PROVINCIA DI FERMO - LOCALITA’  DI MARE

PORTO SANT’ELPIDIO
Storia e cultura

Il suo tessuto urbanistico si è principalmente sviluppato in linea con il litorale marino, seguendo i due principali assi viari costieri: la strada statale 16 Adriatica
e la linea ferroviaria adriatica. La forma allungata del territorio è delimitata a nord e a sud rispettivamente dai fiumi Chienti e Tenna. Oggi, a seguito del forte aumento demografico degli ultimi anni, lo sviluppo sta proseguendo sui bassi declivi che salgono in collina e sulle colline stesse; le frazioni Corva e Cretarola popolano, infatti, le alture più rilevanti del territorio cittadino. Come comune autonomo è stato istituito di recente, nel 1952, dalla suddivisione amministrativa della città di Sant'Elpidio a Mare nel secondo dopoguerra. Da alcuni scavi nella zona interna del comune (Fonteserpe, Pescolla, Pian Di Torre) si sono trovati molti reperti archeologici importanti, che confermano la presenza di alcune sepulture Etrusche risalenti all'ultimo periodo. Dell'epoca medioevale si ritrovano mappe in cui già nel 1550-1600 si legge di un piccolo paesino sulla costa, col nome di "Porto San Lupidio", con mare pescoso e poco lontano dal Castrum Castri, fortezza militare andata distrutta in epoca medievale. Nonostante il passare degli anni e la continua immigrazione dal sud Italia, il paese è rimasto abbastanza piccolo fino al 1752, in cui ottiene l'indipendenza comunale da Sant'Elpidio a Mare, cambiando nome da "Porto di Sant'Elpidio a Mare" a "Porto Sant'Elpidio". Oggi l’economia di questo giovane comune si basa, oltre che sul turismo, anche sulla produzione specializzata di calzature da donna.

TORRE DELL’OROLOGIO
Affacciata su Piazzale Virgilio, a pochi passi dalla centrale Piazza Garibaldi, la torre dell'orologio è uno dei pochi edifici storici osservabili a Porto Sant'Elpidio. I primi documenti che riguardano la Torre dell'Orologio, risalgono al 1355, quando un Rettore della Marca di Ancona impone a Gerardino di Sallopidio, incaricato di costruire una torre difensiva al fine di rendere meno fragile l'insediamento costiero, la sospensione dei lavori per non aver rispettato le norme costruttive previste. Successivamente nel 1560, il papa Pio IV scrive ai cittadini di Sant'Elpidio per dare il suo assenso all'edificazione della torre sul litorale: questa deve essere portata a termine per contrastare l'intensificarsi delle incursioni "dei Turchi, dei pirati e dei predoni". Ancora più importante diventa la sua funzione con la costruzione della nuova dogana, che avviene a partire dal 1786, in modo da fornire il nucleo costiero di strutture adeguate all'aumentato volume dei traffici. Dopo varie vicissitudini la Torre, nel 1980 viene acquistata dal comune dagli eredi Del Vivo di Civitanova: lo stato del manufatto era a dir poco disastroso, resisteva soltanto la facciata e parte della copertura. Nel 1986 vennero così iniziati i lavori di ristrutturazione (inerenti in modo particolare il risanamento delle fondamenta, della muratura esterna, il rifacimento totale del tetto e degli interni), che terminarono nel 1997. Si può dire che la Torre dell'Orologio è, a oggi, uno dei pochi simboli rimasti della memoria di Porto Sant'Elpidio. Oggi al fine di attribuirle una funzione "attiva", vivibile e fruibile dai cittadini, ospita gli uffici comunali del settore turismo e commercio, lo sportello IAT-Informazione e accoglienza turistica.

VILLA BARUCHELLO
La villa risale alla seconda metà del XVIII secolo. Di proprietà del comune dal 1980, questa villa oltre ad essere sede di importanti manifestazioni e mostre e ospitare il centro d'arte e cultura "La tavolozza", vanta un bellissimo parco, diviso come di consuetudine in due parti: il giardino e il bosco. A testimonianza di quanto il parco sia interessante e maestoso bisogna ricordare che esso è stato inserito nella prestigiosa lista dei parchi più belli d'Italia. Alla villa, situata nella zona settentrionale della città, si accede attraverso un viale fiancheggiato da lecci al termine del quale si giunge al complesso, costituito da una serie di edifici attigui, caratterizzati da pareti di colore giallo tenue in perfetta armonia con la natura circostante.

VILLA MURRI
Situata nel cuore di Porto Sant'Elpidio, Villa Murri fu costruita agli inizi del XIX secolo dal conte Sinibaldi. Intorno alla metà dello stesso secolo venne acquistata dalla famiglia Maggiori di Fermo, che la utilizzò come propria dimora estiva. Tuttavia la villa conserva ancora il nome dei suoi più illustri proprietari, i Murri, che ne acquisirono la proprietà nel 1936. Nel 1953 villa Murri fu acquistata dal Comune di Porto Sant'Elpidio e per anni fu sede della scuola media, che fu poi trasferita in un altro edificio poco più ad ovest facendo sì che i locali della villa potessero essere utilizzati come uffici del Comune, del quale tuttora è sede. La villa è circondata da un ampio parco in cui predominano lecci, allori e lauri. Nel 1994 la biblioteca comunale insieme al settore Cultura e pubblica istruzione trasloca al secondo piano di Villa Murri.  Nella villa vengono allestiti alcuni locali: al primo piano una sala audio-video e una sala incontri culturali, al piano terra una sala mostre ed al terzo piano una ludoteca. Nel 2004 la biblioteca viene trasferita al piano terra insieme all’ufficio informagiovani a pochi metri dal corpo principale di villa murri.

LUNGOMARE
Con la sua bella spiaggia di sassi e piccoli ciottoli, Porto Sant’Elpidio, interrompe i tanti chilometri di spiaggia sabbiosa del litorale Adriatico. Località turistica amata per la tranquillità e i tanti scorci naturali, con spazi verdi e giochi per bambini, spazio pedonale e pista ciclabile.  La pineta demaniale, sorta negli anni ’50, crea una piacevole barriera verde di fronte al mare.

PORTO SAN GIORGIO
Storia e cultura

Le radici di Porto San Giorgio si affondano nell’epoca romana, quando, poco più che villaggio di pescatori, legata alle vicende della vicina città di Fermo, comincia a divenire porto significativo per gli scambi tra questa e le altre città dell’Adriatico e dell’Impero. Ma è soprattutto in epoca medievale che prende forma e trae origine l’attuale cittadina. Tale “Castellum o Navale Firmanorum” è l’antesignano dell’insediamento costiero medievale che si trova dov’è oggi Porto San Giorgio. Nel XII secolo, infatti, diventa un vero e proprio borgo di proprietà della comunità di Fermo che a causa dei continui attacchi dal mare comincia a munirsi di una serie di strutture difensive. E’ in questo periodo che compare per la prima volta il nome di Castel San Giorgio. Vista la sua importanza strategica, nel 1267 il suo già significativo sistema difensivo viene fortificato con la costruzione della Rocca, la quale prende il nome da Lorenzo Tiepolo. I segni del periodo medievale sono ancora visibili in parte nel tracciato urbano dell’antico borgo che sorge a ridosso della collina, nelle rovine delle mura di fortificazione. Nell’unica torre superstite della cinta muraria nota come “Turri Magna” e in alcuni archi edificati a protezione degli attacchi per il naviglio, questi noti anche come archi vinci e archi fiori e ancora visibili all’inizio del secolo scorso, vennero in gran parte demoliti per facilitare la viabilità. La parte più significativa dell’insediamento medievale, tuttavia, rimane la Rocca Tiepolo. Dalla fine del Medioevo alla metà del ‘700, sono poche le testimonianze tutt’ora esistenti, fatta eccezione per le chiese e per alcune interessanti opere conservate al loro interno. A partire dalla seconda metà dell’800, Porto San Giorgio conosce un nuovo importante sviluppo urbano, che, se inizialmente interessa soltanto la fascia compresa tra l’antico borgo e la ferrovia, con le continue conquiste di terre strappate dal mare, incomincia man mano a prendere forma la parte più interessante della nuova città. Con il passare del tempo infatti, nella zona compresa tra la ferrovia e il mare, la cosiddetta “Marina”, le antiche baracche dei pescatori, piccole abitazioni ad un unico piano, lasciano il posto ad eleganti villini liberty che si affacciano su ampi viali alberati, intervallati a parchi e giardini. Nel corso degli anni, dunque, Porto San Giorgio potenziando e migliorando la sua offerta turistica è riuscita a conservare quelle qualità di vita che la rende ancora oggi luogo ideale di villeggiatura, dove moderne strutture ricettive si coniugano con la tradizione, l’ospitalità e la cultura. Ma gli appuntamenti con l’arte, con la musica e lo spettacolo continuano ad animare la città non solo d’estate, bensì promuovendo durante tutto l’anno stagioni teatrali, concerti e moltissime proposte culturali.

ROCCA TIEPOLO
Lorenzo Tiepolo, mentre era podestà di Fermo, fece erigere nel 1267 la Rocca che da lui prese il nome. A forma di quadrilatero con mastio di torri e merli guelfi, baluardo possente e poderoso, contro incursioni dal mare e sentinella vigile della potenza e giurisdizione fermana sulla costa che si estendeva dal fiume Potenza al fiume Tronto. Recentemente ristrutturata e ora sede,  specialmente nel periodo estivo di manifestazioni culturali teatrali di arte drammatica.

CHIESA DEL CROCEFISSO
La più antica chiesa, tutt’ora esistente, fu commissionata dall’omonima confraternita ed è datata intorno al 1500. Al suo interno si conserva un dipinto su tavola piuttosto danneggiato e ritoccato da più mani in varie epoche.

CHIESA DI S. MARIA DEL SUFFRAGIO
Significativa la Chiesa delle Anime Sante, nota anche come S. Maria del Suffragio, voluta da Giovanni Trevisani, membro di una famiglia sangiorgese. Dalla semplice facciata, l’interno è costituito da una navata unica e quattro cappelle laterali. Decorata con finto marmo e gruppi lignei presso l’altare maggiore. Dietro questo e le cappelle laterali sono presenti alcune interessanti opere di Francesco Trevisani e Aureliano Emiliani, pittore di scuola bolognese.

CHIESA DEL ROSARIO
Dall’elegante facciata, si sviluppa su tre navate. L’abside centrale accoglie in un ricco altare barocco la statua della Vergine del Rosario. Del soffitto, affrescato da Sigismondo Nardi agli inizi del ‘900, oggi è visibile soltanto quello presente nell’abside che raffigura la Madonna col Bimbo in braccio che scende da un giardino primaverile, mentre due angeli inginocchiati spargono fiori.

CHIESA DI SAN GIORGIO
Sulla Piazza San Giorgio si affaccia la Chiesa dedicata a San Giorgio martire che andò a sostituire la precedente, demolita nel 1803, di cui rimane soltanto la Torre dell’orologio. La facciata a due spioventi è rimasta incompiuta. I tre portali presentano le modanature rinascimentali provenienti dal materiale di recupero della precedente chiesa. Nei pressi della chiesa è ancora visibile ciò che rimane dell’antico cimitero settecentesco. Preceduta da una gradinata, la chiesa al suo interno è a tre
navate <http://it.wikipedia.org/wiki/Navate>, divise da colonne binate. L’opera più interessante era la Pala d’altare di Carlo Crivelli, commissionata nel 1470 da Giorgio Salvadori, capostipite dell’omonima famiglia. L’opera smembrata e ormai dispersa in vari musei stranieri era originariamente destinata all’altare della Chiesa. Tuttavia, dopo l’abbattimento di quest’ultima e alla ricostruzione avvenuta nella prima metà dell’800, per far posto al San Giorgio a cavallo, venne relegata nella stessa cappella laterale dove attualmente è collocata la copia realizzata dall’Istituto d’Arte di Fermo. Nella tavola centrale sono rappresentati la Modonna col Bambino e una piccola figura di frate orante. Nel pannello di sinistra sono raffigurati San Pietro e San Paolo, mentre in quello di destra San Giorgio che uccide il drago. Nella centina è raffigurata una magnifica Deposizione del Cristo. A completare la nuova Piazza San Giorgio nel 1897 viene realizzata la fontana marmorea dello scultore fermano Alfonso Bernardini, che rappresenta la Democrazia come una giovane figura femminile che reca in mano i simboli dell’abbondanza, poggiata sul globo terrestre.

TEATRO VITTORIO EMANUELE II
Agli inizi dell’800 viene risistemata la Piazza S. Giorgio con la riedificazione della nuova chiesa e realizzato il Teatro, che dopo l’Unità d’Italia prese il nome di Vittorio Emanuele II e dove nel 1874 vi si esibì una giovanissima Eleonora Duse. Costruito su progetto dell’architetto Giuseppe Lucatelli, si affaccia su una piccola piazza a diacente a quella dedicata a San Giorgio, imprimendo un’impostazione completamente nuova all’assetto urbano. Soggetto a vari adeguamenti e ristrutturazioni nel 1911 si decise di intervenire sulla volta della platea. Fu in questa occasione che Sigismondo Nardi realizzò la sua opera migliore.

VILLA BONAPARTE-PELAGALLO
La fece costruire negli anni 1826-29 Girolamo Bonaparte che scelse il Fermano perché si era innamorato della marchesa Anna Azzolino "la più amabile gentildonna di Fermo". Girolamo era uno dei tre fratelli di Napoleone, fu re della Westfalia. Scelse questa residenza dorata dopo la battaglia di Waterloo che lo vide protagonista assieme a Napoleone e agli altri tre fratelli. La costruisce in tre anni l'architetto Ireneo Aleandri, allievo di Stern e Camporesi a Roma e autore anche dello Sferisterio di Macerata. Il Bonaparte fa venire tutto l'arredamento via mare da Trieste, dove risiedeva: mobili e suppellettili tutti in perfetto e bellissimo stile impero tuttora conservati nella villa. Posta immediatamente sopra il centro abitato, richiese ingenti movimenti di terra per creare i terrazzamenti necessari alla sua costruzione a i giardini. L’edificio con la facciata rivolta verso il mare, circondata da un lussureggiante parco di otto ettari, presenta una pianta ad U aperta su un cortile quadrato. La facciata neoclassica è arricchita da un portico e decorata da otto bassorilievi raffiguranti trofei d'armi; le tre porte-finestre del primo piano, che si affacciano su un lungo terrazzo, sono sovrastate da timpani. Nel 1830 passò ai conti Pelagallo, fermani, proprietari fino ad oggi. Villa Bonaparte dispone di ampie sale interne, dalla capienza di circa 300 posti a sedere e il giardino forma un terrazzo affacciato sul borgo sottostante, con una vista straordinaria.

VILLA MARINA
Tra la fine del XVIII secolo e in particolare nella prima metà del XIX, è l’edilizia privata a manifestare una notevole vivacità. La settecentesca Villa Marina, infatti, venne edificata in prossimità del mare, sopra le colmate realizzate dai conti Salvadori- Paleotti. Proprio per volontà di questi ultimi, quasi a presidio delle terre bonificate. La struttura neoclassica presenta interessanti componenti neo-rinascimentali negli imponenti portali est e ovest.

VILLA CLARICE
Un lungo e ombreggiato viale sale il versante della collina a nord di Porto San Giorgio e conduce a questa villa. L’edificio di fine XIX secolo, concepito sul modello della Farnesina a Roama, è circondato da pini secolari e giardini ben curati e presenta una facciata a loggia a tre fornici tra due avancorpi introdotti da una scalinata in cotto. Entrando si attraversa un ampio salone dal quale si accede alla camera da pranzo, interamente affrescata da motivi vegetali da Egidio Coppola, e gli altri ambienti elegantemente dipinti.

VILLA SANTA MARIA AL POGGIO
Non lontano da Villa Clarice si trova un altro esempio di architettura privata della seconda metà del XIX secolo: Villa Santa Maria al Poggio. Seguendo lo schema tipico dell’epoca nella pianta, viene edificata per volere dei conti Passerini. Anch’essa con la facciata rivolta verso il mare, propone soluzioni architettoniche piuttosto sobrie.

VILLA MONTANARI-ROSATI
Ubicata a Nord del centro abitato, sulla sommità di una piccola altura, vi si giunge attraverso un elegante viale, contornato da tigli e roseti. L’edificio di pianta quadrangolare si articola su tre piani scanditi da finestre incorniciate da modanature in laterizio. La villa originariamente pensata come casa di cura, venne presto riadattata dai proprietari e usata come casa di villeggiatura.

VILLA DELLE ROSE
Dei primi anni del ‘900 è la Villa delle Rose, che sorge sul lungomare meridionale. Dallo stile decisamente nuovo, l’edificio venne interamente realizzato in laterizio rosso sul quale si stagliano cornic, modanature e decorazioni in pietra bianca. La decorazione in ceramica con volute di stoffa e festoni di frutta reca la data di costruzione 1921 e il monogramma del committente Alfredo Salvadori. LA forma slanciata dalla presenza della Torretta, le forme delle finestre e le maioliche colorate danno movimento e vivacità agli esterni in una commistione di stili alquanto eclettici. L’ingresso e la sala da pranzo propongono decorazioni liberty, probabilmente realizzate da Egidio Coppola.

LUNGOMARE E PORTO TURISTICO
Porto San Giorgio è animata sul lungomare da una schiera di villini liberty e altre interessanti ville di recente fattura. Tra queste vanno citate Riva Fiorita, Villa Anna e il Villino Tomassini. Dopo l’Unità d’Italia e all’inizio del XIX secolo, tra parchi e nuove abitazioni  sorgono edifici legati alle attività marittime, tra cui il Grand Hotel, del 1919, oggi scomparso,  e viene potenziato il porto. La forte vocazione turistica affianco delle tradizionali attività marinare, favorirà la nascita di circoli nautici e velici. Già nel 1867 viene aperta la sezione Speciale dei Canottieri del Tronto a cura del Conte Luigi Vinci. Ma già nel 1881 viene fondata la Canottieri Piceno grazie all’impegno del Conte Ernesto Garulli che ne divenne il primo presidente. Nel 1924 è la volta della Canottieri Nettuno e nel 1938 per iniziativa di Piergiorgio Paci si costituisce la Lega Navale di Porto San Giorgio.  Oggi la Lega vanta un gruppo vela che ormai da anni, in maniera assidua, consegue vittorie a livello nazionale e internazionale, diventando così il vivaio velico più importante della zona. Più recente è il Club Nautico Piceno, fondato nel 1983. Dopo la seconda guerra mondiale segue un periodo di importanti ricostruzioni dovute anche ai bombardamenti subiti. Nel 1959 viene realizzato il nuovo Mercato Ittico nelle vicinanze del porto. Nel 1985, con l’inaugurazione del nuovo porto turistico con circa 1000 posti barca, Porto San Giorgio si guadagna un posto di tutto rispetto tra gli scali adriatici. Gli ultimi interventi importanti in ordine cronologico riguardano la sistemazione di Viale Oberdan e l’intero lungomare.

PIATTI TIPICI
La cucina è quella del Piceno, basata su pesce, verdure e carni.  Piatti tipici sono i garagoli, o cucciulìtti, lumachine di mare in brodetto di sugo rosso e spezie, il brodetto, brodo di pesci e crostacei, i vincisgrassi, simili alle lasagne e con condimento di fegatini e cacciagione. I primi due vengono dalla tradizione marinara. Il terzo, secondo alcuni, risale al generale austriaco Windisch Graetz che nel 1799 assediò Ancona e attribuì la paternità del piatto al suo cuoco; secondo altri è una ricetta del libro scritto nel 1781 dal cuoco maceratese Antonio Nebbia e intitolato "Il cuoco maceratese" e riguarda lasagne chiamate "salsa per i princisgras". Dolci tipici: l'amandovolo, a base di mandorle e cioccolato fondente, importato dal Piemonte da un pasticciere stabilitosi in città, il fristingo (dolce natalizio di fichi, mandorle, pinoli e noci), la cicerchiata e le sfrappe (dolci che si gustano a carnevale). Liquore tipico: Anisetta, famosa quella della premiata ditta Olivieri, da non confondere con il comune Mistrà (liquore all'anice simile alla sambuca) e l'immancabile vin cotto (difficilmente in vendita). In occasioni particolari si possono servire i finocchi in pinzimonio, la mozzarella a crudo e le arance a fette condite con olio, sale e olive nere. Il pane è sciapo, simile al toscano. Famosa è la Padella Gigante dell'Adriatico (diametro di 4 m sul fondo e 6 m sull'orlo, con una capienza di 1000 litri di olio) usata in occasione de "La Festa del Mare" (che si tiene di norma l'ultima settimana di luglio) dove vengono eseguite in poche ore spettacolari fritture di quintali di calamaretti e pesce dell’Adriatico.

CHIESA DI SANT’AGOSTINO
La chiesa di S. Agostino in Torre di Palme fu commissionata tra il XIV e il XV secolo dai monaci dell’Ordine di S. Frediano di Lucca, confluiti poi nell’Ordine dei Canonici Regolari Agostiniani. In origine, infatti, essa aveva titolo S. Croce, poiché all’interno era conservata una croce astile, che ancora oggi è in loco, del XII-XIII secolo; tale croce-reliquiario è patrona del paese e dell’intera frazione di Torre di Palme ed è custodita in un’edicola collocata nella parete interna destra. Il titolo primigenio fu conservato fino al XVI secolo inoltrato, come risulta dagli inventari dell’ordine: nell’Archivio Agostiniano c’è una relazione del 1650 in cui vengono riportate persino le dimensioni della chiesa, che, eccezion fatta per il presbiterio, corrispondono alle attuali. L’ordine degli Eremitani di S. Agostino, che ebbe in consegna la gestione dell’edificio, fu istituito nel 1296 da Bonifacio VII e fu probabilmente ospitato a Torre di Palme dai religiosi del Convento di Santa Maria a mare. L’ingresso a sud con portale a cuspide a doppia strombatura, presenta archetti lavorati in laterizio, a destra e a sinistra vi sono due monofore ad arco; quella di destra ha archetti sorretti da colonnine e in quello centrale presenta una scultura a bassorilievo raffigurante San Giovanni Battista: il Santo regge con una mano la chiesa di S. Agostino e, con l’indice della mano destra, indica la chiesa a lui dedicata nella piazza poco distante. La facciata ovest è a capanna e al centro di essa si apre un portale gotico cuspidato e con doppia strombatura; sopra il portale un rosone con motivi a zig-zag. La facciata est, quella del presbiterio, presenta due monofore trilobate, una delle quali fu chiusa perché non permetteva una buona visibilità del polittico di Vittore Crivelli che qui è pala d’altare; sulla sommità delle monofore, disposti in forma di croce  decorare la facciata, vi sono dei bacini ceramici con stemmi locali e decorazioni. L’edificio è a pianta rettangolare e a navata unica; la copertura è sorretta da soffitto a capriate riscoperto soltanto con i restauri eseguiti nel 1939, poiché prima, con dei lavori secenteschi, i volumi interni erano stati notevolmente alterati e compromessi dall’inserimento di un contro-soffitto a cassettoni lignei, che occultava l’austero splendore delle capriate. Con gli stessi restauri furono rimossi due altari laterali ottocenteschi realizzati in stile barocco e collocati rispettivamente sotto l’edicola della Santa Croce e sotto quella della Madonna del Rosario. Il presbiterio è sopraelevato rispetto alla navata: l’altare è un sarcofago longobardo del VII secolo e proviene dalla chiesa di Santa Maria di Loreto, una volta sita a Fermo, in Piazza del Popolo, e oggi distrutta. Nella parete destra del presbiterio vi è un’edicola reliquiario che fu commissionata da un Veneziano, Antonio Grana, che si ritenne miracolato dal legno della Santa Croce e dalla Madonna di Loreto; esso fu decorato, secondo i canoni rinascimentali, nel dicembre del 1522, come si ricava dalla iscrizione dedicataria impressa sulla pietra. Nella parete sinistra, invece, sempre riferibili alla stessa committenza per le iscrizioni presenti e per affinità di materiali e di gusto, vi sono un portale monumentale, che dà accesso in sagrestia, e un tabernacolo sul quale è impresso il nome dell’autore-scultore: “Dominicus de Sancto Elopidio”. Sulle paraste del portale e nella cornice del tabernacolo compaiono i primi stemmi di Torre di Palme. Nella Chiesa di Sant'Agostino è conservato un polittico di Vittore Crivelli e una tavola di Vincenzo Pagani.

BOSCO DEL CUGNOLO
Il bosco del Cugnolo è formato principalmente da querce, alcune secolari e di notevoli dimensioni, e altre specie sempreverdi sottoposte a ceduazione. La natura del terreno, non adatta alla coltivazione, l'ha preservato dall'antropizzazione e i suoi 9 ettari sono così stati inclusi nella rete delle Aree Floristiche Protette della Regione Marche. Si trova infatti sopra una falesia a ridosso del mare costituita da sedimenti pliocenici di sabbia e ghiaia alquanto instabile e soggetta a piccole frane. Il suo isolamento ha anche permesso una buona presenza di fauna che ne innalza il livello generale di biodiversità. È stato recuperato dal degrado grazie all'opera del CAI che l'ha dotato di staccionate, passerelle, cartellonistica e un punto di sosta con tavoli e panche che si affaccia sul mare. Il sentiero è comodo e agevole e si può percorrere anche in mountain bike.
Nella prima parte si gode di un suggestivo scorcio verso Torre di Palme e la strapiombante rupe su cui poggia. Proseguendo si incontra la Grotta degli Amanti scavata in tale conglomerato e a cui è legata la storia di Antonio e Laurina avvenuta nel 1911 per le guerre coloniali in Libia.
Al soldato fu concessa una breve licenza ma il fortissimo amore per la fidanzata gli fece decidere di disertare pur di non allontanarsene. Gli Amanti si nascosero nella grotta aiutati dai pescatori locali che fornirono loro pane e sarde. Ben presto i due si resero conto di essere ricercati e prossimi alla cattura ma pur di non separarsi scelsero la morte gettandosi dalla rupe del vicino fosso di San Filippo legati con lo scialle di lei. Più avanti si transita nei pressi della seicentesca Villa degli Aranci, così chiamata perché anche se in posizione panoramica il particolare microclima del posto, riparato dal costone a nord e ovest, ha permesso la coltivazione di tali agrumi.
Al termine si rientra al borgo medioevale di Torre di Palme con i suoi vicoli fioriti e il panoramico terrazzo sul litorale Piceno.


Consulta le nostre guide anche on-line:
IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

Imprese partecipanti al contratto di rete E-ITALY:
1. IN ITALIA SOCIETA’ COOPERATIVA
2. EMMECI SOFTWARE SNC
3. PROGRESSIO ITALIA SRL
4. FI.DE.A.S. SRL
5. OPHISERVICE SOCIETA’ COOPERATIVA