PAESAGGI COSTIERI DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO
GROTTAMMARE
Storia e cultura
La storia che ha attraversato Grottammare ha lasciato tracce profonde nel tessuto urbano e nella memoria culturale della città. Chiese, palazzi, antichi teatri raccontano le vicende millenarie del paese, che ha accolto grandi artisti e ha dato i natali a personaggi storici come Papa Sisto V e lo scultore Pericle Fazzini. Grottammare, definita Perla dell’Adriatico, si affaccia sulla costa tra il verde delle sue pinete, degli aranceti e delle palme, con le sue spiagge dorate e il limpido chiarore del mare. Riparata da un naturale promontorio e anticamente abitata dai Piceni, compare nei documenti dai secoli X-XI d.C. È interessante notare che Grottammare appare per la prima volta nei primi anni del secolo X con il nome Grocte o Grupte, e più tardi, Cripte o Grupte a mare; nei secoli precedenti invece il luogo era indicato con il nome di Castello Supportica o Subportica. Molto probabilmente sono stati proprio gli abitanti di Supportica a costruire il castello di Grupte a scopo difensivo e a rifugiarvisi durante le incursioni saracene. Nel X secolo, per rispondere alle esigenze di espansione, dal castello di Grupte ci si stabilì nell’antica sede di Supportica e da quel momento il paese continuò la sua esistenza di fiorente centro costiero. Nel giro di un paio di secoli però Grottammare perdette la sua autonomia perché i vescovi di Fermo, destreggiandosi con astuzia nelle lotte medievali tra il Papato e l’impero, ottennero dal legato pontificio, nel 1248, l’annessione della rocca e del porto di Grottammare, come compenso per essere tornati sotto la soggezione della Santa Sede; nel 1259, il re Manfredi cedette definitivamente il paese «cum suo porto» a Fermo, distruggendone così totalmente l’autonomia politica. La storia di Grottammare, dopo la sua cessione alla città di Fermo, ricalca quella di molti altri centri dell’Italia che si trovano coinvolti nei frequenti e disastrosi passaggi di eserciti, nella guerra fraticida di città limitrofe e nelle scorrerie di pirati turchi, corsari inglesi, ecc…. Fu proprio in seguito ad una pericolosa incursione e temporanea occupazione del paese ad opera dei pirati nel 1525, che Grottammare fu completamente circondata di mura, fortificata nelle porte, rafforzata con un torrione detto «della battaglia», posto a fianco di Porta Marina e in esatta corrispondenza con il sottostante porto, in modo da poter rispondere adeguatamente con i nuovi cannoni ad altre eventuali incursioni nemiche. Le vicende storiche seguono l’attività del porto (XIII sec., ora scomparso) legato alle vie commerciali e ai traffici in Adriatico, che dall’Ottocento ripresero vigore grazie allo stanziamento di diverse industrie. Dopo la sconfitta napoleonica del 1815, si ebbe un periodo di crisi ed un notevole abbassamento demografico; solo grazie all’installazione di nuove fabbriche nella seconda metà del 1800 il momento difficile venne superato. Agli inizi del Novecento, sono stati costruiti a ridosso del litorale, da ricche famiglie di villeggianti che avevano scelto questo luogo come loro stabile dimora estiva, numerosi e graziosi villini liberty, caratterizzati soprattutto per le forme espressive semplici e per alcuni motivi tipici e ricorrenti, quali, ad esempio, le altane, la tipologia derivata dalle architetture montane (chalet alpino con forti spioventi), gli affreschi e le maioliche con decorazioni floreali. Il nucleo più consistente di questi villini si trova in Viale Colombo, l’ex Viale Marino, realizzato nel 1890.Nella seconda metà del Novecento, per la crescita della popolazione e la ricerca di nuovi spazi abitativi, Grottammare si è ampliata verso sud, ai confini con San Benedetto del Tronto, con nuovi quartieri di recente realizzazione.
CHIESA DI SANTA LUCIA
La chiesa di Santa Lucia fu voluta dal Papa Sisto V nel luogo in cui si trovava la modesta casa della famiglia Peretti, dove il futuro papa era nato, e fu dedicata alla patrona del suo giorno natale. È una delle più evidenti testimonianze del rapporto che legava il papa e la sua famiglia a Grottammare. Il progetto iniziale venne affidato a Domenico Fontana (1543-1607), che era stato il progettista delle imponenti realizzazioni romane di Sisto V, e la costruzione venne avviata nell’aprile del 1590, ma dopo la morte del papa, nell’agosto dello stesso anno, il Fontana venne esonerato dall’incarico e i lavori si interruppero. La costruzione fu ripresa per volontà di Camilla Peretti, sorella del defunto pontefice, come ricorda la scritta posta sull’architrave del portale d’ingresso. La chiesa fu ultimata presumibilmente nel 1595. La chiesa è l’elemento architettonico più imponente del paese alto, collocata in una posizione chiaramente visibile che caratterizza con la sua facciata lo scorcio del vecchio incasato. La facciata, orientata a est, si apre su una stretta piazza che insiste su tre archi, che fungono da sostegno, al di sotto dei quali si trovano dei lavatoi. Presenta uno stile sobrio ed essenziale, ispirato ai principi rigoristi dell’architettura tridentina. È composta da un massiccio corpo squadrato dal quale emergono il tamburo ottagonale, che nasconde la cupola, e il campanile in laterizio, con due campane, a tre archi sovrapposti e coronamento curvilineo. La facciata presenta un paramento murario in laterizio, di colore uniforme, arricchito da elementi decorativi in travertino, come il cornicione di coronamento in pietra dentellata e la fascia marcapiano. Sopra il portale è collocato lo stemma papale di Sisto V: il leone rampante che stringe un ramo di pero, sormontato dai simboli papali delle chiavi decussate e della tiara. L’interno è a pianta quadrata con croce greca inscritta. Lo spazio quadrangolare centrale è delimitato da quattro pilastri sui quali poggiano gli archi di sostegno della cupola e individuano quattro cappelle, sormontate da matronei balaustrati. I due matronei ai lati dell’ingresso comunicano con la cantoria lignea, sopra il portale, dove si trova un organo, costruito nel 1752 da Francesco Fedeli, e restaurato nel 2002. L’altare maggiore è costituito da un pannello ligneo dipinto con motivi architettonici illusionistici in modo da creare un effetto prospettico. Inserita in questa cornice è la pala d’altare raffigurante il Martirio di Santa Lucia, olio su tela del XVII secolo. Nelle quattro cappelle della chiesa sono collocati altrettanti altari minori, in stile tardo barocco, collocati nella chiesa nel corso del XVIII secolo.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO
La chiesa, molto probabilmente offerta dalla comunità, fu fatta costruire dai padri agostiniani tra la fine del XV secolo e il 1517, come è documentato anche dal mattone che riporta questa data inserito nella facciata. Venne consacrata nel 1530 dal Vescovo di Fermo, Monsignor Gaddi. Il complesso agostiniano, costituito dalla chiesa e dall’annesso convento, occupa l’area dove sorgeva una precedente chiesa. Il convento venne soppresso con bolla papale il 10 aprile 1653 in seguito alla decisione di Papa Innocenzo X, che aveva stabilito la soppressione dei piccoli conventi con meno di sei frati. La chiesa è un ottimo esempio dell’architettura sobria ed essenziale che caratterizza la maggior parte degli edifici locali, anche quelli più rilevanti. La facciata è lineare, priva di ogni elemento decorativo. È realizzata con mattoni irregolari di dimensioni variabili e da materiale di recupero, rappresentato da antiche pietre incise e da lapidi con iscrizioni frammentarie. Nell’angolo sinistro della facciata si può vedere uno dei conci più interessanti, iscritto in caratteri tardo-gotici non ancora decifrati. In alto, sopra il portale di ingresso, sono collocati alcuni bacili in maiolica disposti a forma di croce, secondo l’uso agostiniano, purtroppo molto rovinati. La facciata è conclusa da un semplice tetto a due spioventi. L’abside della chiesa, orientato verso il mare, presenta un aspetto fortificato, come accade di frequente nelle antiche chiese locali che costituivano anche un presidio contro le incursioni nemiche: è merlata e percorsa esternamente da due contrafforti. Accanto all’abside si trova il campanile mozzato che, secondo la tradizione, fu ridotto così perché nel convento fu ospitato il monaco agostiniano Martin Lutero, durante il suo viaggio verso Roma prima del grande scisma. La chiesa presenta una pianta longitudinale, con un’unica navata coperta con tetto a capanna e capriate lignee. La chiesa presenta tre altari, ma da alcuni documenti relativi alle visite pastorali, si deduce che la chiesa aveva nel XVII secolo dieci altari. A destra dell’ingresso è situato un affresco, oggi parzialmente nascosto, raffigurante una Madonna della Misericordia. L’opera potrebbe essere un ex-voto per lo scampato pericolo in occasione dell’attacco subito da Grottammare nel 1525 ad opera dei pirati e rappresenta, secondo l’iconografia tradizionale, la Vergine che accoglie sotto il suo manto protettore i fedeli (gli uomini a sinistra e le donne a destra, anche se ormai non più leggibili). Sulla parete a destra dell’ingresso, sopra una nicchia, si può osservare la cosiddetta Lunetta della Natività, un dipinto del quale si legge solo la figura della Vergine in una scena che, probabilmente, comprendeva anche le figure di S. Giuseppe e il Bambino in uno sfondo paesaggistico campestre. Questo affresco ornava uno dei dieci altari originari. Subito dopo si trova l’altare fatto erigere nel 1741 da Francesco Palmaroli e ornato dalla cosiddetta Pala Palmaroli, che rappresenta una Sacra Conversazione, recentemente attribuita al pittore Filippo Ricci (1715-1793). L’altare copre interamente l’abside retrostante, che ospita un coro ligneo. Di notevole interesse è la Via Crucis, opera dello scultore grottammarese Pericle Fazzini.
CHIESA DI SAN PIO V
Nella seconda metà del XVIII secolo, per le ripetute frane sull’antico centro di Grottammare e per la necessità determinata da un aumento della popolazione, si decise di sviluppare verso la costa la nuova area edificabile. La chiesa venne progettata dall’architetto Pietro Augustoni nel 1779, insieme all’impianto urbanistico del nuovo incasato. L’edificio venne iniziato nel 1780 e seguì in un primo momento il progetto originario, che si può vedere nella navata centrale e nell’abside. La costruzione si protrasse a lungo: infatti tra il 1847 e il 1850 la chiesa fu ampliata e a questo momento costruttivo risale il completamento della navata centrale e la realizzazione della nuova facciata progettata dall’architetto Virginio Vespignani (Roma, 1808-1882). La costruzione del campanile fu iniziata nel 1929 e completata nel 1955 su disegno dell’architetto Emilio Ciucci. La facciata della chiesa, in mattoni a faccia a vista, è divisa in due ordini, sottolineati da un cornicione aggettante decorato da dentelli. L’ordine superiore presenta un rosone semicircolare sormontato da un orologio ed è concluso dal timpano triangolare. L’ordine inferiore è scandito da quattro lesene ioniche che imitano il protiro classico e, al centro, il portale che ripete nella sua cornice architettonica il motivo del timpano triangolare. Il portale è stato progettato dallo scultore Aldo Sergiacomi (Offida, 1912-1994) ma realizzato solo dopo la sua morte dalla sua collaboratrice, Fausta Derna Perozzi, e donato alla chiesa da Diego Scartozzi. L’interno è molto ampio e luminoso e presenta una pianta a croce latina, con una navata centrale terminante con un’abside e due navate laterali, separate dalla principale con archi a tutto sesto. All’incontro tra navata principale e transetto si colloca la cupola, con copertura a ombrello a otto falde su tamburo ottagonale. La chiesa presenta molte opere interessanti. La pala dell’altare maggiore rappresenta San Pio V in preghiera davanti alla Vergine, realizzata dal pittore recanatese Luigi Falconi: l’opera raffigura il santo pontefice nell’atto di ringraziare la Vergine Maria per la vittoria della flotta cristiana su quella turca, il 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto. Al di sotto della pala si trova il coro ligneo e, ancora nella zona absidale, il seggio ligneo a tre posti opera di Vittorio Fazzini, padre del più famoso Pericle. Altre pitture di pregio sono la tela raffigurante la Madonna, San Domenico e Santa Caterina di Luigi Fontana (1827-1908) e quella con San Filippo Neri del Felici. Le pareti della navata principale ospitano la Via Crucis in ceramica di Cleto Capponi e l’ambone dello scultore Ubaldo Ferretti. La piazza antistante è ornata da una fontana realizzata dall’architetto Murri nel 1875. È a pianta circolare, posta su un basamento a gradini in travertino e presenta due vasche. Quella principale è in laterizio e da questa si erge un elemento verticale ornato da decorazioni, con protomi leonine e lo stemma di Grottammare; la seconda vasca è di pietra, di dimensioni più ridotte e corona superiormente la fontana. Nel 1984 lo scultore Aldo Sergiacomi collocò sulla piazza una statua bronzea raffigurante papa Sisto V, ulteriore omaggio reso al papa dalla sua città natale.
IL TORRIONE DELLA BATTAGLIA
Le fortificazioni del paese alto presentano due diversi momenti edilizi: il sistema murario più antico è di incerta datazione, secondo fonti archivistiche potrebbe risalire al IX-X secolo, con elementi murari del XII-XIII secolo; al XV-XVI secolo risale la seconda fase costruttiva, con il Torrione della Battaglia, quando le mura erano accessibili attraverso tre porte, Porta Marina a est, Porta Castello a ovest e Porta Maggiore a sud. Il castello era completato da una torre che fungeva da faro che si trovava nel punto più alto della rocca. La torre-faro, probabilmente arricchita da un orologio, aveva forma cilindrica e si sviluppava su tre piani; nel 1766 fu in parte demolita perché pericolante e nei primissimi anni del XIX secolo venne abbattuta anche la porzione restante. Secondo la tradizione anche il padre di papa Sisto V Peretti collaborò alla costruzione del torrione. Le mura si conservano per alcuni tratti a est e a sud-est. Più a nord è situata una torre a pianta quadrata impostata su un basamento a scarpa, priva di strutture di collegamento con le mura urbiche e realizzata probabilmente tra XV e XVI secolo, secondo quanto suggerisce la tipologia del paramento murario. All’interno presenta due vasche comunicanti con acqua sorgiva. Il Torrione della Battaglia era collocato in corrispondenza dell’antico porto, oggi insabbiato, per rispondere meglio alle aggressioni e a difesa di Porta Marina. La sommità del colle presenta ancora i resti della fortificazione precedente a quella cui è annesso il torrione. Il Torrione, a pianta circolare, è realizzato interamente in laterizio a vista ed è scandito da cornici marcapiano. È coronato da una serie di beccatelli per la difesa piombante sui quali sono impostati i merli curvilinei, che costituiscono attualmente il parapetto per il belvedere realizzato sulla sommità della torre. È suddiviso internamente in due piani, un tempo collegati da una scala in legno, oggi sostituita da una in muratura. La struttura è stata recentemente sottoposta a un restauro che ne ha permesso la riapertura. All’interno, in una struttura molto suggestiva che permette di godere attraverso alcune feritoie di un bellissimo paesaggio, è stato allestito, nel 2004, il museo dedicato allo scultore Pericle Fazzini, (Grottammare, 1913 - Roma,1987), autore della celebre Resurrezione nella Sala delle Udienze in Vaticano. Il museo propone, attraverso mostre tematiche periodiche, l’intera collezione, composta da disegni, stampe, piccole sculture in vari materiali che documentano la poliedrica attività dello scultore.
VILLINO MATRICARDI-COLA
Meta di villeggiatura per famiglie benestanti che qui fecero realizzare la cosiddetta “seconda casa”, affidandosi spesso a noti architetti con esperienze metropolitane che trasportarono sul litorale caratteri e influenze proprie dell’Art Nouveau, sebbene in ritardo rispetto ai grandi centri di diffusione di questo stile. L’esempio più pregevole di architettura Liberty a Grottammare è il Villino Matricardi-Cola, progettato nel 1913 dall’architetto Cesare Bazzani, nella zona a ridosso del lungomare. Sul lato ovest, e precisamente sul basamento dell’altana, è scolpita una scritta che ci permette di risalire alla data di costruzione e al proprietario: «GMM/XX-VIII/MCMXIII», che indica «Giuseppe Maria Matricardi - 20 agosto 1913». La facciata orientale è progettata in funzione della vista sul mare, con le ampie finestre e la grande porta, fiancheggiata da due vetrate all’interno di un arco ribassato. Al di sopra dell’entrata c’è un balconcino sul quale si aprono due porte-finestra. I quattro lati dell’edificio presentano un cornicione poggiante su mensole aggettanti, che creano un suggestivo effetto plastico. Al di sotto del cornicione sono collocate delle formelle in maiolica dipinta con festoni floreali e vegetali, realizzati dai decoratori Polci e Castelli, che lavoravano per la manifattura di maioliche del Matricardi. Ad ovest, tra le maioliche decorate, sono presenti le seguenti scritte: «Maioliche Matricardi - Ascoli Piceno» e «Ascoli Piceno», posta sotto il castello in fiamme, un chiaro riferimento al proprietario della villa. Il prospetto ovest è caratterizzato da un’altana dipinta con un fitto intreccio di arance e motivi floreali, che creano illusionisticamente un pergolato. La torretta, elemento che caratterizza molte ville di Grottammare, è giustificata nelle costruzioni del lungomare anche dai ristretti spazi nei quali sorgono, che determinano il bisogno di uno sviluppo in altezza, anche se a volte le altane hanno esclusivamente un valore decorativo e non funzionale. Le maioliche decorative esterne furono dipinte su disegno di Adolfo De Carolis che in questi anni collaborava con la manifattura di ceramiche di Giuseppe Matricardi, mostrando in questo modo una grande attenzione per le arti applicate. L’interno della villa presenta delle decorazioni delle pareti e del soffitto nel soggiorno e nella sala da pranzo, al piano terra, con motivi floreali e faunistici, probabilmente realizzate dal pittore Egidio Coppola (Ripi 1852-Ascoli Piceno 1929).
PALAZZO LAUREATI
L’odierno edificio è frutto di un ampliamento di un originario casino di villeggiatura, fatto costruire intorno al 1786 dal vescovo di Ripatransone Bartolomeo Bacher, appassionato agronomo che incrementò a Grottammare la coltivazione degli aranci. In seguito a dei contrasti con il clero di Ripatransone, il vescovo decise di stabilirsi nella sua residenza di Grottammare, dove poteva incontrare con più libertà i conoscenti che andavano a trovarlo. Il vescovo, diventato ormai molto anziano, decise di vendere alcuni dei suoi beni, tra i quali la villa di Grottammare, che venne acquistata nel 1807 dalla famiglia Laureati, che provvide ad ampliarla. La villa presenta oggi una suggestione diversa da quella originaria, in quanto è stata circondata da edifici più recenti che hanno modificato il contesto nel quale era stata costruita. L’edificio presenta una struttura architettonica molto sobria, secondo il gusto rigoristico del primo proprietario, che si nota in altri edifici voluti dal vescovo, come la Chiesa di San Giovanni Battista sulla piazza del vecchio incasato. Si sviluppa su tre piani e il corpo principale è dilatato da due ali, utilizzate come scuderie, che delimitano un giardino, con palme e agrumi, e sulle quali si aprono ampie terrazze. L’edificio lascia trasparire un’estrema attenzione nei particolari decorativi e nella ricerca di simmetria. La facciata è realizzata in laterizio ed è delimitata da un bugnato d’angolo in travertino; dello stesso materiale sono le lesene, che scandiscono i prospetti in tre campiture, le cornici marcapiano e marcadavanzale e le mostre delle finestre. La villa è sormontata da un’altana quadrangolare con due finestre su ogni lato, che recuperano i motivi decorativi del corpo principale.
LUNGOMARE
Le acque pulite, il litorale di sabbia finissima, l’incanto dei suggestivi scorci del borgo antico e la rigogliosa vegetazione, compongono un affresco di colori e profumi. Il lungomare è punteggiato in tutta la sua lunghezza dalle esuberanti palme Phoenix canariensis, il cui impianto risale ai primi decenni del ’900. Le nuove piste ciclabili che collegano Grottammare alle cittadine limitrofe, costeggiano la spiaggia, tra bar, bazar e mercatini, così come s’insinuano silenziose sul mare, a ridosso delle scogliere.