PAESAGGI COSTIERI DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO
CUPRAMARITTIMA
Storia e cultura
La località di Cupra affonda le sue radici in epoca preistorica. Sono i Piceni che per primi organizzano il territorio, modellano il paesaggio, prediligendo le alture terrazzate protette dalle correnti del nord per situarvi le loro capanne. Sulla costa adriatica, Cupra è un importante approdo, punto di appoggio nella navigazione dei Greci verso Numana e la Padania ma anche una base marittima per gli Etruschi sulla rotta che portava a Tarante, in Grecia, in Sicilia. I Piceni penetrarono al di là delle coste istriane e dalmate e oltrepassarono anche i passi alpini, spingendosi nell'Europa centrale, aprendosi alle diverse culture locali ma anche influenzandole con le loro creazioni artistiche e le tecniche di lavorazione. Forte di questi presupposti, il santuario della Dea Cupra raggiunse una posizione di rilievo in tutto il Piceno. La nascente potenza romana non poteva non essere attratta dalla ricca realtà picena e infatti il territorio cederà sottomettendosi a Roma nel 268 a. C. per arrivare, pochi decenni dopo, all'integrazione politica nello stato romano. La località che ospitava il porto e il santuario della Dea Cupra, vedrà il sorgere della città romana di Cupra Maritima che diventa centro amministrativo, con una organizzazione di centro urbano, completamente nuova, e punto di riferimento del suo ager che comprendeva gli attuali comuni di Grottammare, Ripatransone, Carassai, Cossignano, Massignano, Montefiore. In questo periodo è sempre vitale l'approdo navale di Cupra così come sono importanti l'agricoltura e l'allevamento esercitati specie nelle villae rusticae, i resti di una delle quali Villa Magna, è visibile in località San Michele. La realtà archeologica più evidente è costituita dalle emergenze del Foro Romano dove sono visibili i due archi onorari di epoca augustea situati ai lati della scalinata del tempio, con al centro l'ara. Questa realtà archeologica è stata riconosciuta di notevole interesse scientifico-documentario e perciò divenuta Parco Archeologico. Se la zona romana è situata a nord del centro abitato, la zona medievale si delinea, ben distinta sul poggio di Marano. È sulle alture, infatti, che gli abitanti delle coste cercano i siti più facili da difendere, che permettono di controllare i dintorni. I duri saccheggi devastarono i campi, cancellarono tracce di arti e civiltà e nel IX secolo d.C. Cuora Urbs è completamente distrutta. Inizia allora il fenomeno detto di incastellamento, la tendenza cioè ad accentrare le popolazioni rurali sparse nel contado in nuclei insediativi che rappresentano l'ossatura dell'attuale centro abitato e degli altri limitrofi, compaiono così i nomi dei tré comuni cuprensi: Sant'Andrea, Marano e Boccabianca. Marano costituiva, dei tré, indubbiamente il centro maggiore, nel X secolo era ancora priva di mura ma nel 1076 viene riconosciuta come libero Comune. La plurisecolare storia di Marano è molto complessa poiché lassù si svolse la vita politica, amministrativa, sociale, culturale ed economica dal Mille fino all'Unità d'Italia. Scomparsa Cupra Maritima, si affievolisce il culto della dea Cupra, e inizia a diffondersi la religione cristiana che le contrappone il culto di San Basso, vescovo di Nizza, martirizzato, il cui corpo fu traslato via mare da profughi nizzardi. Scorrono i secoli e la vita di Marano viene turbata più volte a seguito degli scontri tra Ascoli e Fermo che la coinvolgono, ma anche per gli eventi sismici e franosi, o per episodi di epidemie. Subirà le angherìe conseguenti il passaggio degli eserciti francesi o le incursioni dei Turchi, fino all'occupazione delle truppe napoleoniche. Poi, dopo il 1815, Marano ritorna allo Stato Pontificio, sotto la Delegazione di Fermo. La sua popolazione non sarà estranea alle vicende politiche e patriottiche risorgimentali, grazie soprattutto alla notevole figura di Gregorio Possenti che partecipò ai moti risorgimentali insieme a Giovanni Abbadini e ad altri maranesi che lo seguiranno nelle sue imprese. Formatosi il regno d'Italia, il Possenti, nel 1861 fu nominato sindaco di Marano. A causa anche dei ripetuti eventi franosi, specie quelli dal 1841 al 1847, si guarderà alla stretta fascia pianeggiante di Borgo Marina come possibile luogo di edificazione e sviluppo del paese in sostituzione di quello esistente di Marano. L'antico, suggestivo borgo che nel tempo è andato progressivamente spopolandosi e che ora si cerca di rivitalizzare sia per la conservazione dell'ambiente urbano, sia per soggiorno estivo, è ancora circondato da mura con torri quadrate e poliedriche innalzate nel sec. XV da Francesco Sforza. Per una porta aperta nella cinta, tra case in parte abbandonate e solitarie viuzze, si sale alla parte più alta dell'abitato, dove sorge la chiesetta di S. Maria in Castello, dalla facciata rettangolare, con portale romanico, due monofore e una fascia di archetti, sormontata da un campaniletto a vela. Nel borgo si visita il Museo Archeologico del Territorio di Cupra, che espone i materiali provenienti da scavi effettuati sul territorio.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO
La sede del museo si trova nella città antica di Cupra Marittima, in località Civita di Marano, sull'altura dominante il mare sulla quale si era insediato il borgo medievale, circondato da ogni lato da un panorama di straordinaria bellezza; tutt'ora se ne vive la profonda suggestione nelle strette stradine e nelle costruzioni di cui quella del museo è un esempio significativo. Aperto al pubblico nell'aprile 1999, in occasione della presentazione del progetto del "Parco Archeologico di Cupra Maritima", istituito con la legge regionale 16/94 con lo scopo di tutelare e valorizzare l'area dell'antica città romana. Del Parco Archeologico il museo è infatti una delle componenti essenziali: in quell'occasione fu allestita, al primo piano del Palazzo Cipolletti che lo ospita, la sezione romana del museo. Il percorso espositivo comincia dal momento dell'istituzione del municipio di Cupra Maritima, intorno al 49 a.C., diventata poi in età imperiale fiorente centro commerciale: inizia cioè dal momento in cui le fonti archeologiche cominciano a raccontare la sua storia. Questa sezione è stata allestita in forma definitiva e riaperta al pubblico nel dicembre 2001. Al secondo piano è dedicata la sezione preistorica, ancora in allestimento, che raccoglierà le testimonianze della frequentazione dei gruppi umani nel territorio di Cupra Marittima dal Paleolitico inferiore al Neolitico e all'età del Bronzo. La sezione picena occupa il piano terreno del palazzo, subito dietro l'ingresso biglietteria, dov'è stato organizzato anche un piccolo bookshop. Il progetto scientifico di allestimento ha richiesto una consistente selezione dei materiali conservati presso il museo perché ha mirato a dipingere una comunità, quella appunto dei Cuprenses, i Piceni di Cupra, colta in un preciso momento della sua storia, quello della massima fioritura demografica, culturale ed economica, fra VI e V secolo a.C. La comunità cuprense viene illustrata attraverso la presentazione di alcuni aspetti fondamentali della sua vita quotidiana: i rituali funerari, i modelli abitativi, le usanze tipiche e il costume locale, le produzioni artigianali specifiche, in sostanza attraverso i caratteri di un'identità culturale ben definita.
CASTELLO DI SANT’ANDREA
Verso sud, fuori dalle mura, si conservano i muri medievali di Sant'Andrea, castello di avvistamento e difesa risalente al XIII secolo. La fortificazione è a base rettangolare e si leggono oggi solo le rovine delle mura perimetrali e l'alta torre maestra. Nell'estate 2003 il Castello di S. Andrea è stato restaurato e trasformato in uno spettacolare teatro all'aperto.
IL FORO ROMANO
II foro della città insiste su di un alto pianoro alla sommità di una collinetta in località Civita, a circa 3 km a nord dell'odierno centro cittadino. Confermano l'identificazione di questo sito archeologico con il foro della città romana da un lato le strutture architettoniche che qui sono state individuate e dall'altro il fatto che da questo sito proviene un frammento di calendario, che è un documento tipico dei luoghi pubblici. Il foro ha forma rettangolare e misura 90 x 60 m. Il lato settentrionale ha un dislivello di 31 m ca. rispetto alla sottostante strada litoranea e alla necropoli. Il foro è sorretto da un imponente muro di terrazzamento con pilastri addossati, sul quale si impostava la parete di fondo, decorata da affreschi, del portico che almeno da questo lato lo circondava. Lungo questo muro, a est, si doveva aprire l'ingresso monumentale al cuore della città: la porta si trovava probabilmente alla sommità di un'imponente scalinata. La spianata del foro era chiusa sia a est che a ovest come da due quinte, da due complessi di uso pubblico. La struttura, oggi in parte interrata, rimessa in luce nel corso degli scavi pontifici della metà del 1700, sembrerebbe identificabile con la basilica giudiziaria, il luogo della città dove si amministrava la giustizia. Il complesso monumentale del lato ovest, invece, rappresenta l'elemento qualificante del foro con l'edificio di culto: qui il podio di un tempio a pianta rettangolare è ben visibile in posizione centrale rispetto a due archi onorari.
II podio presenta sul lato est un'imponente gradinata di accesso davanti alla quale è posto il basamento di un altare. Tutte le strutture, sia il podio che gli archi, presentavano in origine un rivestimento in opera reticolata realizzato con blocchetti di calcare.... Le tecniche di costruzione delle strutture murarie documentano che il lato occidentale del foro è stato realizzato nella forma in cui è oggi visibile in due momenti successivi: alla prima fase di costruzione risale il tempio, degli inizi dell'età imperiale. Gli archi onorari furono invece costruiti in un secondo momento, probabilmente in relazione agli interventi di restauro intrapresi in quest'area dall'imperatore Adriano e documentati da una famosa epigrafe che fa riferimento ai restauri del tempio nell'anno 127 d.C. Di quale dovesse essere l'aspetto del foro, dei suoi edifici e in genere degli edifici di culto, traspare solo una pallida idea dai reperti qui recuperati. Il tetto dell'edificio templare doveva essere rifinito, almeno a partire da un certo periodo, nell'ultima fila di coppi da antefisse a forma di testa di gorgone che poggia su un listello, sul quale in qualche esemplare c'è una scritta propiziatoria. Probabilmente i soffitti e le parti alte delle pareti erano decorati da stucchi dipinti, mentre alcuni parti architettoniche significative dovevano avere cornici e decorazioni in marmo. Anche i portici del foro avevano le pareti decorate da affreschi: lo documenta un bel frammento che mostra, su uno zoccolo a finti pannelli di colore scuro, una parete bianca, che doveva essere interrotta da motivi romboidali campiti di colore con al centro medaglioni figurati:nel frammento recuperato si intravede al centro del medaglione una testa di gorgone alata. Il Foro doveva anche essere ornato di statue onorarie: da qui provengono due sculture di buona fattura oggi conservate presso il lapidario del museo di Osimo:un busto maschile loricato di età imperiale e una statua di togato della prima metà del I secolo d.C.
MUSEO DI MALACOLOGIA
Il museo nasce nel 1977 a Cupra Marittima dalla necessità di esporre al pubblico la consistente collezione di conchiglie di Tiziano e Vincenzo Cossignani. Muove i primi passi con sedi provvisorie e con la organizzazione di mostre in varie città d'Italia e con l'istituzione di un museo didattico presso le scuole elementari di Cupra Marittima. Dal 1988 il Museo trova collocazione nella sede definitiva in via Adriatica Nord, 240. La costruzione, una struttura prefabbricata pesante di 3.000 metri quadri di superficie utile, oltre all'area espositiva contiene una sala convegni per 200 persone, una sala didattica per 80 studenti, una sala proiezioni con 50 posti, una biblioteca, un laboratorio per la tipizzazione delle conchiglie e la fotografia, un negozio e pareti attrezzate per la pinacoteca e la piastrelloteca malacologica. Il museo dispone di un doppio sistema di videocontrollo. Il fronte espositivo delle bacheche e delle vetrine è di 1800 metri lineari; 460 sono i corpi illuminanti. Gli esemplari esposti sono oltre 900.000 mentre quelli conservati nelle collezioni di studio del museo sono più di 9 milioni. Fa parte del museo anche una biblioteca di oltre 3000 volumi tematici.
LUNGOMARE
La cittadina marchigiana, oggi ben organizzata ed integrata nel polo ricettivo della 'Riviera delle Palme' si stende lungo 2 km di spiaggia sabbiosa, costeggiata da una ricca vegetazione di pini, palme e oleandri. La tranquilla e riservata spiaggia si è predisposta, specie negli anni Trenta e Quaranta e con i successivi interventi strutturali, al boom di un turismo balneare. In quegli anni fu progettato il lungomare che terminava a nord all'altezza del torrente Sant'Egidio, sorsero i caratteristici villini Liberty, si costruì uno 'Stabilimento Bagni' nome che poi verrà cambiato con quello di Sirenella, così come numerosi saranno i mutamenti architettonici, gestionali e quelli d'uso dello stabile. Compaiono i primi oleandri, scompaiono i rozzi pali di legno della linea elettrica, si adorna il vialetto sterrato con giovani pini che verranno poi sostituiti dalle palme; resistono ancora sulla prima linea, le file di tamerici, popolare surrogato delle rare cabine padronali e la spiaggia diventerà a poco a poco sabbiosa dopo la messa in mare delle scogliere frangiflutti. Oggi, pur restando una cittadina tranquilla e accogliente, dispone di molte strutture ricettive.