PROVINCIA DI MACERATA
VISSO
Storia e cultura
Nel cuore incontaminato del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, incastonata in una conca circondata da una corona di monti, Visso colpisce per l’eccezionale ambiente naturale e per il fascino del suo elegante abitato di impianto medievale, ricco di balconcini e case torri, di palazzetti gentilizi, di portali in pietra e di antiche vestigia che rievocano antiche memorie e suggestioni. Visso è il punto di partenza di una impegnativa strada di montagna, che raggiunge i Piani di Pao, Bolognola, Acquacanina, Fiastra, il lago di Fiastrone, e i centri di Sarnano, Amandola e Montefortino. La cronaca storica conferma l’esistenza di un villaggio di origine sabina nelle valli vissane, che nel III secolo a.C. fu, con le armi, conquistato dal popolo romano, sotto il quale Visso crebbe in prosperità seppure isolato per le sue caratteristiche geo-morfologiche. Vicus, cioè “luogo”, “villaggio”, accompagnato dall’aggettivo Elacensis, “rispettabile”, fu secondo tradizione il nome del primo insediamento. Il toponimo Vicanum indicava la terra comunale (o vicana) del pascolo e del legnatico attorno a un vicus. Ben presto (circa nel 45 a.C.) gli abitanti del luogo acquistarono la cittadinanza romana ad opera del patrizio Marco Vipsano Agrippa, dal quale, in base ad alcune testimonianze storiche, il VicoElacense avrebbe preso il nome di Vipse, da cui Visso. Durante le invasioni barbariche, nel 569 d.C., Visso venne sottomesso dai Longobardi che lo accorparono al Ducato di Spoleto sotto l’amministrazione del Casteldato di Ponte. All’inizio del XII secolo la popolazione aveva già da tempo abbandonato la valle e si era fortificata sul pendio meridionale del monte Careschio, sul colle della Concezione, dove aveva edificato il Castrum S. Johannis, con torri di vedetta che ancora sfidano i secoli. Raggiunta una buona stabilità economica-amministrativa, nel 1143 la popolazione incominciò a radunarsi nella Pieve di S. Maria - l’attuale Collegiata - fondando il comitato dei “boni viri”, che rappresenta la prima palese espressione comunale. Nel 1255 il Comune di Visso acquistò dal feudatario di Norcia, Tibaldo di Farolfo, i castelli di Norcia, Pietralata, Nocelleto, Gualdo, Macereto, Aschio e Vallinfante, da cui la necessità di suddividere questo vasto territorio, per meglio amministrarlo, in 5 Guaite (unità amministrative) con pari diritti, ognuna rappresentata da un Priore, finché non venne invaso dall'esercito napoleonico. Dopo la proclamazione del Regno d'Italia Visso venne staccata dall'Umbria e accorpata alla provincia di Macerata e nel 1985 passò dall'arcidiocesi di Spoleto a quella di Camerino. Nel 1927 il comune di Visso venne assegnato alla provincia di Perugia, ma dopo soli due anni tornò a quella di Macerata. Dal HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/1993" \\\\o "1993"1993, Visso è la sede del HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Parco_nazionale_dei_Monti_Sibillini" \\\\o "Parco nazionale dei Monti Sibillini"Parco nazionale dei Monti Sibillini. La città fa parte del Club dei HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Borghi_pi%C3%B9_belli_d%27Italia" \\\\o "Borghi più belli d'Italia"Borghi più belli d'Italia ed è HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_Arancione" \\\\o "Bandiera Arancione"Bandiera Arancione certificata dal HYPERLINK "http://it.wikipedia.org/wiki/Touring_Club_Italiano" \\\\o "Touring Club Italiano"Touring Club Italiano.
RIEVOCAZIONI STORICHE
TORNEO DELLE GUAITE
Rievocazione medievale del 1200-1300, nella quale le cinque antiche Guaite del territorio tra Visso Ussita e Castelsantangelo sul Nera, si contendono in una gara di tiro con l’arco il palio. La manifestazione si svolge ogni anno tra l’ultima settimana di Luglio e la prima di Agosto.
Durante la rievocazione, si potrà assistere a sorprendenti spettacoli, cortei caratterizzati da incantevoli vestiti, e un entusiasmante gara ti tiro con l’arco. Inoltre per tutto il periodo si potranno degustare le specialità del luogo in stile medievale nella Taverna del Priore appositamente aperta per le feste.
PRODOTTI TIPICI
Tra i sapori robusti e genuini di questa terra troviamo il HYPERLINK "http://www.macerataitinerari.it/il-ciauscolo/" \\\\o "Il Ciabuscolo e i salumi"ciauscolo, un insaccato preparato con una speciale lavorazione del maiale, e alla cui carne, macinata e infarcita di aromi, è dedicata una sagra. Ci sono poi i formaggi, da gustare nelle diverse stagionature, la lenticchia e il farro dei Monti Sibillini. Infine, a completare il menu, ci sono i piatti preparati con la trota del fiume Nera e soprattutto con il pregiato tartufo nero.
MONTE SIBILLA
E' la vetta simbolo per eccellenza dei Monti Sibillini e come tale si raggiunge da molteplici parti con sentieri più o meno impegnativi. Amministrativamente è situato nel comune di Montemonaco e per una parte in quello di Montefortino, rispettivamente appartenenti alle province di Ascoli Piceno e Fermo, tutto il territorio è situato nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Prende il nome dalla Sibilla Appenninica, mitica abitatrice dell'omonima grotta (situata nei pressi della sommità), un antro che si apre in un varco roccioso vicino alla cima posta a 2173 m s.l.m., che da secoli vela l'altura di un'aura di leggenda e mistero. Andrea da Barberino, con la pubblicazione del suo libro Il Guerrin Meschino, contribuì alla divulgazione della leggenda della Sibilla. Narra infatti di un cavaliere errante che si recò dalla maga per ritrovare i suoi genitori. Per un anno, soggiornò nell'antro e resistette, con tutte le sue forze, alle tentazioni invocando il nome di Gesù Nazareno. Anche il francese Antonie de la Sale arricchì, con un racconto dettagliato, la storia, la natura dei luoghi e la conoscenza dei monti Sibillini. Compilò un'accurata pianta topografica della Grotta della Sibilla, che è attualmente conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi, descrivendo uno spazio ampio e circondato da sedili scavati nella roccia "intalieux tout entour". Le informazioni, spesso, erano tramandate oralmente e ricche di imprecisioni. Nel maggio del 1420, Antoine de la Sale, scalò la cima del Monte Sibilla, incamminandosi da Montemonaco.
ABBAZIA DI CHIARAVALLE DI FIASTRA
FONDAZIONE GIUSTINIANI BANDINI
Il centro abitato Abbadia di Fiastra lega il suo nome all'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra che è una delle abbazie cistercensi meglio conservate in Italia. Qui l'ideale benedettino di lavoro e preghiera, oltre a diventare concreto e visibile attraverso un linguaggio architettonico di rara bellezza, ha saputo segnare profondamente anche la storia del territorio circostante arricchendola di preziose ed interessanti testimonianze. L'Abbazia, il palazzo e tutti gli edifici che si trovano all'Abbadia di Fiastra con circa 1800 ettari di territorio circostante, sono oggi di proprietà della Fondazione Giustiniani Bandini. Questa è stata istituita nel 1974 secondo il desiderio di Sigismondo Giustiniani Bandini, morto nel 1918, a 32 anni e senza eredi. Nel suo testamento aveva espresso la volontà di creare una Fondazione che avrebbe ereditato tutte le sue proprietà e alla morte di Maria Sofia Giustiniani Bandini, ultima erede della famiglia, anche parte delle proprietà di quest'ultima passarono alla Fondazione. La Fondazione ha lo scopo di tutelare, preservare e valorizzare tutto il patrimonio lasciato in eredità dalla Famiglia Giustiniani Bandini. Oltre al complesso abbaziale e ai terreni la Fondazione è proprietaria anche di circa 70 case coloniche, di cui alcune piuttosto antiche e molte ancora abitate da famiglie di agricoltori che coltivano i terreni circostanti. Una parte delle terre coltivate è invece attualmente gestita dall'azienda agraria della Fondazione Giustiniani Bandini.
STORIA E DESCRIZIONE DEL COMPLESSO DELL’ABBAZIA
L'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra fu fondata nel 1142, quando Guarnerio II, duca di Spoleto e marchese della Marca di Ancona, donò un vasto territorio nei pressi del fiume Fiastra ai Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano. I religiosi arrivati da Milano iniziarono la costruzione del monastero utilizzando anche materiale proveniente dalle rovine della vicina città romana di Urbs Salvia, distrutta da Alarico tra il 408 e il 410 e poi abbandonata. Contemporaneamente fu avviata anche la bonifica dei terreni circostanti. La Chiesa abbaziale è una monumentale costruzione regolata dalle severe forme cistercensi. A fianco della chiesa è ancora oggi conservato il monastero, realizzato anch’esso secondo gli schemi cistercensi, con un bel chiostro ricostruito nel XV secolo.L’Abbazia conobbe una rigogliosa floridezza per tre secoli e, grazie ai Monaci Cistercensi che osservavano la regola di San Benedetto "Ora et labora", promosse lo sviluppo religioso, economico e sociale di tutta l’area. Nel 1422 venne saccheggiata da Braccio da Montone ed in seguito l’Abbazia fu affidata ad otto cardinali commendatari; nel 1581 passò alla Compagnia di Gesù ed infine nel 1773 l’intera proprietà fu ceduta alla nobile famiglia Bandini e quindi, per volontà dell’ultimo erede di questa, all’attuale Fondazione Giustiniani Bandini. Su invito della Fondazione, nel marzo 1985 i Monaci Cistercensi, provenienti anche questa volta da Milano, sono ritornati a vivere nell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. La loro presenza ha ridato vita all'antico monastero portandolo ad essere di nuovo un punto di riferimento spirituale per tante persone. Il complesso si presenta nella sua struttura originaria, con la chiesa abbaziale che occupa il lato nord del chiostro. La chiesa è dedicata alla Vergine Maria, come è consuetudine per i cistercensi. In stile cistercense-lombardo-borgognone, presenta tre navate, ed ha l'altare rivolto verso est e si presenta spoglia ed austera in quanto il Capitolo generale dell'Ordine cistercense proibiva l'uso di decorazioni ed affreschi.
È quasi completamente costruita in laterizio; in pietra, proveniente dalle rovine romane di Urbs Salvia, sono i portali, i rosoni e i capitelli che furono scolpiti dai monaci stessi con motivi floreali, geometrici ed arabeschi. Il chiostro è il simbolo della vita monastica. Nelle sue forme attuali è frutto della ristrutturazione operata alla fine del 1400 dai cardinali commendatari, dopo il saccheggio del 1422. Il pozzo ottagonale al centro del chiostro era usato per attingere l'acqua da una cisterna dove veniva convogliata l'acqua piovana. La struttura in ferro è del periodo dei Gesuiti. Il lato a fianco alla chiesa era per la preghiera; sul lato orientale si trovava la Sala del capitolo dove ogni giorno i monaci si riunivano per leggere un capitolo della regola di San Benedetto. Il lato sud del chiostro ospitava le cucine e i refettori. All'inizio del XIX secolo questi locali sono stati demoliti per fare spazio al Palazzo Giustiniani Bandini. Oggi resta solo il Refettorio dei conversi (monaci dediti al lavoro manuale) con volte a crociera e sette colonne composte da basamenti, fusti e capitelli provenienti dalle rovine della vicina città di Urbs Salvia. Sul lato ovest del chiostro si trova il cellarium che era usato come magazzino e deposito.
Sotto al lato nord del chiostro si trova la Sala delle Oliere che originariamente era usata dai monaci per la conservazione dell'olio e dove adesso è allestita la Raccolta Archeologica Abbadia di Fiastra. Il lato sud del chiostro è attualmente occupato dal Palazzo Giustiniani Bandini, fatto costruire dalla famiglia Bandini che, alla soppressione della Compagnia di Gesù, aveva ottenuto in enfiteusi tutti i beni dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Sul lato est del chiostro, a fianco della chiesa, si apre un passaggio che conduce alle Grotte del monastero, sotterranei con temperatura costante tutto l'anno, che venivano usate dai monaci per la conservazione dei viveri. Lo stesso passaggio conduce alle Cantine dove venivano lavorate le uve raccolte nelle vigne dell'Abbazia. Furono edificate nel periodo dei Gesuiti e sono formate da un grande locale con un piano interrato; qui è stato recentemente allestito il Museo del Vino.
PALAZZO DEI PRINCIPI
L'ala sud del chiostro dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, occupata originariamente dalle cucine e dal refettorio dei Monaci Cistercensi, verso la fine del XVIII secolo, fu adibita a dimora della Famiglia Bandini. Nel 1859 Il Principe Sigismondo affidò all'architetto Ireneo Aleandri la ristrutturazione dell'edificio. Il Palazzo si sviluppa su tre piani e presenta molte stanze con ricche decorazioni. Al primo piano si trova il Salone Pompeiano dove si ascoltava la musica e dove sembra abbiano suonato Wagner e Lizst. Da un lato del salone si apre una bellissima “enfilade”, serie di salottini molto raffinati. La maggior parte degli ambienti presenta decorazioni a grottesche della fine del XIX secolo. L'ultimo Principe Sigismondo (1886-1918) fu legato da un amore particolare alla tenuta dell'Abbadia di Fiastra e portò a termine i lavori di sistemazione del Palazzo: fece abbellire la Sala delle Tenute e lo scalone nobile con suggestive decorazioni a trompe l'oeil.
Durante la seconda guerra mondiale nel Palazzo fu allestito un campo di concentramento per ebrei e prigionieri politici. Il Palazzo si affaccia su un giardino all’inglese, realizzato tra il 1818 e il 1835, ornato da lecci, diversi tipi di conifere, palme e una maestosa quercia da sughero, specie rara nelle Marche. Oggi nel palazzo ha sede la Fondazione Giustiniani Bandini e la Riserva Naturale Abbadia di Fiastra.
LA RISERVA NATURALE DELL’ABBAZIA DI FIASTRA
La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra, istituita nel 1984, comprende 1825 ettari di terreni che circondano l'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra che ancora mostrano tracce evidenti della lunga presenza e del lavoro dei monaci. Attualmente la Riserva, che è gestita dalla Fondazione Giustiniani Bandini ha come finalità fondamentali quelle di proteggere il territorio e le sue risorse, promuovere la ricerca scientifica e le attività di educazione ambientale, favorire lo sviluppo dell’attività agricola in accordo con le attività culturali e turistiche di più recente sviluppo, salvaguardare l’antica Abbazia Cistercense, il palazzo principesco e tutte le altre preziose testimonianze storico-architettoniche del passato. Il territorio della Riserva Naturale è compreso tra i Comuni di Urbisaglia e Tolentino, nella fascia medio-collinare della Provincia di Macerata, tra 130 e 306 m. slm., a cavallo tra la valle del fiume Chienti e quella del Fiastra, suo maggior affluente. Entrambi i comuni presentano una ricca storia, legata anche all’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, e un importante patrimonio architettonico. La Riserva, suddivisa in Riserva Naturale Orientata, Riserva Antropologica e Area di protezione, comprende ambienti diversi che rappresentano importanti testimonianze dell'evoluzione del territorio nel corso dei secoli. La Selva, di circa 100 ettari, è il cuore dell'area ed è l'ultimo esempio, avente ancora una superficie considerevole, di una foresta molto estesa che fino al 1700 copriva l'intera fascia collinare della provincia maceratese. Si tratta di un bosco a prevalenza di cerri, dove vivono numerosi animali selvatici tra cui il capriolo. Il laghetto “Le Vene” e i corsi d’acqua Entogge e Fiastra sono importanti e suggestive zone umide ricche di vegetazione e fauna. I campi coltivati, con relative case coloniche, sono il frutto di una attività agricola portata avanti nei secoli con amore e rispetto dei ritmi della natura. Nel territorio della Riserva, oltre al cerro, sono presenti la roverella, la farnia, l'orniello, l'acero campestre; sono state introdotte dall'uomo il leccio, il bosso e diversi tipi di conifere. Tra i mammiferi, oltre al capriolo, reintrodotto nel 1957, sono presenti la faina, il tasso, la donnola, l'istrice e la volpe; fra gli uccelli lo sparviero, la civetta e l'allocco, il picchio verde, il picchio muratore, il rampichino, l'upupa e tanti altri passeriformi.
PERCORSI DELLA RISERVA NATURALE
Varie sono le possibilità di entrare a contatto con i vari ambienti naturali della Riserva. Vi sono stati infatti recentemente riorganizzati i seguenti percorsi che prevedono spazi riservati ai pedoni, ai ciclisti e a chi ama andare a cavallo:
Sentiero natura "La Selva"
Il percorso mostra il bosco, ricco di cerri, nei suoi differenti aspetti: inoltrandosi in un sentiero piuttosto ampio che percorre l'intera Selva si possono osservare alcune interessanti tracce lasciate dall’uomo nel corso dell'ultimo secolo, quando era riserva di caccia della Famiglia Giustiniani Bandini, come alcuni punti utilizzati per la cattura dei fagiani e le piante sempreverdi introdotte a scopo ornamentale. La parte più bassa del percorso mostra, invece, il volto più naturale della selva e alcune dinamiche in atto nella vegetazione, come la tendenza allo sviluppo dell’alto fusto in zone di bosco governato a “ceduo” fino a qualche anno fa.
Sentiero natura "Il lago Le Vene"
Il sentiero attraversa il territorio agricolo compreso tra la “Selva” ed il fiume Fiastra: qui si possono osservare in particolare la farnia, la berretta del prete, l'acero campestre e l'olmo. Tale percorso, inoltre, è ideale per le osservazioni faunistiche, visto che tocca tre ambienti diversi: i campi coltivati, il bosco ed il fiume. Lungo il cammino si incontra il "Casino del Principe", testimonianza di quando il territorio dell'Abbadia era una riserva di caccia, quindi, scendendo lungo le rive del Fiastra, l’ecosistema fiume con la caratteristica vegetazione ripariale, infine il lago “Le Vene”, ex cava di ghiaia che, con la nascita della Riserva Naturale, è stata oggetto di un attento progetto di recupero ambientale. Qui è possibile osservare interessanti specie di uccelli migratori quali l’airone cenerino, la garzetta, la folaga, il tuffetto ed ancora il martin pescatore e la gallinella d’acqua che risultano nidificanti. Lungo la parte del sentiero sotto al bosco si incontrano alcune tipiche case coloniche, una caratteristica importante della Riserva, e poi la "Pignolara", pineta dove oggi si rifugiano alcuni caprioli, animali simbolo della Riserva.
Sentiero sensoriale "Il bosco e il fiume"
Il sentiero sensoriale è un percorso lungo il quale la scoperta della natura viene effettuata non solo con il senso della vista, ma anche utilizzando l’udito, l’olfatto e il tatto. In particolare sono state eliminate le barriere architettoniche, al fine di rendere il percorso accessibile a tutti. Esso si snoda in pianura e per percorrerlo si impiegano circa 30 minuti. L’itinerario è caratterizzato da un fondo in ghiaia compattata e rullata ed è delimitato da una staccionata in modo tale che possa essere percorso senza pericolo. Si possono notare le caratteristiche delle siepi, della vegetazione ripariale, del fiume Fiastra, del pioppo bianco e alcuni alberi morti.
Sentiero fluviale “Il Fiastra tra l'Abbazia e la città romana”
Questo percorso si sviluppa tra il territorio dell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, esempio unico di architettura cistercense e parte fondamentale della Riserva Naturale, e il Parco archeologico di Urbs Salvia, che comprende l'area occupata dalla città romana e che conserva ancora oggi monumenti di grande valore. Si parte dall'Abbazia e si risale il fiume Fiastra che rappresenta un naturale corridoio ecologico con la sua flora e fauna tipiche. Il territorio circostante è stato modellato dalle acque del fiume, con l'azione di erosione e di sedimentazione, mentre in alcuni casi l'uomo, con i suoi interventi di arginatura e canalizzazione, ha modificato il corso stesso del fiume. Lungo il percorso è possibile ammirare un paesaggio veramente suggestivo verso la collina di Villamagna, dove recentemente è stato rinvenuto un insediamento rustico di epoca romana. Arrivando poi all'area archeologica vera e propria si incontrano i monumenti di Urbs Salvia che ci riportano indietro di quasi 2.000 anni.
Percorsi ciclistici
Scoprire la Riserva Naturale Abbadia di Fiastra e l'area circostante utilizzando la biciletta è un modo diverso, ma molto stimolante, di godere delle bellezze del luogo. Numerosi sono i percorsi immersi nella natura che si possono percorrere in bicicletta; non risultano particolarmente difficili e permettono a tutti di tenersi in forma in un ambiente veramente suggestivo e in tutta sicurezza. Oltre agli itinerari indicati è possibile utilizzare altre strade pubbliche per per variare i percorsi a seconda delle proprie esigenze. È invece vietato percorrere in bicicletta i sentieri pedonali, le strade private, attraversare i campi e il bosco.
Percorsi a cavallo
Negli ultimi anni si è diffuso molto l'amore per i cavalli e sicuramente la Riserva Naturale, con il suo territorio vario ed affascinante, si presta molto bene a questo tipo di sport, soprattutto se praticato a livello amatoriale. All'interno della Riserva si trova un maneggio che offre la possibilità anche ai più piccoli di fare delle semplici passeggiate a cavallo seguiti da un esperto.
Raccolta archeologica
Nella Sala delle Oliere è allestita la Raccolta Archeologica dell’Abbadia di Fiastra. In questa sala, che si trova sotto al lato nord del chiostro, si conservava l’olio ricavato dalle olive raccolte nei campi dei monaci. Le piccole aperture che danno sul chiostro furono costruite per consentire l’areazione del locale piuttosto che l’illuminazione, allo scopo di garantire una migliore conservazione dell’olio. La Raccolta archeologica comprende reperti provenienti dalla vicina Urbs Salvia, portati alla luce durante varie campagne di scavo effettuate per conto della famiglia Giustiniani Bandini a partire dalla fine del 1700. Altro materiale si è successivamente aggiunto a testimonianza del profondo legame che esiste tra l’Abbazia e l’antica città romana.
Molti sono i documenti epigrafici, soprattutto iscrizioni funerarie, che raccontano la vita di alcuni abitanti di Urbs Salvia. Da notare, inoltre, i ritratti di Augusto e Druso Maggiore, un peso in basalto, un’urna cineraria, un’anfora rinvenuta nel Mare Adriatico e alcune parti architettoniche relative alle prime fasi di costruzione della chiesa.
Museo del vino
Nei locali delle cantine, con accesso dal chiostro dell'Abbazia, è stato recentemente allestito il Museo del Vino che espone strumenti ed oggetti usati nel passato per la lavorazione delle uve. Le cantine furono edificate nel corso del XVII secolo per conto dei Gesuiti, ai quali era stata affidata l'Abbazia nel 1581. Sono costruite su due piani, di cui uno interrato, e venivano utilizzate per lavorare le uve prodotte dalle vigne dell’Abbazia e più recentemente quelle raccolte nelle terre della famiglia Giustiniani Bandini e poi della Fondazione Giustiniani Bandini. Le cantine, appena restaurate, sono il luogo ideale per esporre i vecchi strumenti usati dai contadini: sono visibili torchi, botti di rovere di varia grandezza, contenitori di diverso genere, tini, pompe per travasare il vino e una bellissima caldaia per il vino cotto, costruita a lato di un piccolo chiostro dei monaci cistercensi. Il Museo comprende anche una ricca documentazione relativa alla produzione di vino nel territorio marchigiano.
Museo della civiltà contadina
L'agricoltura è sempre stata nell'area della Riserva Naturale l'attività fondamentale per lo sviluppo economico e sociale, fin dall'epoca dei monaci. Grazie a loro e a coloro che poi hanno sempre migliorato e promosso il lavoro in campagna, l'area ha conservato le caratteristiche che oggi la rendono unica, con le sue distese di campi coltivati disseminate di antiche case coloniche. Il Museo della Civiltà Contadina, allestito nei locali attigui al Centro Visite, dove una volta si trovava la foresteria del monastero, permette di ripercorrere la storia dei contadini della zona dal 1800 agli anni '50 del 1900. Nel Museo sono raccolti molti attrezzi agricoli, utensili da cucina e oggetti di falegnameria che provengono dalle case del circondario; essi sono stati raggruppati in base al loro uso e sono stati ricreati ambienti che mostrano come si svolgeva la vita in campagna e come fossero numerose e diversificate le attività della famiglia stessa. Sono esposti tra l'altro, un telaio, un birroccio tipico maceratese, una macchina a vapore per azionare la trebbiatrice, una seminatrice, un aratro in legno, attrezzi da falegname. Il tutto è corredato da splendide fotografie d'epoca che mettono in risalto volti, usi e lavori di tempi che sembrano oggi lontanissimi.