PROVINCIA DI MACERATA
RECANATI
Storia e cultura
Recanati si estende sulla dorsale di un lungo e tortuoso colle a 296 metri sul livello del mare, fra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Il mare Adriatico è vicinissimo e la città vi si affaccia come un balcone, con vedute panoramiche anche verso l’Appennino che sono fra le più pittoresche di tutte le Marche. Patria di numerosi uomini illustri tra cui il poeta Giacomo Leopardi e il tenore Beniamino Gigli, conserva importanti monumenti, palazzi, chiese, pinacoteche, musei e biblioteche. La particolare mitezza del clima, la ricchezza del patrimonio artistico e la cordiale ospitalità dei cittadini ne fanno un gradito luogo di villeggiatura. L’attuale città, nonostante una storia leggendaria che la fa risalire a una colonia romana, si è costituita alla fine del XII secolo quando i signori di tre alture Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello, decisero di unirsi. Le tre alture conservano i loro nomi e caratteristiche costruttive antiche. A Monte Volpino esiste ancora una casa fiancheggiata da un arco che risale all’epoca più antica della città. Agli inizi della lotta per le investiture, Recanati appoggiò Federico II e ne ebbe in cambio la licenza di costruire un porto tra le foci dell’Aspio e del Potenza e l’esenzione dai dazi. L’alleanza con i ghibellini è testimoniata anche dai merli a coda di rondine della torre civica.La Bolla Aurea dell’Imperatore è conservata nel Museo Villa Colloredo Mels ed è una delle testimonianze più interessanti della presenza in Italia degli Svevi. Successivamente Recanati si schierò dalla parte dei vescovi e del Papa e ricevette il diritto di chiamarsi città e di battere moneta. Famosa per i suoi Statuti, per la sua Fiera e i suoi traffici, condotti in parte da ebrei, accolse generosamente emigranti albanesi e schiavoni ai quali affidò terre da coltivare. La fama di Justissima Civitas era dovuta alla competenza dei suoi magistrati, le cui sentenze erano richieste anche in grandi comuni. Costruita sul crinale di un colle, fu protetta da una cerchia robusta di mura, fatta rinforzare da Francesco Sforza e nella quale si aprivano stretti varchi chiusi da porte. Porta San Domenico, Porta Cerasa, Porta San Filippo, le più caratteristiche, consentivano l’accesso al centro della città, di cui il Palazzo Comunale e la chiesa di San Domenico erano il cuore. Nel 1798 fu occupata da Napoleone e annessa al Regno Italico nel 1808. Ritornata allo Stato della Chiesa dopo il Congresso di Vienna, fu conquistata nel 1860 dall’esercito piemontese che si ricongiungeva alle truppe garibaldine provenienti dal Sud ed entrò a far parte del nuovissimo Regno d’Italia.
PALAZZO COMUNALE
Sulla Piazza dedicata al poeta Giacomo Leopardi sorge il Palazzo Comunale, che al terzo piano ospita il Museo Gigli accanto a spazi adibiti ad esposizioni temporanee, realizzato in stile neoclassico su progetto di Pietro Collina e modificato dagli interventi dell'architetto Gaetano Koch (1849-1910) che permisero le realizzazioni dello scalone di rappresentanza e dell'Aula Magna, venne interamente restaurato in occasione del Primo Centenario Leopardiano le cui celebrazioni furono inaugurate nel 1898 da Giosuè Carducci. Il Museo dedicato a Beniamino Gigli (1890-1957) venne inaugurato nel 1961 quando gli eredi donarono al Comune cimeli, ricordi, costumi, oggetti di scena, decorazioni , diplomi, fotografie e ritratti del famoso tenore recanatese. Nelle sale si conservano anche articoli e recensioni apparsi sui quotidiani di tutto il mondo che documentano i grandi successi ottenuti dal cantante. In fondo all'ultima sala èstato costruito il camerino dell'artista. Il museo è dotato inoltre della discoteca personale del tenore la cui voce suggestiva accompagna il visitatore per tutto il percorso.
PALAZZO LEOPARDI
Il palazzo Leopardi si affaccia sulla piazzuola che prese nome da una famosa lirica di Giacomo, “Il sabato del villaggio”. L’attuale sua struttura, imponente costruzione del XVI secolo, è frutto dell’unione del vecchio edificio e dell’ultimo restauro eseguito nel Settecento dall’architetto Carlo Orazio Leopardi, prozio del poeta, di cui si può ammirare la facciata in cotto da lui disegnata. Negli altri lati della famosa piazzuola sorge a sinistra la chiesa di S. Maria di Montemorello, costruita da Pier Niccolò Leopardi nella seconda metà del Cinquecento: di fronte sta l’edificio delle scuderie che un tempo ospitava nei piani superiori alcune famiglie di domestici, fra cui quella della Teresa Fattorini, celebrata poi dal poeta come Silvia. I giardini, luogo dei giochi di tante generazioni di bimbi, sono situati nella parte posteriore del palazzo: un tempo la famiglia possedeva anche gli spazi ad essi confinanti, fino a che, nella prima metà del Quattrocento, Blancina Leopardi li donò per la costruzione del Convento di Santo Stefano, ora sede dell’istituto Centro mondiale della poesia. L’intero primo piano, sopra le vecchie cantine, è occupato dalla famosa biblioteca, mentre il resto dell’edificio è abitazione della famiglia: per accedervi si sale un ampio scalone settecentesco, anche questo opera dell’architetto Carlo Orazio Leopardi. Sulle pareti sono murati alcuni reperti archeologici raccolti da Monaldo che pose anche fra due colonne l’architrave marmoreo, un tempo sul vecchio portone, con una scritta beneaugurante, unica testimonianza dell’antica struttura del palazzo. La biblioteca accoglie più di 20.000 volumi, di cui la maggior parte ivi raccolti ed ordinati da Monaldo Leopardi padre di Giacomo. L’attuale percorso della biblioteca non rispecchia in pieno la sistemazione iniziale, ma è stato dettato dalla necessità di adeguarsi alle vigenti norme di sicurezza. La collocazione dei volumi e dei ricordi è tuttavia rimasta inalterata dal tempo della sua costituzione, come attestano le schede della catalogazione compilate da Monaldo e dai suoi figli.
PINACOTECA CIVICA VILLA COLLOREDO MELS
La sede del Museo è Villa Colloredo-Mels, antica residenza del ramo marchigiano dell'omonimo casato friulano. Di impianto medievale, l'edificio assunse la fisionomia di Palazzo verso la fine del 500, diventando oggetto di continue trasformazioni nei secoli seguenti fino ad ottenere l'aspetto attuale in età neoclassica. L'inaugurazione è avvenuta nell'estate 1998 dopo il trasferimento della Pinacoteca dal Palazzo Comunale. È articolato in cinque sezioni: la sezione archeologica, che permette di conoscere l'organizzazione di una comunità neolitica con varie sovrapposizioni fino all'età del ferro; la sezione medievale che documenta la vita della città nel periodo di massimo splendore e comprende, tra l'altro, opere di Ludovico da Siena (n. 1395), Pietro di Domenico da Montepulciano (att. sec. XV) e Vincenzo Pagani (1490-1568); la sezione rinascimentale che raggruppa quattro tra le più significative opere di Lorenzo Lotto (1480 -1556): l'Annunciazione, il Polittico, la Trasfigurazione, il San Giacomo Maggiore, la sezione dedicata al Seicento e Settecento; la sezione ottocentesca che illustra il contesto storico-economico e sociale in cui è maturata l'esperienza di Giacomo Leopardi. Il Museo comprende inoltre la Galleria d'Arte moderna e contemporanea in fase di riordino, con sale dedicate ad artisti recanatesi o legati culturalmente alla città. Tra questi Giacomo Braccialarghe, Biagio Biagetti, Lorenzo Gigli, Rodolfo Ceccaroni e numerosi altri.
CHIESA E CHIOSTRO DI SANT'AGOSTINO
Questa chiesa fu costruita assieme al convento degli Eremitani di San'Agostino nel 1270 e rifatta un secolo dopo assieme alla cattedrale. Il portale in pietra d'Istria (1485) è di Giuliano da Maiano, mentre l'interno fu rifatto alla fine del XVII secolo su disegno di Ferdinando Galli da Bibbiena, con pale realizzate da Pomarancio, Pier Simone Fanelli, Felice Damiani e residui di affreschi di Giacomo da Recanati. Vi sono poi opere di Antonio Calcagni che qui è sepolto. Nel chiostro del convento adiacente si trova la Torre del Passero.
CHIESA DI SAN VITO
L'attuale edificio fu costruito su un'antica chiesa romanico-bizantina e trasformata nelle forme attuali nella metà del Seicento su disegno di P.P. Jacometti. Nel 1741 il terremoto danneggiò la facciata che fu rifatta su disegno di Luigi Vanvitelli, in cotto e con le colonne a spirale bicromate. Della primitiva costruzione tre-quattrocentesca all'esterno conserva l'impianto absidale ed una torre campanaria incompiuta. L’interno a tre navate è della seconda metà del Settecento. Nella cappella adiacente alla torre campanaria (inizio navata a destra) c'è l'oratorio con la tela del Pomarancio raffigurante la Presentazione al Tempio, due tele piccole di Pier Simone Fanelli, e l'Assunta del Latre. Di notevole valore anche le tele di felice Damiano da Gubbio (1582), diGiuseppe Valeriani (1550) e Paolo de Matteis (1727).