. Durante la Seconda Guerra Mondiale il Palazzo venne spartito in diversi ambienti per accogliere gli sfollati. Negli anni Settanta del Novecento l'edificio divenne di proprietà della Cassa di Risparmio, che si occupò dei restauri, del riarredo in stile settecentesco e di destinarlo a sede della propria raccolta d'arte. La collezione è composta da circa trecento pezzi che illustrano l'arte italiana del Novecento ed ebbe inizio con l'acquisizione, nel 1975, del Treno in corsa, opera futurista di Ivo Pannaggi. La raccolta si ampliò nel tempo arrivando a comprendere diversi artisti italiani che entrarono in contatto con l'arte delle Marche. Si trovano, tra le altre opere, Ritratto di donna di Boccioni, le Muse inquietanti di De Chirico, La piovra di Gino Bonichi detto Scipione, dipinti di Mafai, del gruppo Corrente, di Lucio Fontana, di Guttuso e Burri. Per quanto riguarda la sezione delle sculture, sono esposti l'Ecce Puer di Medardo Rosso, la Grande danzatrice di Francesco Messina e il Torso di giovinetto di Arturo Martini.

MUSEO CIVICO E PINACOTECA COMUNALE A PALAZZO BUONACCORSI
Simone Buonaccorsi, già nobile di provincia, quando ebbe il titolo di conte da Clemente XI fece costruire in pochi anni dall'architetto Giovanni Battista Contini questo splendido palazzo, con grande cortile interno, una controfacciata volta al mare, logge vetrate al primo piano e un giardino pensile. Dopo i lavori di restauro, l'8 dicembre 2009, lo storico edificio maceratese, uno dei più belli delle Marche, è di nuovo fruibile al pubblico quale sede dei musei cittadini. Vi si trova la Sala dell’Eneide, con dipinti di fine Seicento e inizio Settecento riguardanti episodi della vita di Enea e uno splendido Museo delle Carrozze. Il Museo fu istituito nel 1962 in seguito alla donazione di un gruppo di carrozze e dei relativi equipaggiamenti da parte del Conte Pier Alberto Conti di Civitanova Marche. Il suo nucleo originario è costituito da sette carrozze del primo '900, di cui sei sportive e una di utilità: le prime venivano utilizzate in brevi viaggi in città o campagna mentre la seconda addestrava esclusivamente i giovani cavalli al tiro della carrozza. E' inclusa nella donazione una ricca serie di selle, tra cui anche una da amazzone, morsi, frustini, briglie, e ferri da cavallo, finimenti per attacchi a pariglia, a quattro o a sei cavalli nonchè libri, manuali di ippica, stampe e fotografie d'epoca. Ancora in fase di allestimento, al piano superiore, la Pinacoteca, con dipinti, sculture e ceramiche che vanno dal XV al XX secolo, tra cui una preziosa opera, Madonna con Bambino (1472), di Carlo Crivelli.


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IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

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