PAESAGGI COSTIERI DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Storia e cultura
Alcuni ritrovamenti archeologici testimonierebbero le origini romane, legate all'antica città di Alba Picena, sulla sponda destra dell'Albula. Ma il primo documento che riporta il nome del borgo risale al 998, e tratta dell’investitura del beneficio dei SS. Vincenzo e Anastasio in territorio Acquaviva Picena, da parte di Uberto, vescovo di Fermo. In questo prezioso documento si parla di "pede sive terra et silva Sacti Benedicti", riferibili senza dubbio al territorio sambenedettese. Nel 1145 passa in feudo a Bernardo e Azzo, figli di Gualtiero da Napoli; nel 1211 l'imperatore Ottone IV concede a Fermo i territori che vanno dal Tronto a Potenza. Nel 1245, Federico II imperatore, concede ad Ascoli un tratto di costa tra il Ragnola e il Tronto per costruirvi un porto fortificato. In questi anni iniziò una lunga serie di intemperanze tra Ascoli e Fermo, che coinvolse altri comuni e impoverì anche il sambenedettese. A decimare ulteriormente la città contribuì una epidemia di peste nel 1478. Rimase pressoché disabitata finché non la ripopolarono profughi romagnoli e dell'alta Marca ai quali furono concessi terreni in enfiteusi. La storia della città é segnata da incursioni di turchi che catturano i marinai e li conducono in schiavitù; episodi che si rinnoveranno dal Cinquecento sino all'Ottocento. A partire dal 1650 il nucleo urbano si espande oltre le mura, nel 1754 nascono i primi sobborghi marini, Sant'Antonio e della Marina. Nel 1860 i Cacciatori della Alpi liberano la città dal dominio della Chiesa. Risale al 1896 il Regio Decreto che concede a San Benedetto l'attributo "del Tronto"; nel 1936 la frazione di Porto d'Ascoli é ricongiunta al suo territorio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, e precisamente nel 1943-44, la cittadina subì 144 bombardamenti aerei e 6 can noneggiamenti navali.
TORRE DEI GUALTIERI
Il patrimonio storico ed architettonico è essenzialmente concentrato nel cosiddetto Paese Alto, con le sue vie strette e le case in cotto, dove si può ammirare il Castello, con la sua caratteristica struttura medievale, l’Abbazia di San Benedetto Martire, il Palazzo Bice Piacentini, sede della Pinacoteca del Mare e dell’Archivio storico e la trecentesca Torre dei Gualtieri, del XIII secolo, a pianta esagonale allungata, con beccatelli e merli, forse mastio di un'antica rocca trasformata nel XV secolo. Nel piazzale Giuseppe Sacconi spicca alta la Torre" dei Gualtieri" antica postazione di comando del XII - XIII sec. Nell'anno 1145, il Vescovo di Fermo Liberto, sotto la cui giurisdizione era il territorio di San Benedetto in Albula, concedeva ai Gualtieri terra sufficiente per costruire un Castello con annessi orti e autorizzava la costruzione e forse la rinnovazione e il rafforzamento del torrione difensivo del Castro, affidandone la cura e la proprietà ai nobili Berardo ed Azzo figli di Gualtiero, già signori di terre d'oltre Tronto e della rocca di Acquaviva. Si tratta di un castello con relativi ruderi che è posto a sud, immediatamente ad ovest di Monte Renzo, sovrastante la Valle del Tronto e del Ragnola. Si potrebbero vedere, a sud, anche il Colle Sereno con la sua appendice sormontata dalla Croce, la collina del Telegrafo e quindi, dopo il fosso delle Fornaci, il colle su cui sorgeva l'antico castello di Monte Aquilino, proprio sopra la Villa Brancadoro. Certamente il torrione d'avvistamento poteva sorvegliare un ampio spazio costiero che andava da oltre il Tronto sino ai confini di Cupra, tenuto conto che il mare era arretrato di oltre 500 metri e nel suo cono di osservazione non vi erano altre costruzioni che ne precludevano la visuale. Il "Torrione", che attraverso il suo orologio scandisce le ore della giornata, è il simbolo della città ed elemento visibile e punto di riferimento. Sulla stessa piazza si affacia il grazioso edificio del Vescovado.
MUSEO DEL MARE
Il Museo si trova nel complesso del Mercato ittico all'ingrosso e fa parte di quel "Polo museale del Mare" che già comprende il Museo delle Anfore e l'Ittico "Capriotti", accolti nella stessa struttura portuale, e che si estende al Paese alto con la Pinacoteca del Mare ospitata a Palazzo Piacentini e che sta per essere completato con la sezione archeologica dell'Antiquarium. Realizzato grazie al contributo di Regione Marche e Fondazione Carisap, il Museo si offre all'ammirazione del visitatore in tutta la sua ricchezza anche grazie al determinante contributo venuto da molti cittadini che hanno donato oggetti di vita di mare custoditi per decenni. Secondo l'allestimento curato dagli architetti Antonella Nonnis e Tiziana Maffei, il Museo della Civiltà Marinara è organizzato per "unità narrative". Si parte da un cono sonoro che diffonde diversi rumori del mare (dalla bonaccia primaverile alla tempesta invernale) e si prosegue con “Il viaggio”, “I luoghi di mare”, “I mestieri del mare”, “Il mare comune: l'Adriatico”, “Il porto”, “L'arte del costruire”, “La corda, le reti, le vele”, “L'approdo”, “La commercializzazione, l'industria del pesce”, e “La letteratura di mare”. Inoltre, con “La sala video” si approfondiscono le varie tematiche legate alla civiltà marinara e a chiusura del percorso espositivo vi è uno spazio dedicato alla Festa della Marina, emblema della partecipazione sociale odierna della comunità sambenedettese che resta legata ai suoi valori simbolici.
PALAZZINA AZZURA
Il riconoscimento della vocazione turistica per San Benedetto si può far risalire agli ultimi decenni dell'800 quando nacquero le prime strutture alberghiere e il primo stabilimento balneare. Negli anni successivi si rafforzò sempre più la consapevolezza della benevola influenza che i flussi turistici potevano avere sull'economia locale e si moltiplicarono quindi le iniziative da parte delle comunità per adeguare e migliorare le strutture cittadine. Nel 1931 l'Azienda di Soggiorno sambenedettese affidò al giovane ingegnere Luigi Onorati l'incarico di migliorare l'aspetto estetico e turistico del rilevato ferroviario nell'area attigua all'attuale viale Secondo Moretti. Tra i diversi lavori di sistemazione fu anche realizzato il viale a mare, attuale Rotonda con viale Buozzi. Il viale, inaugurato nel 1932, fu considerato dai contemporanei spropositato: oggi è uno dei più ampi e maestosi viali a mare del nostro Paese. In questo contesto si inserisce la Palazzina azzurra, simbolo del turismo locale, prima sede dell'Azienda di soggiorno, poi dancing tra i più rinomati della costa adriatica. Oggi, dopo un paziente restauro che ne ha recuperato forme e colori originari, la Palazzina Azzurra è sede di mostre e iniziative culturali e parco pubblico ricco di molte specie di piante e fiori.
TEATRO CONCORDIA
Il Teatro Comunale Concordia è tornato nella piena disponibilità della cittadinanza il 30 aprile 2008. Nacque ufficialmente come progetto cittadino il 28 luglio 1827, grazie all’interessamento dall'Associazione dei filarmonici locali. L'area per la costruzione fu individuata alla destra della via corriera che proveniva da Grottammare, come luogo più idoneo per la prossimità alla strada diventata un'importante arteria di transito per le carrozze, luogo centrale della vita cittadina che si stava trasferendo sulla spiaggia, quindi di facile accesso ed esposizione. Nel contempo veniva decisa anche la redazione di un progetto e la scelta cadeva sull'architetto ascolano Ignazio Cantalamessa che qui aveva già operato per la realizzazione di alcuni edifici privati importanti e che più tardi sarà il progettista dell'Ospedale e della Chiesa della Madonna della Marina. Per le pitture ed i decori interni furono chiamati rinomati artisti quali Raffaele Fogliari di Ascoli e Giacinto Giunchini di Fermo. I lavori ebbero termine almeno un decennio più tardi e si diede all’opera il nome di ''Concordia'', a significare il mezzo attraverso il quale alcune famiglie cittadine, in aspri litigi da diversi anni, avevano trovato il modo di fare pace, suggellando anche l'analoga concordia ritrovata con la popolazione della vicina Grottammare. Dopo pochissimi anni però il teatro dovette essere chiuso per lavori di restauro che iniziarono nel 1845 ed ebbero termine alla fine del 1849. Come teatro cittadino continuò ad essere utilizzato in modo saltuario, seguendo le vicende amministrative dei diversi periodi. Il Teatro ritornò in auge all'inizio del secolo, seppure in concorrenza con le manifestazioni estive che si tenevano allo Stabilimento Bagni e con il nuovo furoreggiante ingresso del cinema che era ospitato presso il Cinema- Teatro Nettuno. Ma subentrò poi la stasi ed il quasi abbandono a causa della prima Guerra Mondiale, con la conseguente distruzione di buona parte del materiale di scena e degli arredi. Con l'avvento del Fascismo il teatro fu assegnato alle organizzazioni di quel partito che lo utilizzarono per manifestazioni politiche ma soprattutto per spettacoli teatrali, l'ultimo del quale fu realizzato con la collaborazione di ufficiali e soldati qui di stanza per il secondo conflitto mondiale, proprio alle soglie dello sfollamento, all'inizio dell'autunno del 1943. A seguito dei bombardamenti del 27 novembre 1943 il Teatro Concordia subì profonde devastazioni. Restaurato e quasi completamente modificato nella parte adibita al pubblico, fu inaugurato nel Natale del 1947, ad uso prevalentemente cinematografico, con il nuovo nome di "Pomponi" del cognome del gestore. Tornato nella disponibilità del Comune, la gestione del Teatro Concordia fu affidata dal 1997 al 1999 all'Associazione Culturale "Laboratorio Teatrale Re Nudo" ed in seguito chiuso per inagibilità. Diversi sono stati gli interventi in diversi anni fino alla completa riapertura al pubblico, avvenuta il 30 aprile 2008.
PALAZZO PIACENTINI
Il corpo più antico dell'edificio, che venne fatto costruire da Giuseppe Fiorani, mastro falegname di origine ripana, è del 1812. Intorno alla seconda metà dell'800, i Fiorani, desiderosi di manifestare la loro ascesa sociale e cercando di affermare il proprio prestigio, conferirono al palazzo quell'aspetto incantevole che oggi gli è stato restituito. A pianta longitudinale si sviluppa su tre livelli: il piano terra che si apre su via del Consolato, il primo piano con affreschi ottocenteschi e il seminterrato con un ambiente costituito da una serie di volta a crociera. La facciata su via del Consolato, che è adiacente all'antica "Porta da Mare" del Castello, si presenta come in origine: il raffinato colore rosato del mattone ed il bianco delle specchiature del piano superiore. Sottili lesene piatte in cotto, dividono il paramento murario, in scomparti di eguale grandezza, al centro dei quali si aprono le finestre a luce quadrangolare. Nel 1857, in occasione della promulgazione da parte di papa Pio IX del dogma dell'Immacolata Concezione del 1854, contro il parere della magistratura locale ma favoriti dagli appoggi ecclesiastici del Governo Centrale Pontificio, i Fiorani vollero costruirsi un arco aereo che, partendo dalla loro dimora elevandosi sopra via dei Vetturini (l'attuale via E. Fileni), si andasse ad unire con una nuova casa fabbricata a sud-ovest rispetto a quella principale. Si tratta del famoso "Arco dei Fiorani" che fu fatto saltare in aria nel 1944 dai tedeschi per coprire la ritirata delle truppe durante l'ultimo conflitto mondiale, ostruendo così l'inizio dell'unica strada di penetrazione verso l'interno.
LA ROTONDA
La suggestiva Rotonda, un tempo inizio del lungomare, è nata come Piazza Tommaso di Savoia (attuale Rotonda Carlo Giorgini). Luogo di ritrovo per tutti coloro che vogliono fare una passeggiata in centro, è una sorta di punto di arrivo e di partenza che guarda a sud verso il lungomare e ad ovest verso l'isola pedonale e Viale secondo Moretti. La caratteristica fontana, che doveva assurgere a simbolo di tutto il lungomare, è oggi una fra le immagini più note della nostra cittadina.
LA RETARA
Nelle molte opere recenti disseminate in città c’é il riflesso dell’antica cultura legata al mare, che da sempre costituisce il fulcro della vita cittadina. Tutti lavori di grandi artisti che si richiamano proprio alla civiltà del mare. Questa scultura in bronzo, voluta dall'Inner Wheel - Rotary club della città e inaugurata nel 1991, è stata realizzata dallo scultore Aldo Sergiacomi. Un doveroso omaggio ad una delle figure tipiche della città, a colei che, instancabile, realizza e ripara il principale strumento di lavoro del pescatore, la rete appunto. A questa tipica professione femminile, ormai scomparsa, si deve un grande contributo allo sviluppo dell'attività di pesca che è poi insieme la storia, la cultura e una delle principali forze economiche su cui S. Benedetto si regge. Una frase tratta da una poesia in vernacolo di G. Vespasiani proprio dedicata alla retara arricchisce il basamento in marmo dell'opera.
LA VELA
Opera stilizzata in travertino ascolano, opera dello scultore albanese Ghenti, è l'omaggio del Lions Club San Benedetto-Host a mons. Francesco Sciocchetti (1861- 1946). L'opera è stata donata al Comune di San Benedetto e inaugurata sabato 8 luglio 2006 al molo sud del porto di San Benedetto. Mons. Sciocchetti realizzò il primo motopeschereccio d'Italia, il "San Marco" e svolse molteplici attività a favore della marineria e della popolazione: dalla prima scuola professionale per varie attività artigianali, al primo pronto soccorso, alla Cassa Rurale ed Artigiana.
IL MONUMENTO AL GABBIANO JONATHAN
Monumento realizzato dall'artista Mario Lupo nel 1986 per iniziativa del Circolo dei Sambenedettesi. Protagonista dell'indimenticato libro “Il Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, sorge lungo la passeggiata del molo sud, quella che è stata ribattezzata ''The Jonathan's way''. L'opera, proiettata per 10 metri verso l'azzurro del mare e del cielo, racchiude in un cerchio azzurro la vita dei gabbiani e delle acque. E' il simbolo dell’operosità generosa e fattiva della gente sambenedettese protesa alla costante ricerca del meglio per la propria città, della volontà e della tenacia tipiche della gente di mare, gente abituata ad affrontare e superare silenziosamente ostacoli e difficoltà per raggiungere sempre nuove mete.
IL MARE, IL RITORNO
Il complesso di sculture realizzate dall’artista Paolo Annibali, sorge sulla banchina portuale ''Malfizia'', dinanzi al mercato ittico al minuto. L'opera si è aggiudicata il concorso bandito dal Circolo dei Sambenedettesi con il sostegno del Comune per creare un luogo di raccoglimento e di ricordo in onore di tutti coloro che hanno perso la vita in mare. Più che un semplice monumento, l'opera di Annibali è una rappresentazione corale della storia della città, un grande affresco della cultura locale che rappresenta con straordinaria intensità le speranze, l'angoscia, l'attesa che vissero (e vivono ancora in molti casi) tutti coloro che dal mare traggono fonte di sostentamento e le loro famiglie. Le statue raffigurano diversi momenti della faticosa vita dei marinai, eternamente divisi tra la necessità di andare in mare e i legami affettivi con la famiglia.
IL PESCATORE
Collocato nel punto in cui la passeggiata turistica del lungomare si innesta sul braccio sud del bacino portuale, questo monumento riproduce la tenuta dei pescatori durante le tempeste, quando, per richiamare l'attenzione sul pericolo derivante dalla nebbia incombente sul mare, si servivano della tromba. E' opera di Cleto Capponi, artista grottammarese che ha lasciato tantissime testimonianze della sua arte nella pittura, nella scultura e nella lavorazione della ceramica.
IL SALUTO DI UBU
La città è disseminata di sculture contemporanee, che traggono l’ispirazione non necessariamente da fatti e figure reali, ma che mirano invece a dare sensazioni allo spettatore, a simboleggiare valori e temi di respiro universale. Con questi connotati nasce, ad esempio, "L’isola dell’arte", vera e propria galleria all’aperto che caratterizza il rinnovato viale Secondo Moretti, il "cuore" della città. Lungo questo viale in Largo Pietro Micca si trova l’opera in bronzo Il saluto di Ubu. Realizzata dall’artista Enrico Baj che si richiama ad un lavoro teatrale di Alfred Jarry, personaggio immaginario, la cui presenza vuole dare un tocco di allegria con le sue pietre colorate, i suoi fiori di bronzo variopinto, i suoi pezzi meccanici a ricordare un naso, una bocca, degli occhi ed è lì per offrire un segno di benvenuto e uno spunto alla fantasia e all'immaginazione di ognuno.
IL PRINCIPE
La fontana è collocata in Via Cairoli, una delle traverse del corso. Scultura di Polo Consorti, giovane ma già affermato artista sambenedettese. La scultura, realizzata in mosaico policromo e fusione in bronzo rappresenta un grande bambino alle prese con un serpente. Le due figure si toccano solo in un punto, dove il piede del bambino preme la testa dell'animale. I riferimenti e le letture possibili sono molteplici, ma la prima evidenza, che corrisponde anche ad una precisa intenzione dell'artista, suggerisce l'idea dell'esaltazione dell'innocenza e della purezza, riferibili all'infanzia, rispetto a quanto di oscuro e indecifrabile porta con sé l'immagine del serpente.
'TO SEE THROUGH IS NOT TO SEE INTO
"Guardare attraverso non è come guardare dentro''. L’autore dell’opera è l’americano Mark Kostabi, che ha voluto inaugurare, nel 1998, il suo monumento per San Benedetto con un concerto all'aperto, proprio nell'isola pedonale. L’umanoide con la finestra aperta sul cuore, simbolo di un'umanità che rischia l'omologazione, l'anonimato ma che, nonostante tutto, non rinuncia alla propria irripetibile unicità. E così l'essere umano apre il suo cuore al mondo, invita il prossimo a guardare nel profondo dell'animo di ciascuno mentre il ramo con le foglie che tiene in mano è il simbolo della vita, della speranza che non muore.
L’ELEFANTINO TRE LE PALME
L’artista Salvatore Mangione, conosciuto come Salvo è uno degli artisti che ha accettato la scommessa proposta dall'Amministrazione comunale: trasformare il "salotto buono" della città in una vera e propria galleria d'arte all'aperto che fosse, allo stesso tempo, anche occasione di incontro e socializzazione tra i suoi frequentatori. L’artista ha interpretato appieno questa sfida ed ha realizzato l'elefantino in bronzo dorato: un'opera allegra, perfettamente integrata nel nuovo arredo del viale, che si è subito trasformata in un monumento "vivo e vissuto". In breve tempo, infatti, la surreale presenza dell'elefantino con la palma di Salvo è diventato una componente abituale del paesaggio urbano, un punto di riferimento per tutti: per i bambini, che non rinuncerebbero per nulla al mondo a salirci sopra e toccargli la proboscide, ma anche per gli adulti.
ALLEGRO
L'opera di Ugo Nespolo, collocata nella fontana di viale Secondo Moretti, concorre a dare un'immagine di allegria, di scanzonata ammirazione: un grande occhio che sbuca dall'intrico della struttura, una stella che splende sul lato opposto, un buffo pesciolino e, soprattutto, una grande, sinuosa, impudente lingua che sale fino alla sommità dell'opera.
LAVORARE LAVORARE LAVORARE PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE
L’opera è stata realizzata dall’artista Ugo Nespolo. Collocata all'inizio del meraviglioso lungomare della città, una parafrasi di una famosa poesia di Dino Campana: ''Il lavoro nobilita l'uomo, ma quando il lavoro diventa lavoro e lavoro e lavoro, l'uomo viene schiacciato. E non sempre dal bisogno, ma spesso dall'avidità, dall'invidia, dal desiderio, da finte necessità che ci fanno trascurare i doni più belli che gratuitamente ci circondano. Il mare, così, vuole significare tutto ciò che di grande e generoso ci circonda ed è un invito per tutti a non dimenticare i doni di Dio che in ogni istante ci vengono offerti''.
I BAMBINI DELLA GUERRA
L’opera è situata in Piazza Bambini del Mondo, davanti al Municipio. Si tratta di un grande disco di bronzo del diametro di tre metri che raffigura, in un rilievo dai mille colori nell'inconfondibile stile del maestro torinese, un bambino e una bambina alle cui spalle sorge un sole. E’ la riproduzione di una medaglia d'argento che Ugo Nespolo ideò per Luciano Pavarotti e per la sua manifestazione ''Pavarotti & friends'' che si svolge ogni anno a Modena. Il ricavato fu destinato a ''War Child'', l'associazione internazionale che difende, protegge ed aiuta le più deboli ed indifese vittime di ogni guerra nel mondo: i bambini. Quell'anno, era il 1999, i fondi furono destinati ai bimbi del Guatemala.
I SOGNATORI
La scultura, dell’artista Paolo Annibali, installata nella riqualificata piazza Giacomo Matteotti, misura 4 metri di altezza e di 2 di diametro ed è stata realizzata in argilla modellata dallo stesso artista e fusa in bronzo. La scultura è illuminata dall'interno e comprende, oltre al grande albero, circa 30 figure e vuole dare sostanza alla speranza che ognuno di noi si porta dentro per una vita migliore, per una salvezza che abbracci la natura e la terra. Ecco, allora, il simbolo del vecchio albero morente, inclinato, ormai instabile, che rischia di trascinare con sé il destino di tutti noi ma che ancora, caparbiamente, offre riparo a tutti gli esseri viventi: uomini, animali, insetti trovano in esso la propria tana. Al calare della notte, tutti provvidenzialmente si addormentano e, all'unisono, cominciano a sognare la rinascita della propria vita, del vecchio tronco, della natura intera. Così, nel sogno, nuove speranze prendono corpo e il ciclo della terra magicamente riprende il suo percorso.
MINIATURE DEI MONUMENTI PER NON VEDENTI
Un percorso urbano pubblico di tipo "loges" (linea di orientamento, guida e sicurezza), costituito da pavimentazione speciale, che si snoda su Viale Secondo Moretti, Via Ugo Bassi e Via Mazzocchi e che si raccordano con quelli già esistenti di Piazza Matteotti e Viale Olindo Pasqualetti in un unico tratto di circa settecento metri che è finalizzato ad agevolare la mobilità autonoma di non vedenti e ipovedenti nel centro cittadino. Oltre ai percorsi stradali, il progetto ha previsto l'installazione di miniature dei monumenti davanti alle opere di Nespolo, Baj, Consorti e Kostabi (Allegro, Il saluto di Ubu, Principe e To see through is not to see into) realizzate dall'artista sambenedettese Teodosio Campanelli, insieme a mappe tattili in linguaggio braille leggibili dai non vedenti. Su suggerimento della Regione e della Provincia saranno, inoltre, realizzati dei tabelloni illustrativi dei monumenti con scritte a caratteri grandi e aspetto cromatico di rilievo, fruibili anche agli ipovedenti.
LUNGOMARE
San Benedetto del Tronto, importante città della riviera marchigiana, con circa 50.000 abitanti, è un attivissimo centro peschereccio ed una delle maggiori stazioni balneari del medio Adriatico, possiede un’ampia spiaggia di sabbia finissima e bianca e un mare pulito caratterizzato da bassi fondali che ne fanno un paesaggio sicuramente perfetto per tutte le stagioni, soprattutto quelle soleggiate e calde. Con i suoi viali del lungomare, la città assume un aspetto prettamente esotico, tanto da essere conosciuta come “Riviera delle Palme”. Realizzato nel 1931, su progetto dell’ingegnere Luigi Onorati, il lungomare, oltre ad essere una via di comunicazione essenziale, è il centro pulsante della città turistica che parte dalla Rotonda Giorgini, al termine del centralissimo Viale Secondo Moretti, e termina nella Rotonda Salvo D’acquisto a Porto d’Ascoli, per una lunghezza complessiva di 6 Km. E’ costeggiato da lussureggianti giardini, laghetti fontane e giochi d’acqua, spazi-gioco per bambini, una pineta; è ricca di impianti sportivi quali tennis, pattinaggio, hockey, calcio, campi da tennis e la Palazzina Azzurra, edificio storico, sulla foce del torrente Albula, che determina la fine del primo tratto, a sud del quale parte la zona più propriamente turistica, con stabilimenti balneari sulla spiaggia da un lato e ville e alberghi dall’altro lato della strada. Abbellito lungo tutto il tratto da numerose palme, ve ne sono più di 7.000, con tredici varietà (in prevalenza Phoenix canariensis e sylvestris), intervallate da oleandri e altre piante dalle incantevoli fragranze floreali e marine. Dal 2004 al 2007 sono stati portati a termine sia i lavori dell’ampliamento dell’area pedonale e della pista ciclabile sia l’ammodernamento di tutto il lungomare sud con la realizzazione di giardini tematici, e ed eleganti oasi di relax. Il porto e la flotta peschereccia del centro turistico-balneare di San Benedetto del Tronto sono ai primi posti in Italia: qui è possibile assaggiare l’impareggiabile brodetto alla sambenedettese.