PROVINCIA DI MACERATA

CAMERINO
Storia e cultura

Lungo la strada statale 77, che corre nella Valle del Chienti all’interno di un paesaggio montano, si raggiunge questa antica cittadina, situata in posizione elevata sul crinale che separa due valli. Antichissimo insediamento degli Umbri Camerti, la città di Camerino (da Kamars: roccia, rocca), affonda le radici della sua storia oltre il neolitico, diventando successivamente roccaforte umbra. Nell’età romana ebbe un ruolo rilevante, come testimonia il trattato di alleanza con eguali condizioni (aequum foedus) stipulato con l’Urbe nel 309 a.C. Lo stesso privilegio della cittadinanza romana, confermata da Mario nel 101 a.C. e da Settimio Severo nel 210 d.C., garantisce ancora la grande importanza della città nel III secolo, al quale appartengono varie lapidi e mosaici. Sede vescovile già nel 465, ebbe una giurisdizione ecclesiastica vastissima per oltre un millennio. In seguito alla conquista longobarda, fu sede di marchesato e, a volte, di ducato incorporato a quello di Spoleto (VI - VIII secc.). Eretta da Carlo Magno a capoluogo della omonima Marca, che si estendeva dall’Appennino all’Adriatico, entrò a far parte dei possedimenti della Chiesa, riuscendo comunque a crearsi e a gestire un notevole spazio di autonomia, soprattutto nell’età comunale. Comune ghibellino prima, in seguito divenne roccaforte guelfa e sede della legislazione pontificia della Marca (1240) per cui nel 1259 subì la distruzione da parte delle truppe di Man¬fredi, condotte da Percivalle Doria. Rifiorì specialmente su iniziativa di Gentile da Varano che, fin dalla seconda metà del XIII secolo, vi stabilì le basi per la signoria della sua famiglia. Sotto la stessa Signoria Da Varano, che si prolunga fino alla metà del ’500, Camerino conosce il periodo di più intensa vitalità politica e culturale, interrotta solo dallo spodestamento di Giulio Cesare Da Varano da parte del Valentino (1502) che, però, non impedì al figlio Giovanni Maria di recuperare lo stato nel 1503 e di acquisire il titolo di Duca. Dal 1545 la città ritorna sotto il dominio diretto della Santa Sede con la funzione di capoluogo di Delegazione Apostolica. Nel 1809, in età napoleonica, la città fu inglobata con le altre Marche di Fermo e di Ancona, divenendo capoluogo di distretto. Nel 1860 fu annessa, per plebiscito, al Regno d’Italia, restando sede di sottoprefettura fino al 1927. La Città di Camerino è insignita di Medaglia d’Argento al valor militare per l’alto contributo offerto alla causa della Liberazione. Al centro della zona montana della provincia di Macerata, nel cuore delle Marche, la città di Camerino domina dalla sommità del colle la grande conca “camertina” delimitata a sud-est dal massiccio dei Sibillini. Le bellezze naturali, i monumenti artistici, le tradizioni culturali - la città ha dato vita alla più significativa scuola pittorica delle Marche ed è sede dal Medioevo di una delle più prestigiose Università italiane - e le prelibatezze gastronomiche fanno di Camerino una meta di singolare attrattiva.

LA ROCCA BORGESCA
Si narra che Cesare Borgia nel 1503 la fece costruire non a difesa della città ma per tenere in soggezione i cittadini nostalgici della dinastia varanesca, pare infatti che i suoi cannoni fossero rivolti verso il centro. La rocca ha pianta trapezoidale che delimita la piattaforma interna sul bordo di un precipizio, superabile con un audace ponte, successivamente riempito per volere di papa Clemente X, vescovo di Camerino; sui vertici ad est e ad ovest due torrioni cilindrici, su quello nord un grande mastio quadrangolare che ai tempi di Clemente VII custodì il tesoro di Loreto. Fino al 1852 fu lazzaretto. Per prendere pietra, nel 1867, fu parzialmente smantellato insieme alla chiesa di San Pietro di Muralto e parte del convento. L’ala rimasta del convento (ore sede di un caratteristico ristorante) ha due piani di sale a volta, ariose, rinascimentali, ove morì il beato Pietro da Mogliano. Colmati i fossati, demoliti gli edifici interni e rimosse le merlature, la rocca si qualifica come superbo belvedere. Il giardino fu realizzato 1924, integrando alberi piantati già nell´800. Al suo interno sono ospitati i busti di due illustri personaggi: il compositore Filippo Marchetti e il drammaturgo Ugo Betti.

IL DUOMO
Il terremoto del 1799 colpì seriamente il Duomo, che subì un grave crollo. Per calcolare i danni e progettare un´opera di ricostruzione fu inviato da Roma Andrea Vici, primo architetto della Rev. Fabbrica di San Pietro e allievo del Vanvitelli. La nuova chiesa venne rifatta con un´unica navata ed intercolumni a simulare delle piccole navate laterali con grande presbiterio e coro. La pianta della chiesa è stata spostata verso nord-est con un conseguente ampliamento della piazza. La facciata attuale, caratterizzata da due tozzi campanili con orologio, è molto pesante e appiattita, risultando una continuazione degli altri porticati del Palazzo vescovile, e contrasta fortemente con lo slancio verticale dell´interno, che presenta la navata centrale inondata di luce. Sono da ammirare, all'interno e nelle sagrestie, pregevoli esemplari della scultura lignea policroma del '200 (Crocefisso) e del '400 (Madonna della Misericordia) oltre a interessanti tele di pittori di maniera del '600.

PALAZZO ARCIVESCOVILE
Il Palazzo Arcivescovile fu eretto dal vescovo Berardo Bongiovanni (1574) sulle mura della città e su costruzioni medievali in parte inglobate. Alla fine del sec. XVI i lati nord e ovest della piazza assumevano l'attuale volto. Si presume che risalga ai tempi del Cardinale Del Bufalo (1601-1606) la collocazione della corte interna, che presenta le tre arcate di fondo aperte sulla valle, del pozzo del De Buoi. Il prospetto principale risulta suddiviso in tre ordini e caratterizzato, al piano terra, dal porticato con volte a crociera e con pilastri, lesene e trabeazione in arenaria. Ospita il Museo Diocesano, recentemente riaperto al pubblico.

PALAZZO DUCALE
Dopo la fine della Signoria dei da Varano (1571) il Palazzo diventa sede degli uffici governativi dello Stato della Chiesa e poi dell´Università, subendo irrimediabili perdite nelle decorazioni pittoriche e nelle strutture. Si erge strategicamente nei pressi della cattedrale, nello spazio più sacro della città, sulla sommità del colle, proprio quando questo raggiunge il suo minimo livello, tanto da rendere necessarie le fondazioni sul ciglio della rupe, su due terrazze più in basso, per evitare di stringere troppo lo spazio della piazza. Le prime notizie del palazzo risalgono agli anni che seguono il sacco di Camerino ad opera del re Manfredi (1259), quando Gentile I da Varano, podestà della città, costruisce il palazzo posto nel quartiere di Sossanto (probabilmente in corrispondenza di un originario insieme fortificato comprendente tutto il lato nord di Camerino), recuperando le cosiddette "Case Vecchie", e già dal 1266 è in grado di ospitare gli uffici del Comune, privi di una sede propria. Il piano su cui è fondato il palazzo è costruito su pilastri quadrati sui quali si innestano delle arcate a tutto sesto, delle quali ne sono visibili ancora due, che forse dovevano fare parte di una facciata. Il primo nucleo del palazzo è quello più a nord, verso San Venanzio, ed è molto probabile che fosse unito alla Cattedrale fino a quando, alla fine del XIII secolo, questa fortificazione, della quale doveva far parte una torre dalle murature molto spesse che terminava con una loggia a piccole arcate, non venne interrotta con l´apertura della Porta Gentile. Una seconda stratificazione si ha sotto Venanzio, nella seconda metà del Trecento, a seguito dell´ottenimento del vicariato apostolico da parte dei da Varano. Venanzio inizia a costruire un po´ più a monte, accanto alla torre preesistente che diventa così parte integrante di questa nuova architettura, fungendo da collegamento verticale ai tre piani. Il palazzo di Venanzio, ancora incompleto nel 1418, doveva apparire come una vera e propria residenza signorile, visto che al piano nobile aveva una Sala Grande di rappresentanza adibita a feste e ricevimenti, con otto finestre, due camini, soffitto ligneo e di continuo abbellita con arazzi, affreschi, intarsi. Tra il 1489 e il 1492 Giulio Cesare fa invece costruire il cosiddetto "Palazzo nuovo", edificato anch´esso su preesistenze e collegato alle precedenti costruzioni, del quale è oggi ben visibile il cortile che lo caratterizza, recuperato nei restauri operati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici. Il Palazzo nuovo aveva anche un ingresso monumentale sulla piazza, con un pulpito dal quale il signore poteva affacciarsi, posto sopra al portone principale e sorretto da due colonne, mentre le stanze decorate che correvano al primo piano, sostenute dalle arcate del cortile, sono completamente perdute. Nel 1571, terminata la Signoria e divenuto Palazzo Apostolico, vengono costruiti cinque contrafforti a sostenere la costruzione a valle. Nel 1749 dalla sala grande del Palazzo Apostolico, ceduta al Comune, si ricavano, ad uso dell´Università otto ampie aule con corridoio centrale, mentre nel 1760 si effettua un intervento di consolidamento strutturale con la formazione di pilastri e sottarchi nel cortile maggiore e con la messa in opera di catene nei sotterranei. Ulteriori acquisizioni da parte dell´Università si hanno intorno al 1950, mentre tra il 1976 e il 1978 hanno inizio i restauri da parte della Sopirintendenza per i Beni Architettonici per le Marche, che danno il via al recupero del cortile e delle sale voltate delle "case vecchie", rinvenendo nel 1985, nascosti sotto una scialbatura, gli ambienti affrescati in un salone del piano terra del palazzo di ´Venanzio´.

CONVENTO DI SAN DOMENICO
Il convento eretto alla fine del Duecento intorno ad una chiesa preesistente, ha subito varie trasformazioni nel '400 e nel '500 ed è stato restaurato per accogliere il Museo Civico e la Pinacoteca G. di Giovanni. Le opere ivi contenute vanno dal XIII al XIV secolo e a queste si sono aggiunte varie opere provenienti in gran parte dalla confisca dei beni ecclesiastici dopo il 1860. Vanno ricordate opere di Olivuccio di Ciccarello, Cola di Pietro, Arcangelo di Cola. Al piano inferiore del convento è allestito il museo civico archeologico dotato di importanti reperti databili dal neolitico al medioevo di diversa provenienza.

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IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

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