MACERATA FELTRIA
Storia e cultura
La tradizione vuole che a fondare Macerata Feltria siano stati i Pelasgi, leggendari "Popoli del Mare" che dalla Grecia preellenica, e in particolare da Lemmo, varcarono l'Adriatico per colonizzare l'Italia meridionale e centrale. L'Arco dei Pelasgi che segna l'ingresso meridionale del Castello, è da sempre omaggio a questi mitici padri fondatori e insieme simbolo della storia antica e illustre di Macerata Feltria. Certo è che in epoca precristiana prosperava in questa felice contrada del Montefeltro il municipio romano di Pitinum Pisaurense che nei secoli ha donato reperti archeologici di pregio, dispersi tra collezioni private e pubbliche e solo di recente in gran parte raccolti nel Museo Civico della città. Per chi giungeva dal mare di Pesaro o di Rimini o per chi percorresse le più sicure vie dell'interno da San Leo o da San Marino, Macerata Feltria era una tappa obbligata, situata alle falde del massiccio del Carpegna e sull'incrocio tra Romagna e marche o, se si vuole, tra le terre dei Malatesta e quelle dei Montefeltro. Dopo una dominazione longobarda, di cui si posseggono scarsissimi documenti, nel 1233 gli "uomini liberi" di Macerata Feltria fanno atto di sottomissione al Comune di Rimini, di cui saranno per secoli referenti nel Montefeltro. Nel 1373 il cardinale Albornoz descrive Macerata Feltria come uno dei centri più grandi del Montefeltro romagnolo, secondo solo a San Marino. Nelle furibonde lotte tra Sigismondo Malatesta e Federico Montefeltro sarà sede del commissariato dei Malatesta e leale alleata di Sigismondo. Occupata definitavemente da Federico da Montefeltro nel 1463, Macerata Feltria paga 1.000 ducati per non essere messa "a saccomanno". Il prezzo per evitare di subire il sacco testimonia la sua importanza e la sua ricchezza. Da questo momento "Macerata Feltria di Montefeltro", come allora veniva chiamata, si stacca definitivamente dal territorio romagnolo e seguirà le sorti del Ducato di Urbino. Legata ai destini del Ducato di Urbino, nel 1631, con l'estinzione della famiglia Della Rovere, Macerata Feltria passa sotto il dominio diretto della Chiesa. Nei secoli XVII e XVIII le famiglie emergenti del nuovo contesto sociale - i Calbini, gli Antimi, i Maffei - costruiscono o ristrutturano le loro dimore nel Borgo, che assume in questi secoli l'assetto nobile e armonico che ancora oggi conserva. Purtroppo, durante l'ultima guerra mondiale, è andato completamente distrutto Palazzo Maffei; si conserva invece perfettamente nella sua sobria eleganza il settecentesco Palazzo Antimi, sede di una collezione archeologica privata.
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO E PALEONTOLOGICO
Il Museo, istituito nel 1995 e ospitato nel Palazzo del Podestà (sec. XIV) raccoglie le testimonianze archeologiche e paleontologiche del Montefeltro orientale. Nelle otto sale dell'esposizione è possibile ripercorrere le tappe essenziali della storia antica del Montefeltro, dal periodo preistorico a quello romano. Un ampio spazio è dedicato alla città romana di Pitinum Pisaurense, abitata dalla fine del III secolo a.C. e ubicata a circa 1 Km dal centro del paese (i cui resti costituiscono oggi una delle aree archeologiche più importanti dell'intera provincia), che continuò a vivere ininterrottamente almeno fino al VI secolo d.C. La documentazione archeologica, esposta ora negli ambienti del Museo Civico, è per lo più frutto di rinvenimenti casuali e di raccolte di superficie. Essa è stata suddivisa in classi e tipi, illustrate in dettaglio nel catalogo disponibile presso lo stesso museo. Il percorso museale prende avvio nella sala I (Preistoria) con una ricca esposizione preistorica, in cui vengono evidenziate le caratteristiche tecniche della scheggiatura della selce, del Paleolitico all'età dei metalli. A questa sezione fa seguito quella dei ritrovamenti preistorici e protostorici del Montefeltro nella sala II: Preistoria e protostoria;, con particolare riferimento ai manufatti dell'età del Bronzo e del Ferro, periodi ben documentati nella realtà valliva dei fiumi Foglia e Conca. Una specifica vetrina è dedicata alle nuove acquisizioni archeologiche locali, soprattutto ai reperti rinvenuti in seguito agli scavi condotti nel 2000 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche in località Ceccoli e Piandolce (piccolo insediamento del IV secolo a.C.). Le sale III e IV: Lapidario romano, Pitinum Pisaurense e suo territorio, ospitano esclusivamente i reperti della città romana di Pitinum Pisaurense e del suo territorio: epigrafi, monete, bronzetti, oggetti d'uso, vasellame, vetri, terrecotte architettoniche, etc. Mentre la sala V (Ricostruzione area cimiteriale) accoglie la ricostruzione al vero di alcune tombe scoperte nello strato medievale sopra il decumanus maximus di Pitino. Le tombe risalgono al XII - XIII secolo e si riferiscono all'area cimiteriale della Pieve medievale di San Cassiano "in Pitino". Altrettanto interessanti sono le testimonianze medievali del Castello di Macerata Feltria raccolte nella sala VI (Medioevo e Rinascimento): maioliche, mattoni iscritti, fregi. Nelle sale VII e VIII (quest'ultima collocata al piano inferiore del palazzo) vengono presentati altri importanti manufatti antichi (statue, statuette fittili, oggetti di bronzo, ceramiche, ex voto) di provenienza non locale (e per questo separati dai reperti pitinati). La visita continua nella suggesiva Torre Civica del XIII secolo (Macerata Feltria dal XVIII al XX sec.). Nei suoi quattro piani, con un percorso didattico di recente formulazione, sono collocati i fossili pazientemente raccolti lungo il territorio montefeltrano e in altre aree limitrofe (valle del Metauro) da Arnaldo e Gino Rinaldi ai quali è dedicata la raccolta.
PIEVE DI SAN CASSIANO IN PITINO
Lungo la strada verso Carpegna, sorge la Pieve di San Cassiano. Essa rappresenta il trait d'union tra l'antica storia della Pitinum Pisaurense e la moderna Macerata Feltria. Fu eretta dopo l'anno 1000 su un tempio dedicato a Saturno, per la realizzazione furono utilizzati frammenti del tempio stesso e sicuramente rappresenta il più antico tempio cristiano del Montefeltro. Il 23 aprile 2006, dopo vari anni di restauri, la Pieve di San Cassiano in Pitino è stata riconsacrata e riaperta al culto. Lo studio del complesso, iniziato nel 1987, ha permesso di chiedere i finanziamenti che hanno consentito negli anni, di restaurare varie parti della chiesa fino ad arrivare al completamento dei lavori. Nelle prossimità della Pieve si trovano gli scavi, che hanno messo in evidenza i resti dell'antica Pitinum. E' questa la vera zona archeologica, il luogo dove sono stati posti alla luce resti dell'antica città romana. Mura grandi e robuste, cocci, frammenti di ceramica monocroma rossa, numerosissimi mosaici, monete ecc... fanno pensare alla probabile presenza di antiche Terme con i suoi acquedotti, i suoi tepidari, i suoi scarichi. A fianco alla Pieve, grazie anche al lavoro dei volontari, si è ritrovata e ricostruita un'antica strada romana che è possibile visitare.
CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO
Nel 1376 i frati francescani del convento della Faggiola chiedono di essere trasferiti nella vicina Macerata Feltria; inizia così la costruzione dell'imponente complesso conventuale di San Francesco, a ridosso del Castello fuori Porta Borgo di fuori. E' la chiesa parrocchiale di Macerata Feltria. La facciata è disadorna, l'interno ampio e spazioso, in stile neoclassico, con un'ampia cupola e quattro grandi colonne corinzie che la sostengono delimitando il vasto presbiterio, e creando ricchi giochi geometrici ornati di stucchi di un certo pregio. Nei pressi del presbiterio si ammira la più importante opera d'arte Il Crocifisso trecentesco di Carlo da Camerino (1396). Le altre opere d'arte che il convento francescano ospitava lasciano purtroppo per sempre Macerata Feltria: il bel Polittico di Giovanni Baronzio viene espropriato dalla Prefettura di Urbino; l' Annunciazione di Carlo da Camerino e una tela del perugino Orlando Merlini vengono acquistate dalla Galleria Nazionale delle Marche, mentre di una tela attribuita a Federico Barocci, descritta in alcuni inventari, si perdono definitivamente le tracce.
PIETRARUBBIA
Il territorio di Pietrarubbia si trova nel cuore del Montefeltro, alle falde del monte Carpegna, a 60 Km da Pesaro, e dalla strada che porta a San Leo si sale ai ruderi del castello di Petra Rubea risalente all'anno 1000. Da questo imprendibile nido d'aquile, dominato da alti pinnacoli rocciosi e rosseggianti, nacque la casata dei Montefeltro, probabilmente il Guido ricordato da Dante.
Dopo l'estinzione della casata la rocca passò sotto il controllo della Chiesa (1355) e successivamente a personaggi cadetti dei Conti di Urbino. Dall’influenza dei Malatesta di Rimini la rocca di Pietrarubbia iniziò la sua lenta decadenza fino al restauro voluto dal Duca Federico di Urbino (1463). Di pregevole interesse artistico sono la Chiesa di San Silvestro (1000) con altare marmoreo e rosone dello scultore Arnaldo Pomodoro (che di Pietrarubbia è cittadino onorario) e il restaurato Palazzo cinquecentesco del Vicariato, ora trasformato in struttura ricettiva. Nel borgo del Castello si possono inoltre visitare una mostra permanente delle sculture realizzate dal Centro T.A.M. (Trattamento Artistico dei Metalli) e il Centro per l'artigianato artistico del Montefeltro, che raccoglie il meglio (in quanto a tecnica, inventiva e creatività) di quanto viene prodotto da fantasiosi e sensibili artigiani della Comunità montana del Montefeltro.
CARPEGNA
Carpegna, capoluogo del Montefeltro, mostra subito le sue peculiarità e le sue attrattive, senza ostentazione e con la discrezione che si addice a chi possiede una storia nobile. Nobile perchè essa ruota attorno alla famiglia dei Conti di Carpegna, fra le più blasonate d'Italia, dalla quale derivano i Malatesta, i gloriosi Montefeltro e di Della Faggiola del notissimo Uguccione. Adagiata sulla costa del Monte Carpegna, immersa nel verde dei suoi faggeti, è il centro di quel Montefeltro aspro e gentile che fu terra di santi e condottieri, di cupe leggende e di storia, diventata oggi un’importante località di villeggiatura con molteplici attività sportive, e richiamo per camminate nel verde, escursioni più impegnative sui sentieri del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, escursioni a cavallo oppure in mountain bike. Infine, da non tralasciare, la gastronomia che nel Montefeltro ed in particolare a Carpegna, pur non discostandosi da quella marchigiana, risente della tradizione delle vicine Toscana e Romagna: si pensi alla piada fatta in casa (crostolo), al prosciutto (Carpegna e Due Sassi), ai funghi ed ai tartufi, alla selvaggina, ai formaggi, al miele e ad alcuni dolci tipici.