PROVINCIA DI ANCONA

JESI
Storia e cultura

La città di Jesi si trova a una trentina di chilometri dal capoluogo regionale Ancona e a circa 20 km dal mar Adriatico. Città d’arte e di storia, Jesi offre i servizi, l’animazione e la qualità di vita di una città a misura d’uomo in mezzo alle colline, a metà strada tra il mare e la montagna. Qui nacquero l’imperatore Federico II di Hohenstaufen e il musicista Gian Battista Pergolesi. L' UNESCO (1969)  l'ha indicata come “città esemplare” per la persistenza nel tessuto urbano contemporaneo del castrum romano. Scoprire Jesi significa pertanto immergersi in una realtà ricca di storia e d'arte che si evidenzia non solo visitando uno dei tre musei, il Teatro settecentesco o il fondo storico della Biblioteca comunale ma anche passeggiando nell'antica parte medievale per ammirare la cinta muraria e i palazzi nobiliari o semplicemente percorrendo l'intreccio dei vicoli, delle scalinate e delle piazzette. Jesi non si è però addormentata sulle testimonianze di un passato glorioso. La vita culturale attesta tutt’oggi una grande vitalità. Durante l’anno si susseguono Stagione Lirica, Stagione Sinfonica e Stagione Teatrale. Maggio è il mese del Palio di San Floriano, una duecentesca rievocazione storica con cortei di figuranti, sbandieratori, tamburini e arcieri. E durante le serate estive, la rassegna Jesi Estate anima piazze e giardini con concerti, conferenze e spettacoli vari. Secondo la tradizione i Pelasgi, giunti dalla Tessaglia, avrebbero fondato la città di Jesi nel X sec. a.C., dandole il nome del loro mitico re Esio. Ma la città venne probabilmente fondata dagli Umbri, poi conquistata dagli Etruschi e successivamente dai Galli Senoni nel IV sec. a.C., che fecero di Jesi l'ultima roccaforte di difesa contro i Piceni. Con la battaglia del Sentino del 295 a.C. Roma sconfisse definitivamente i popoli Italici e Jesi venne trasformata in una colonia romana. Nacque così il municipium di Aesis, costruito secondo il tipico modello del Castrum, la cui struttura urbanistica è ancora leggibile nel reticolo di strade attorno a Piazza Federico II, corrispondente all’antico Foro. Durante il dominio romano sorsero solide mura di cinta, templi ed edifici pubblici e un teatro capace di accogliere 2500 spettatori. Il territorio della Vallesina venne bonificato e sorsero numerosi pagi e ville; dal IV secolo a.C. con la predicazione di San Settimio (Patrono della città) si diffuse il Cristianesimo.

PIAZZA FEDERICO II
È la più importante piazza storica di Jesi ed è ormai certo che il suo spazio coincida in gran parte con l'area dell'antico Foro romano, all'incrocio tra il cardo e il decumano. I ritrovamenti nel 1784 di statue di età imperiale sotto l'ex Chiesa di San Floriano, la presenza di un ampio teatro con reperti di fondazione ancora visibili in via Roccabella, il ritorno alla luce di un pozzo-cisterna con strutture idrauliche sotto il convento annesso alla Chiesa di San Floriano confermano questa ipotesi.
Dopo le invasioni barbariche e la scomparsa delle emergenze architettoniche romane, sorge la prima Cattedrale cristiana dedicata a San Settimio, probabilmente sulle fondamenta di un precedente tempio pagano. Per ricordare San Floriano, in età comunale, tutte le genti e i cittadini dei Comuni sottomessi si riunivano ogni anno (il 4 maggio), in questa piazza, per rendere omaggio alla città con i propri gonfaloni (detti Palli) e festeggiare il patrono. La festa si chiamò Palio di San Floriano e da allora, ogni 4 maggio, si celebra il ricordo del Santo Patrono con grandi festeggiamenti, giochi e gare tra cavalieri (gara all’anello) e arcieri. La tradizione vuole che qui nascesse da Costanza d’Altavilla, il 26 dicembre del 1194, sotto un grande padiglione appositamente eretto, Federico II di Svevia. L'avvenimento è ricordato da una lapide scritta in più lingue, posta sulla facciata del Palazzo Ripanti. Per onorare il grande imperatore tedesco e in segno di riconoscenza per i privilegi concessi alla città, gli jesini decisero successivamente di cambiare il toponimo della piazza, intestandola a Federico II. La forma rettangolare, così come la vediamo oggi, è frutto di ampliamenti, avanzamenti o di costruzione ex novo degli edifici che la contornano, avvenuti a partire dal sec. XVIII. La caratteristica balaustra che chiude la piazza verso la salita di via del Fortino, venne realizzata nel 1758 dal bolognese Gaetano Stegani, architetto della Legazione di Urbino. La fontana - obelisco opera dei Raffaele Grilli e Luigi Amici (artefice delle leonesse), fino al 1949 era situata in Piazza della Repubblica, di fronte al Teatro; grazie al recente restauro è stata oggi ripulita e riattivata con i suoi getti d'acqua.

PALAZZO DELLA SIGNORIA E BIBLIOTECA COMUNALE PLANETTIANA
Il Palazzo della Signoria è la sede originaria della Magistratura Cittadina. Nel 1586 è ceduto al Magistrato Pontificio e da allora diviene il Palazzo del Governatore fino all’Unità d’Italia. L'edificio, progettato dall'illustre architetto senese Francesco di Giorgio Martini, viene realizzato tra il 1486 e il 1498. Al di sopra del grande portale d'ingresso è posta un'edicola rettangolare con all'interno un grande leone rampante, stemma della città. Parte interessante del palazzo è il cortile porticato interno, su disegno del Sansovino, con tre ordini di logge sebbene l'ultimo non sia mai stato completato. Il palazzo è attualmente sede della Biblioteca Comunale che prende il nome dal prezioso fondo librario ed archivistico donato al Comune dalla famiglia Pianetti. Custodisce numerosi fondi librari antichi e moderni; il settore archivistico comprende l'Archivio Storico Comunale e numerosi archivi nobiliari, di enti e di privati. La Planettiana dal 1995 è sede del Polo Bibliotecario Provinciale del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Da segnalare le sale del Fondo Antico: la sala Maggiore con il cinquecentesco soffitto ligneo a cassettoni e la settecentesca scaffalatura lignea dell’antica libreria Pianetti; la sala Pianetti, che ospita la rara e preziosa collezione libraria dell’omonima famiglia, ricca di volumi di eccezionale pregio e rarità che vanno dal XV al XIX secolo. All'interno della sala sono collocati anche due splendidi globi della fine del XVII secolo, opere del celebre cartografo veneto Vincenzo Coronelli.

TEATRO PERGOLESI
Il teatro, originariamente denominato “della Concordia”, è inaugurato nel 1798. Circa un secolo dopo cambia nome per assumere quello del musicista jesino Giovanni Battista Pergolesi. Ceduto al Comune nel 1933, ottiene nel 1968, per la sua importanza storica e artistica, il riconoscimento statale di "Teatro di Tradizione", primo nelle Marche e tuttora unico in Italia in una città non capoluogo. La sala per gli spettacoli di forma ellittica, da cui dipende la sua ottima acustica, è delimitata da tre ordini di palchi più il loggione. La volta è decorata da scene mitologiche che rappresentano le Storie di Apollo, opera del bolognese Felice Giani, uno dei massimi pittori del Neoclassicismo. Di grande interesse storico è il sipario dipinto nel 1850 dall’artista jesino Luigi Mancini, che celebra l’entrata di Federico II a Jesi. Il teatro è da alcuni anni gestito dalla Fondazione Pergolesi-Spontini, e ospita una stagione lirica e di balletto, una sinfonica e varie teatrali, con importanti appuntamenti.

PINACOTECA CIVICA E GALLERIA DI ARTE CONTEMPORANEA - PALAZZO PIANETTI
Il palazzo Pianetti, attuale sede della Pinacoteca civica, è il più significativo esempio di architettura settecentesca a Jesi. Edificio residenziale e patrizio fu costruito su commissione della famiglia Pianetti, una delle più importanti famiglie nobiliari jesine, rispondendo a scelte di agiatezza, rappresentanza e prestigio.Il primo piano, detto anche piano nobile o di rappresentanza per la funzione cui adempiva, è caratterizzato da ampi saloni che si affacciano sull’eccezionale Galleria degli Stucchi, lunga più di 70 metri e terminante con una sala ottagonale. La Galleria, in perfetta sintonia con lo stile rococò è completamente ricoperta di stucchi colorati in toni pastello che si alternano a scene dipinte; costituisce un esempio pressoché unico nell’Italia centrale. Le sale, dalle volte dipinte a tempera con le storie di Enea, ospitano la collezione di arte antica; in particolare spicca un nucleo pregevole di opere di Lorenzo Lotto, uno dei maggiori artisti del Rinascimento. Si segnala anche la collezione completa, composta da più di 200 pezzi, dei Vasi da Farmacia proveniente dall’Ospedale di Jesi, fondato dai Fatebenefratelli. Il secondo piano del palazzo è occupato dalle stanze di vita della famiglia: sale, studioli, salotti, camere da letto, bagni decorati con temi galanti e scene arcadiche. La collezione d’arte contemporanea ospitata in queste sale vanta un ricco gruppo di opere dalla seconda metà dell'800 fino ai giorni nostri. Si possono anche ammirare lavori di grandi maestri come Orfeo Tamburi, Renato Guttuso e Valeriano Trubbiani.

DUOMO
Dedicata al fondatore e primo vescovo della chiesa jesina, San Settimio (IV sec.), sorge probabilmente sulle fondamenta di un tempio romano, in quella che doveva essere l’area dell’antico foro. Nel clima di rinnovamento dell'edilizia civile e religiosa del '700 il vescovo Fonseca fece abbattere la vecchia Cattedrale che fu ricostruita nel 1741 su progetto dell'architetto romano Filippo Barigioni. L’unica immagine dell’antica cattedrale medievale è riportata su uno stendardo dipinto da Luigi Mancini (XIX), oggi conservato al Museo Diocesano. L’interno si presenta a navata unica e grande cupola emisferica, secondo il gusto neoclassico dell'epoca. Durante il XVIII sec. vengono aperte molte Cappelle laterali arricchite con dipinti, decorazioni e arredi liturgici volute dai nobili jesini. Da evidenziare il coro ligneo disegnato dall’architetto e pittore jesino Domenico Valeri.
Il nuovo campanile venne alzato tra il 1782 e il 1784 dallo jesino Francesco Matelicani ad imitazione di quello vanvitelliano di Loreto. La Cattedrale venne completata nella seconda metà del sec. XIX con la facciata progettata nel 1889 dal romano Gaetano Morichini, mentre il pittore Luigi Mancini ne decorava parzialmente la volta interna con un episodio della Vita di S. Settimio.
Sulla conca absidale il pittore recanatese Biagio Biagetti dipinse nel 1939 una maestosa ieratica figura del Cristo "pantocratore" attorniato dai S.S. Floriano e Romualdo alla sua destra e Settimio e Francesco di Assisi nell'altro lato. La Cattedrale di Jesi è stata elevata alla dignità di Basilica Minore nel settembre del 1969 per decreto di Paolo VI. L’attuale portone in bronzo denominato “Porta del Giubileo” è stato realizzato a ricordo del Grande Giubileo del 2000 dallo scultore marchigiano Paolo Annibali, noto per aver realizzato altre porte per chiese marchigiane e toscane. Nelle maniglie interne sono incise due date, 2001-2004, relative al periodo di realizzazione dell’opera. Le quaranta formelle presentano, attraverso le circa 150 figure rappresentate, il tema dell’Anno Santo: “Cristo ieri, oggi, sempre”.

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IDEAZIONE

Progetto realizzato dalla Rete di imprese E-ITALY a valere sul bando della Regione Marche “Bando per la promozione degli interventi a favore dei sistemi produttivi
locali, dei distretti industriali e produttivi  per il rafforzamento del sistema organizzativo e per favorire l’integrazione delle filiere produttive, delle reti di imprese e dei 
processi di aggregazione di imprese".
Attuazione della DGR Regione Marche n. 1495/2010, Art. 2 del DM  Ministero dello Sviluppo Economico del 07.05.2010 e Decreto del Dirigente del Servizio Industria
Artigianato e Energia Regione Marche N. 50/S11 del 19/11/2010.

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