PROVINCIA DI ASCOLI PICENO

CITTA’ D’ARTE
ASCOLI PICENO
Storia e cultura

La città, racchiusa tra il torrente Castellano e il fiume Tronto, di origine picena, fu conquistata dai romani nel 268 a. C. Ribellatasi poi nel 91 a.C., divenne parte della Regio augustea. Aggregata dai Longobardi al Ducato di Spoleto e posta sotto il dominio papale da Carlo Magno, si eresse a libero comune nel 1185, inaugurando un periodo di grande prosperità economica e vitalità artistica, che durò per tutta l’età rinascimentale. Nel 1799 subì l’invasione francese, tornò nel 1815 sotto la Santa Sede e, con l’unità d’Italia, divenne capoluogo provinciale. Cattura lo sguardo e la memoria la bellezza del territorio, in un susseguirsi di suggestivi scorci panoramici che guardano il Monte Ascensione da un lato e il gruppo dei Sibillini dall’altro, la preziosità storico-artistica delle scenografiche piazze, delle chiese romaniche delle svettanti torri scolpite nel travertino, la ricchezza dell’artigianato locale, imperniato sulla produzione delle ceramiche artistiche e la tradizione enogastronomica, in un connubio straordinario e fondamentale per la valorizzazione e lo sviluppo di questa splendida città. Il centro storico di Ascoli deve il suo aspetto così armonico e compatto al travertino che, fin dalle origini, è stato il materiale principale nella costruzione degli edifici di ogni genere. Dalle semplici abitazioni, ai palazzi del potere e a quelli signorili, alle chiese, alle pavimentazioni delle piazze, questa pietra per duemila anni e senza interruzione, pur con lo scorrere della storia e degli stili, ha costituito il tessuto urbano della città, rendendola così unica e particolare. Nel panorama della città in epoca medievale si evidenziava una forte presenza di torri gentilizie. Esse rappresentavano una manifestazione tangibile del potere delle famiglie cui appartenevano, ma erano anche vere e proprie costruzioni militari. Doveva essere impressionante la selva di duecento torri che spiccavano dal tessuto urbano di Ascoli, prima che Federico II nel 1242 ne facesse distruggere, come dice la tradizione, novantuno. Oggi se ne possono ancora rintracciare una cinquantina: alcune integre, molte ridimensionate ed inglobate nelle abitazioni, altre riutilizzate come torri campanarie di alcune chiese.

PIAZZA ARRINGO
La splendida piazza dell'Arengo o piazza Arringo, dal nome delle assemblee popolari che vi si tenevano fin dalle origini della vita politica della città, illuminata dal biancore del travertino, è ancora oggi il cuore politico e religioso della città. Ingentilita da due fontane gemelle con delfini e cavallucci marini della fine dell’800, ospita alcuni tra i più importanti monumenti. Lungo un lato è delimitata dal Palazzo del Comune o dell’Arengo, sintesi architettonica operata dai Giosafatti (XVII sec.): con il grande portico ad arcate composto da due edifici medievali, ristrutturati tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento, quando anche la facciata fu arricchita di cornici e decorazioni. All’interno, al primo piano ospita la Pinacoteca Civica. Istituita ufficialmente il 4 agosto 1861, vigilia della festa patronale di Sant'Emidio, per merito di due artisti ascolani, Giorgio Paci (1820-1914) e Giulio Gabrielli (1832-1910), la cospicua raccolta artistica, con oltre 800 oggetti tutt'ora esposti, è ospitata "ab antiquo" nell'imponente Palazzo Arringo. I due primi allestitori attinsero opere dalle quadrerie dei monasteri di Sant'Angelo Magno, di San Domenico e dei Gesuiti, entrate a far parte delle proprietà comunali a seguito della soppressione degli ordini religiosi decretata dal prefetto Valerio nel gennaio 1861. La collezione si arricchì ulteriormente nel 1909 con 12.000 stampe e disegni ceduti da Giulio Gabrielli; nel 1917 con l'arrivo di numerose opere ottocentesche concesse in deposito dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma; nel 1920 con l'acquisizione del legato Ceci (una collezione costituita da più di cento dipinti, sculture e ceramiche, lasciate dal chirurgo Antonio Ceci alla sua città natale) e quindi con i numerosi dipinti acquistati dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute fino ad oggi. Tra le preziose opere custodite spiccano per importanza: il Piviale del XIII secolo, di manifattura inglese, donato nel 1288 al Duomo di Ascoli da Papa Niccolò IV, i dipinti di Carlo Crivelli (i due trittici di Valle Castellana XV sec.), Cola dell'Amatrice (La salita al Calvario,1527), Tiziano (San Francesco riceve le stigmate, XVI sec.), Guido Reni (Annunciazione, 1575), Strozzi, De Ferrari, Magnasco, Mancini, Morelli, Palizzi e Pellizza da Volpedo (Passeggiata amorosa, 1901). Le opere sono ambientate in splendide sale, ammobiliate con rare consolles, poltrone, specchiere e cassettoni del XVIII e XIX secolo che, con i preziosi tendaggi ed i lampadari di Murano, ricreano l'atmosfera e la suggestione di un palazzo aristocratico.

PALAZZO ROVERELLA
Il palazzo consta in realtà di tre diversi edifici: il nucleo minore (sec. XV), il nucleo principale completamente ristrutturato nel `700 e il palazzo Roverella (prima metà del sec. XVI). Quest'ultimo è fra i tre sicuramente il più notevole, in quanto tipico esempio di palazzetto bugnato rinascimentale; sullo spigolo del palazzo si affaccia un mascherone con stemma vescovile che nasconde una bocca da fuoco. Il palazzo, affrescato dal Fogolino nel XVI sec., è sede del Museo Diocesano con opere di C. Crivelli, P. Alemanno, Cola dell’Amatrice, P. Vannini e manufatti vari di arte sacra.

IL DUOMO E IL BATTISTERO
La Cattedrale sorge sul luogo di un edificio pubblico romano. Già esistente in età paleocristiana, è stata completamente ricostruita a navata unica in forma di croce latina tra la seconda metà del sec. XI e la prima metà del sec. XII. Di questa fase rimangono le basi delle due torri frontali, la cupola e la cripta atta a conservare le reliquie del Santo. Dal 1482, anno della Libertas Ecclesiastica, la Cattedrale subì le trasformazioni più vistose con la costruzione delle due navate laterali, la nuova abside centrale e, nel secolo successivo, l'avanzamento della facciata con l'incorporamento delle torri su disegno di Cola dell'Amatrice, secondo lo schema dell'arco trionfale romano. Altri successivi significativi interventi sono stati: agli inizi del '700 la sistemazione della parte centrale della Cripta per l'inserimento del gruppo scultoreo di S. Emidio; nel 1838 l'apertura della cappella neoclassica del Ss. Sacramento, dove sono ospitati il Polittico di Crivelli e il Paliotto d'argento (seconda metà del `300); negli anni 1884-94 la decorazione ad affresco della cupola e delle volte della navata mediana eseguita da Cesare Mariani. A lato del Duomo si erge il Battistero di S. Giovanni (XII sec.), uno dei più notevoli esempi di architettura romanica in Italia.  Già esistente in età altomedievale, è stato ricostruito nella seconda metà del sec. XII. All'interno è conservata l'originaria vasca circolare per il battesimo ad immersione. La pianta dell’edificio presenta uno sviluppo ottagonale su base quadrata, culminante nella cupola, simbolo del passaggio dalla condizione terrena a quella spirituale, attraverso il battesimo.

PALAZZO PANICHI
Il Museo Archeologico Statale, nasce come Museo del Territorio Ascolano e più in particolare della fascia più meridionale: le valli del Tronto e del Tesino con un’espansione alla valle del Salino - ora in provincia di Teramo - che nell’ottocento gravitava su Ascoli. Attivo dal 1981,  articola la sua attività sul nucleo della Civica Collezione Archeologica, accresciuto dal frutto dei nuovi scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche, per documentare lo sviluppo e le peculiarità del territorio evidenti soprattutto in età picena. E’ ospitato in Palazzo Panichi, residenza urbana cinquecentesca, di cui occupa tutto il primo piano e parte del secondo, senza sacrificare al museo il fascino di una residenza storica: nel salone principale sono esposti gli affreschi della facciata montati nel salone principale a cura della Soprintendenza di Urbino. Il percorso espositivo comprende due sezioni: Protostoria, centrata sui Piceni fino alla romanizzazione (nuovo allestimento 2 dicembre 2013); Sezione Romana e lapidario, nonché mostre stabilizzate di studi e scavi recenti. La tradizionale e ordinata esposizione archeologica è vivacizzata da sagome e ricostruzioni scientifiche che facilitano la comprensione dei pezzi, come il salone affollato da dame e guerrieri degli antichi villaggi, ciascuno col suo particolare costume o armamento. Di particolare interesse, tra i materiali piceni, quelli provenienti dalle necropoli del Salino e di Monteprandone; per l’età romana, il policromo mosaico con erma bifronte del Palazzo di Giustizia e il ritratto di Traiano.

PIAZZA DEL  POPOLO
Lo storico Antonio Rodilossi la descrive come «una delle piazze più armoniose d'Italia, isola pedonale e cuore del centro storico.» Per gli ascolani è il salotto cittadino, luogo d’incontro per  l’aperitivo, gli spettacoli estivi, la passeggiata, oltre che teatro della Quintana, il famoso palio di Ascoli,  che si tiene la seconda domenica di luglio e la prima domenica di agosto in occasione della festa del patrono S. Emidio, con i suoi 1400 figuranti in costume: cavalieri armati di lancia difendono i colori dei sestieri della città gareggiando in una giostra presso il vecchio stadio. Piazza del Popolo (XV-XVI sec.), erede probabile del foro romano, acquista l'attuale aspetto regolare nei primi anni del `500 con l'armonioso colonnato di archi tutti diversi e le 62 colonne una differente dall’altra - la cui ampiezza si regola sui lotti delle proprietà retrostanti - che uniformarono, secondo l'ideale rinascimentale, le irregolari botteghe medievali affacciate sulla piazza. Delimitano la monumentale Piazza del Popolo la scenografica Chiesa di San Francesco, di impianto romanico-gotico, con il chiostro e la raffinata Loggia dei Mercanti, datata 1513, e il Palazzo dei Capitani del Popolo (XIII sec., rimaneggiato nel 1520 da Cola dell’Amatrice) con la sua bella facciata, arricchita da un grande orologio del 1543 e dalla statua di papa Paolo III Farnese. L’edificio fu sempre sede dei governi cittadini (prima i capitani del popolo, poi i podestà, gli anziani, fino ai governatori pontifici). Oggi ospita l’assessorato alla cultura di Ascoli. Alla destra del portale, si accede a un’interessante e ampia area archeologica, dove è possibile ammirare stratificazioni preromane e romane.

IL CAFFE’ MELETTI
Da non tralasciare in Piazza del Popololo lo storico Caffè Meletti, che per l’architettura, le decorazioni e gli arredi è un pregevole esempio di edificio liberty, nonostante le ristrutturazioni ed i restauri, che si annovera tra i 150 caffè storici d'Italia. Oltre che per la bellezza dell'edificio, questo caffè è particolarmente caro agli ascolani per essere sempre stato il luogo di incontro mondano e culturale per eccellenza, un salotto nel salotto, specie nella bella stagione con l'allestimento di numerosi tavolini esterni. La facciata del palazzo è stata progettata in modo da integrarsi nel contesto urbanistico: come gli altri edifici che fanno da cornice alla piazza, il Meletti presenta un portico ad arcate e, al primo piano, mostra una fila di finestre ad arco della stessa forma rinascimentale degli edifici di fronte. All'interno il Caffè rivela la sua vera natura Liberty con i tavolini rotondi in marmo bianco di Carrara e piede in ghisa, le sedie viennesi, i divanetti di velluto, le decorazioni dei soffitti, le grandi specchiere, le colonnine, tutti elementi realizzati secondo il gusto dell'epoca. In luogo del Caffè sorgeva alla fine dell'Ottocento l'edificio delle Poste e Telegrafi, una palazzina che a sua volta aveva preso il posto dell'antico Picchetto della Dogana. Gli affreschi del sottoportico, riscoperti dopo il restauro del 1998, sono di Giovanni Picca (1840-1910), uno dei maggiori scenografi e decoratori teatrali italiani, ed alludono alle funzioni postali legate all'idea di progresso. Nel 1903 l'edificio fu acquistato da Silvio Meletti, proprietario di una fabbrica di liquori i cui prodotti divennero famosi in tutta Italia e all'estero. Comincia da questo momento la vita del Caffè: l'industriale trasformò l'edificio in sontuoso luogo di ritrovo per i cittadini ascolani affidando il progetto all'Ing. Enrico Cesari (1865-1923) e al pittore Pio Nardini (1863-1948) e facendo sopraelevare la palazzina di un piano con terrazza. II Caffè fu inaugurato il 18 maggio di 1907. Chiuso nel 1990 e, acquistato nel 1996 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, è stato riaperto nel 1998 dopo un attento restauro che ha restituito al luogo il suo aspetto originario.

CHIESE
L'impianto della città medievale ascolana è caratterizzato dalla presenza di numerosi luoghi di culto legati alla crescita della popolazione che in età comunale si trasferì in città, dalle campagne, per intraprendere attività artigianali e commerciali. Di questo periodo rimane ancora oggi un nucleo consistente formato da sedici chiese romaniche, oltre al Battistero, che costituiscono un itinerario di grande suggestione. Numerose sono le chiese romanico-medievali della città: il complesso di San Tommaso, sorto nel 1069 e ricca di opere d'arte e di elementi provenienti dall'anfiteatro romano antistante, apparteneva direttamente ai Canonici Lateranensi come risulta dallo stemma sopra il portale principale, accoglie nel chiostro il Museo della Ceramica. Il complesso  di Sant’agostino, ospita la Biblioteca Civica ricca di codici miniati, incunaboli e testi a stampa di Francesco Stabili detto Cecco d’Ascoli e la Galleria Civica di Arte Contemporanea “Osvaldo Licini”, espone numerose opere dell’artista ed è sede di mostre temporanee. La Chiesa dei S.S. Vincenzo e Anastasio (XI sec.) dalla caratteristica facciata con 64 formelle quadre, un tempo contenenti affreschi, il portale lunettato del 1306 (con un gruppo scultoreo della Vergine tra i Santi titolari della chiesa) e la cripta, dedicata a S. Silvestro protettore della lebbra, che presenta un pozzo un tempo alimentato da una sorgente di acqua ritenuta curativa. La Chiesa S. Maria Intervineas, una delle più antiche chiese ascolane, fondata nel sec. V. L'appellativo "inter vineas" (tra le vigne) deriva dalle coltivazioni che una volta si trovavano attorno alla chiesa.

LA TORRE DEGLI ERCOLANI
Nel panorama della città in epoca medievale si evidenziava una forte presenza di torri gentilizie. Esse rappresentavano una manifestazione tangibile del potere delle famiglie cui appartenevano, ma erano anche vere e proprie costruzioni militari. Doveva essere impressionante la selva di duecento torri che spiccavano dal tessuto urbano di Ascoli, prima che Federico II nel 1242 ne facesse distruggere, come dice la tradizione, novantuno. Oggi se ne possono ancora rintracciare una cinquantina: alcune integre, molte ridimensionate ed inglobate nelle abitazioni, altre riutilizzate come torri campanarie di alcune chiese. Perfettamente conservata, la Torre degli Ercolani è affiancata da un palazzetto romanico, tradizionalmente detto "longobardo", anche se l'intero complesso risale ai secc. XI e XII. Sono da notare le eleganti bifore arricchite, un tempo, da scodelle laterali di ceramica e il motivo a treccia che corre lungo il perimetro (appena sotto la copertura). La torre, rastremata verso la cima, è alta circa 35 metri e costruita in modo da non essere legata all'abitazione (allo scopo di assicurare, in caso di movimenti tellurici, la tenuta dei due corpi di fabbrica così diversi per forma e soprattutto per altezza). Sul lato destro della torre si vede ancora un'apertura che, tramite ponteggi di legno appoggiati su appositi denti di pietra, serviva da via di fuga.

TORRE S. VENANZIO
La torre, gentilizia, è stata riadattata a campanile della chiesa di S. Venanzio con l'aggiunta di una cella sulla sommità. L'esile e bella costruzione ha il pregio di aver conservato intatta la doppia cornice di conci forati lungo il perimetro superiore (che servivano per armare un'ulteriore struttura difensiva a terrazza).

TORRI GEMELLE
Le torri gemelle poste davanti alla chiesa di S. Agostino sono un altro esempio intatto di torri gentilizie. Costruite nel sec. XII con semplici conci di travertino, presentano fitte feritoie e alte finestre sulla sommità.

FORTE MALATESTA
Il Forte Malatesta è una delle architetture fortificate rinascimentali più importanti e spettacolari in Italia e uno dei siti monumentali più affascinanti della città. La splendida fortezza (recentemente restaurata), che porta la firma di Antonio da Sangallo il Giovane, è stata riaperta definitivamente nel novembre 2010. Il forte, appena fuori dal centro storico, sorge a difesa della sponda sinistra del fiume Castellano: in epoca preromana e romana era un baluardo che sbarrava l’accesso al ponte. Distrutto e ricostruito più volte, nel 1349 Galeotto Malatesta, condottiero delle milizie ascolane nella guerra contro Fermo, provvide a rinforzarlo e divenne un tipico forte medievale che prese il nome di Forte Malatesta. Seguirono altre distruzioni, finché ai primi del ’500, nella fortezza in rovina, fu costruita una chiesa di forma dodecagonale dedicata a Santa Maria del Lago, ancora visibile nel corpo centrale della costruzione. Fu però Antonio da San Gallo il Giovane nel 1543, su incarico di Papa III Farnese, a erigere su quello stesso sito un nuovo forte a forma di stella irregolare. Nel 1828 il Forte fu restaurato e utilizzato fino al 1978 come carcere giudiziario. Oggi, viene utilizzato come sede espositiva di mostre  temporanee.

OPERE DI EPOCA ROMANA
Permangono nell’impianto urbano cospicue vestigia della città romana: Il Teatro  romano, riportato alla luce tra il 1932 e il 1959, ancora oggi oggetto di scavo. I resti dell'anfiteatro romano si trovano sotto l'attuale piazza S. Tommaso. Le strutture divennero, nel tempo, cava di materiali per la costruzione delle mura, delle case e per la produzione di calce. Porta Gemina del I sec. a.C., con resti di mura in opus reticulatum, rinvenuta nel 1824 dopo lo smantellamento della chiesa romanica di S. Leonardo, resosi necessario per migliorare la viabilità all'uscita della città. Ancora oggi si possono ammirare alcuni ponti costruiti dai romani, con la loro proverbiale abilità, per superare il fiume Tronto ed i suoi affluenti. II ponte romano, sul torrente Castellano, fatto saltare nel 1944, fu ricostruito nel 1971 con il materiale originario. E' detto di Cecco per una leggenda che lo vuole costruito in una sola notte con l'aiuto del diavolo dal celebre letterato e astrologo Cecco d'Ascoli. Il Ponte augusteo di Porta Solestà (sec. I a.C.),  sul fiume Tronto è uno dei più grandi ponti romani per ampiezza di luce (oltre 22 metri). E' percorribile all'interno dopo i lavori di restauro condotti negli anni '30.


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IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

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